Bonino e Mancini fanno saltare con un mazzo di fiori lo spettro della pena capitale

23/01/14

Il Ministro Bonino l’11 novembre scorso aveva disertato l’incontro Europa - Asia (ASEM) svolto a Delhi ed aveva limitato la rappresentanza italiana, in un contesto internazionale che invece ospitava 37 Ministri degli Esteri, alla sola partecipazione di un Funzionario della Farnesina, nemmeno un Direttore Generale di Area geografica.

Una decisione motivata dalla stessa Ministro come un segnale di dissenso nei confronti dell’India per come veniva gestita da parte indiana la vicenda dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, per i quali proprio in quei giorni si riaffacciava all’orizzonte il percolo della pena di morte.

Una fermezza importante sul piano diplomatico se l’azione della nostra diplomazia locale avesse continuato a percorrere la strada del non coinvolgimento in iniziative ufficiali. Così però non è stato visto che oggi si viene a sapere che il solo dopo due settimane, il 25 novembre, l’Ambasciatore italiano a Delhi ha guidato una missione italiana nello stato indiano del Gujarat presidio indiscusso da oltre un decennio del leader del partito nazionalista indiano Nagreda Modi.

Modi, molto probabilmente futuro Premier indiano dopo le elezioni della prossima primavera, da sempre fermo e tenace sostenitore della linea dura nei confronti dei nostri due Fucilieri di Marina da due anni in ostaggio di Delhi e la cui possibile vittoria avrebbe fatto prevedere tempi difficili per la vicenda in essere. Preoccupazioni anche condivise alcuni giorni orsono dal Ministro Bonino e dal Commissario di Governo de Mistura, che vedevano in Modi un possibile ostacolo all’auspicata soluzione “rapida ed equa”, pensiero dominante dei due.

Fatti avvenuti circa due mesi orsono di cui ci informa oggi il settimanale Panorama ed il quotidiano Il Giornale che propongono anche la fotografia di uno scambio floreale fra Modi ed il compiaciuto e sorridente Ambasciatore italiano.

Un’iniziativa quella dell’Ambasciatore che si è autorizzati a pensare che rientri in un programma diplomatico condiviso ed approvato dalla Farnesina, trattandosi di un atto formale nei confronti di un esponente politico indiano aspirante Premier.

Una evento che, in ogni caso, diverge dalla politica di “distacco” annunciata dal Ministro Bonino, ed è difficilmente comprensibile, pur nelle more del pragmatismo che spesso caratterizzata la diplomazia, in quanto avvenuto in un momento di estrema tensione sul piano diplomatico e politico fra India ed Italia e che coinvolge il destino di due militari italiani.

Piuttosto rappresneterebbe, invece, la continuazione di un processo già iniziato quando l’ex Premier Monti a marzo u.s. riferiva in Parlamento i motivi della riconsegna alla giustizia indiana di Latorre e Girone e, come sembra di ricordare, faceva riferimento anche alla tutela di interessi economici italiani in quel Paese.

Ipotesi abbastanza concrete se si considera, inoltre, che nel corpo dell’articolo pubblicato dal Il Giornale “quell’inciucio Italia - India alla faccia dei due Maro’” è posto in evidenza un riquadro in cui si parla del business italiano che avanza in India con imprese milanesi in missione a Mumbai.

Siamo, quindi, di fronte alla conferma che i nostri ragazzi sono stati svenduti per trenta denari come si è avuto modo di scrivere in queste pagine il 25 ottobre 2013 (http://fernandotermentini.blogspot.it/2013/10/massimiliano-latorre-e-salvatore-girone.html), che lascia sgomenti e che forse rende più chiare le parole del Ministro Bonino quando parlava, proprio a novembre, di “diplomazia riservata”.

Se riservatezza vuol dire annunciare pubblicamente di non partecipare a riunioni internazionali di primaria importanza anche sotto il profilo economico come la ASEM e nello stesso tempo autorizzare o solo condividere le iniziative dell’Ambasciatore Mancini di cui si parla oggi, lo scopo è stato raggiunto.

Non ne ha però guadagnato la trasparenza che il Ministro degli Esteri rappresentante degli italiani nel mondo dovrebbe garantire ai propri concittadini, in particolare nel contesto di una vicenda in cui sono coinvolti due militari italiani ceduti all’indebito giudizio di uno Stato terzo, sulla cui sorte il Ministro Bonino continua a “sperare ed auspicare”, senza però ottenere risultati concreti a meno di un mazzo di fiori donati ad un suo Ambasciatore.

Altri si sono dimessi per molto meno, ma il senso dello Stato non sembra essere interpretato ed applicato da tutti in egual misura!

 

Fernando Termentini, 23 gennaio 2014 - ore 14,00