2 giugno preelettorale?

(di Andrea Cucco)
02/06/17

Alle umiliazioni non c'è mai fine. La parata del 2 giugno ha a lungo rappresentato un momento d'orgoglio per molti servitori dello Stato, una parentesi speciale, un pubblico riconoscimento e quindi ringraziamento in definitiva. Negli anni sadiche iniziative dei politici di turno hanno svilito e diluito tale privilegio fino ad arrivare alla recente provocatoria pubblicazione del manifesto ufficiale della Difesa in cui si vedono sfilare sindaci sotto un “Le Forze Armate celebrano la Festa della Repubblica”.

Inutile sottolineare quanto l'immagine abbia fatto incazzare la stragrande maggioranza dei militari: uomini e donne di tutte le forze armate, dai comodi uffici di via XX settembre fino alle buche in Afghanistan in cui, ancor oggi, troppi ragazzi rischiano quotidianamente (e in silenzio!) la pelle.

Ma è fondata tale riprovazione?

Proviamo a riflettere.

Come chiosa lo staff del ministro della difesa sul proprio sito istituzionale “La Festa della Repubblica è il giorno in cui tutti gli italiani esprimono un sentimento di appartenenza all’Italia, orgogliosi della sua storia e di quanto ha saputo costruire negli anni. Storia che si fonda sulla nostra Carta Costituzionale.

La prima immediata consapevolezza che si può avere nel leggere tali parole è che a Palazzo i principi, le principessine e la lunga corte (termine da non confondere con "coorte") non hanno la benché minima coscienza di quello a cui hanno ridotto l'Italia: un Paese diviso e fondamentalmente imbufalito con i governanti, di oggi e di ieri. Cercare di suscitare quindi sentimenti di unità ed appartenenza con l'immagine di “politici” è un paradosso. Lo è anche perché oramai il primo partito d'Italia è quello di chi non va a votare. E se non lo fa è perché è oggi quasi impossibile perfino “turarsi il naso”, non di certo per pigrizia.

La seconda perplessità deriva dalla generale nausea per la rituale retorica sacralizzazione di una Costituzione scritta da un Paese sconfitto, smembrato ed umiliato. Non ci siamo liberati dal giogo britannico come gli americani, abbiamo perso l'ultima guerra. E male. Siamo a distanza di quasi un secolo di fatto sempre alla ricerca di un padrone, come un cane con il guinzaglio in bocca. Dobbiamo continuare a celebrare con tanta convinzione un trattato di resa?

Ordunque cari concittadini in divisa, non prendetevela per l'ennesimo stravolgimento di quel che credevate "tradizione". Non indignatevi chiedendo perché debbano sfacciatamente sfilare “loro”. Interrogatevi piuttosto sul perché lo dobbiate fare ancora voi.