Il capo di SMD segue la strada (sbagliata) di alcuni politici filocinesi?

(di Tiziano Ciocchetti)
28/06/22

Il capo di stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone ha recentemente ultimato una visita istituzionale in Pakistan. La visita si inserisce tra le iniziative per lo sviluppo delle relazioni bilaterali tra i Paesi del cosiddetto "Mediterraneo Allargato", nella sua accezione più estesa, di cui il Pakistan è uno dei vertici.

Cavo Dragone ha incontrato, tra gli altri, i vertici della Difesa di Islamabad, evidenziando l'ulteriore rafforzamento della cooperazione in materia di sicurezza, in particolare nel campo dell’industria della difesa.

Ebbene a noi sembra che si stiano curando le relazioni sbagliate. Come i nostri lettori sanno il Pakistan è un alleato di ferro della Cina. Lo stato asiatico è sulla linea di passaggio della “Nuova Via della Seta” (intrappolato dai debiti contratti con la Cina stessa per costruire le infrastrutture necessarie) nonché uno dei maggiori acquirenti armamenti di Pechino.

Fincantieri, ha una serie di commesse navali con l’India, nemico storico del Pakistan, mentre quest’ultimo acquista unità da combattimento dalla Cina, peraltro di dubbie capacità operative (parliamo della classe di corvette stealth Azmat).

Insomma, nonostante l’attenzione del mondo sia concentrato sul conflitto in Ucraina, nell’area dell’Oceano Indiano e del Pacifico Meridionale, già da tempo, si stanno delineando gli schieramenti per il prossimo conflitto tra la Cina e gli Stati Uniti.

La diplomazia italiana si barcamena con bizantinismi ormai superati; potevano funzionare durante la Guerra Fredda, allorquando dialogavamo sia con gli israeliani che con i palestinesi (e con Hezbollah).

Nell’attuale Ordine Mondiale, le relazioni con il Pakistan (e quindi con la Cina) appaiono più che altro il frutto di un "interesse particolare" di alcuni politici nostrani, piuttosto che una linea strategica precisa a beneficio dell’Italia.