Giustizia ed uguaglianza per le vittime del dovere

(di Nicolò Giordana)
31/03/17

La recente sentenza della Suprema Corte di Cassazione, 27 Marzo 2017, n. 7761, in rigetto di un ricorso presentato dal Ministero della Difesa, ha sancito un principio che è segnato ad un cambio di tutela: non più una tutela a senso unico degli interessi dell’Amministrazione (l’interesse economico) bensì dell’individuo (l’interesse umano). I magistrati cassazionisti hanno infatti stabilito che l’assegno mensile previsto a favore delle vittime del dovere debba essere parificato a quello spettante alle vittime della mafia e del terrorismo.

La questione ha tratto le file da un ricorso proposto al Tribunale del Lavoro di Firenze per far si che gli venisse riconosciuto lo status di vittima del dovere al fine che gli venissero riconosciuti i benefici assistenziali. Il giudice adito condannava, al fine dell’istruttoria di primo grado, il Ministero della Difesa ed il Ministero dell’Interno al riconoscimento richiesto con i relativi privilegi. Proposto ricorso dall’Amministrazione statale, la Corte d’Appello fiorentina confermava quanto stabilito dal giudice di prime cure in toto.

Giunta in Cassazione la vertenza è stata confermata così come definita nei precedenti gradi di giudizio. In primis è stata ribatita la correttezza del principio di competenza in capo al Tribunale Ordinario e non a quello Militare ovvero Amministrativo. In secondo luogo è stato seguito un percorso di accurata e approfondita ricerca giuridica grazie alla quale i magistrati del Collegio sono giunti a quanto detto in apice.

L’art. 4, c. 238, L. 350/2003 ha raddoppiato le spettanze dell’assegno vitalizio in favore delle vittime della mafia e del terrorismo; di contro l’art. 4, dPR. 243/2006 ha stabilito che alle vittime del dovere dovessero essere corrisposti 258,23 Euro, ciò delineando una irragionevole disparità di trattamento tra le vittime delle due species. Il Consiglio di Stato, con varie pronuncie, ha sottolineato questa problematica affermando che la cristallizzazione della spettanza alle vittime del dovere rispetto a quanto percepito dalle vittime della criminalità organizzata e del terrorismo palesa un’ingiustficata disparità di trattamento.

Sulla base di questo trend della Giustizia Amministrativa, il Giudice di Legittimità ha quindi affermato che l’ammontare mensile del vitalizio deve essere il medesimo per ciascuna categoria di vittime essendo questa l’unica soluzione logica percorribile alla luce del principio di equità stabilito a livello primario dall’art. 3 della Costituzione.

Un raddoppio, quindi, che consentirà alle vittime del dovere la percezione di circa 500,00 Euro anziché i precedenti stabiliti dal dPR. 243/2006.

(foto: difesa.it)