Il Sindacato Autonomo di Polizia scrive al prefetto Gabrielli: pronti a scendere in piazza!

(di Avv. Marco Valerio Verni)
27/08/20

Sono ancora vive negli occhi delle persone di buon senso, le assurde immagini che hanno descritto l'assalto da parte di un gruppo di ragazzi ai poliziotti che, nella serata di sabato 22 agosto scorso, erano intervenuti, in quel di Marina di Carrara (v.link), per arrestare, a quanto pare, un altro giovane che, ubriaco, era stato bloccato durante una rissa.

Immagini, quelle anzidette, che hanno fatto il giro d'Italia e che hanno portato il capo della polizia Gabrielli a chiamare il questore di Massa Carrara per esprimere a lui e agli agenti tutta la solidarietà della polizia stessa: "Non posso che sottolineare la grande professionalità e competenza dimostrate dagli agenti che non hanno reagito alle provocazioni evidenziando equilibrio e moderazione, comportamenti esemplari nella gestione dell'ordine pubblico". Tuttavia "avverto una forte preoccupazione per il clima di insofferenza che si registra nei confronti dell'operato delle forze dell'ordine negli ultimi tempi in diverse città italiane"1.

Parole, però, che non hanno soddisfatto uno dei maggiori sindacati di polizia (il S.A.P.- Sindacato Autonomo di Polizia) che, tramite il suo segretario, Stefano Paoloni, ha scritto una lunga lettera indirizzata proprio al direttore generale della Pubblica Sicurezza, pubblicata sulla propria pagina Facebook2:

“Signor Capo della Polizia, quanto accaduto a Marina di Carrara nell’ultimo fine settimana, è fatto di particolare gravità. Un folto numero di giovani, senza alcuna remora, ha impedito ai nostri colleghi di svolgere il loro dovere, usando violenza ed aizzando la folla presente.

L’autorevolezza delle Forze dell’Ordine e la loro legittimazione ad operare, è stata troppe volte messa in discussione e strumentalizzata da parte di chi non ha a cuore il bene del Paese e dei nostri cittadini.

Ma quel che è peggio, chi ha la responsabilità della sicurezza del Paese, nella maggior parte dei casi, non sostiene in modo adeguato l’operato delle Forze dell’Ordine, legittimando in qualche modo, l’intero partito dell’antipolizia.

Da anni, come SAP, stiamo chiedendo maggiori garanzie funzionali, per far sì che tutti gli operatori della sicurezza siano maggiormente tutelati e possano svolgere la loro mission in modo efficace e sicuro.

Nel mese di novembre 2019, durante l’incontro con il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, alla presenza del Ministro dell’Interno, era stato assunto l’impegno di istituire un tavolo per individuare adeguate tutele legali per gli operatori delle FFOO; a quasi un anno di distanza, nulla ancora è stato fatto e nessun’altra iniziativa a tutela e garanzia del personale è stata assunta.

Dopo i gravi fatti di questo fine settimana, leggiamo sul quotidiano La Nazione, dichiarazioni a Lei attribuite, dove si complimenta per la professionalità dei colleghi e si compiace del fatto che abbiano mantenuto la calma.

Signor Capo della Polizia, dal Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, ci saremmo aspettati tutt’altro. I colleghi sono stati certamente bravi, questo è fuori discussione, ma hanno rischiato in modo esponenziale e non dovuto la loro incolumità fisica. Ad esempio, la folla non era a distanza di sicurezza dall’operato dei colleghi, tanto che con grande facilità, qualcuno avrebbe potuto infilargli una lama tra le costole.

Se i colleghi hanno scelto di non usare la forza per tutelare la loro sicurezza è perché hanno probabilmente preferito mettere a rischio la propria incolumità fisica, piuttosto che rischiare
gogne mediatiche, lunghi processi penali e le strumentalizzazioni del partito dell’antipolizia.

Signor Capo, non ci dica bravi solo quando le prendiamo. Servono norme più aspre per chi usa violenza, oltraggio e resistenza a Pubblico Ufficiale; servono strumenti adeguati quali taser, sottocamicia, bodycam, oleoresin capsicum per una maggiore sicurezza; servono protocolli operativi chiari; serve una tutela legale adeguata per fatti inerenti al servizio; insomma, servono adeguate garanzie professionali.

È necessario, inoltre, che coloro che hanno responsabilità istituzionali e politiche, senza alcuna distinzione di colore o appartenenza ideologica, sostengano e legittimino le Forze dell’Ordine, viceversa il silenzio o la presa di distanze legittimano comportamenti come quelli di Marina di Carrara.

Signor Capo della Polizia, La invito a farsi portatore delle istanze degli operatori delle Forze di Polizia nei confronti del Ministro dell‘Interno e dell’attuale Governo, perché siano intraprese con urgenza iniziative a tutela di chi veste una divisa e opera per la sicurezza del Paese.

Diversamente, se l’appello dovesse restare inascoltato e non sarà assunta nessuna iniziativa concreta, saremmo obbligati a far sentire la nostra voce attraverso un’ampia e forte mobilitazione nelle piazze del nostro Paese.

Con osservanza”.

Personalmente, non posso che concordare con il contenuto di questa missiva che, con toni pacati e rispettosi, ma molto fermi e decisi, ha inteso denunciare, in maniera esaustiva, una situazione drammatica in cui versano le nostre forze dell’ordine, messe sotto accusa, ormai, anche per il minimo movimento che, in una normale operazione di arresto, possa portare al contatto fisico con l’offensore e, magari, all’applicazione di qualche tecnica di immobilizzazione che, spesse volte, è anche per la sicurezza di quest’ultimo.

Un Paese, il nostro, dove episodi di vero e proprio oltraggio (dallo sbeffeggiamento alla resistenza fisica vera e propria, all’offesa attiva) nei confronti di poliziotti, carabinieri o vigili urbani (vedasi, sempre recentemente, per l’appunto, quanto accaduto a Roma) sono sempre più frequenti, ed ai quali occorre reagire con parole, da parte di chi di dovere, che non abbiano paura di essere di dura condanna e con un approccio culturale che affronti e sconfigga le derive a cui si è arrivati, secondo le quali il mainstream, o parte di esso, si schiera ormai in automatico dalla parte del presunto cattivo e, quindi, contro l’operato dei “buoni”.

Acclarato che, anche tra di esse (forze dell’ordine), vi possa essere chi sbagli e che, quest’ultimo, debba essere il primo a subire le relative conseguenze giuridiche, non si può, però, arrivare all’estremo opposto in cui questi uomini debbano aver paura di poter svolgere il proprio lavoro, che - lo vorrei ricordare - è, innanzitutto, a tutela della collettività: ci si aspetta, dunque, una pronta e dura condanna per questo e per altri fatti analoghi, anche da parte dell’attuale ministro dell’Interno, Lamorgese.

Se ciò non avverrà, saranno in tanti - ne sono convinto - a scendere in piazza accanto ad essi, come preannunciato dallo stesso segretario del S.A.P., il sottoscritto in primis. Perché, con loro, ne va della democrazia del nostro Paese, in nome della quale, troppo spesso, ormai, alcuni pensano di sfociare nell’anarchia. Non funziona così, con probabile dispiacere di qualcuno.