Cybertech Europe 2017: una occasione per l’Italia

(di Francesco Rugolo)
04/10/17

Vulnerabilità del Network, Cybercrime, Cybersecurity, questi sono solo alcuni dei temi che sempre più spesso sentiamo nominare dai telegiornali, news online e altre piattaforme per l’informazione, e ciò non accade senza motivo. La società moderna in cui viviamo, che possiamo ricondurre ad una realtà fisica ha posto le proprie basi su una dimensione che non possiamo vedere ne rendere pienamente sicura, quella digitale.

Cybertech Europe 2017 svoltosi a Roma il 26 e 27 settembre ha avuto come scopo proprio quello di rendere più visibile e sicura una realtà, come quella digitale, che sta assumendo inesorabilmente una grande importanza nel mondo dei servizi e delle imprese, creando un punto di incontro tra aziende e manager sia del settore pubblico che privato, agevolando lo scambio di idee e soluzioni per fronteggiare le sfide che ci pone l’avanzare della tecnologia.

Il Cybertech Europe, organizzato in collaborazione con Leonardo, è stato inaugurato dal discorso di apertura del ministro della Difesa Roberta Pinotti e da una introduzione del CEO di Leonardo Alessandro Profumo (foto apertura).

La sicurezza informatica è un fattore che viene considerato molto seriamente dalle aziende, secondo alcune stime il costo del cyber crime a danno delle aziende è aumentato del 47% negli ultimi 5 anni e il numero di attacchi informatici ad esse indirizzati ha subito un aumento del 91%.
Il primo passo per difendersi da questi rischi è la formazione del personale. Il fattore umano, come ci viene detto da Benjamin Desjardin di RSA, è chiave nella vicenda e anche solo il rispetto delle più basilari norme di sicurezza sarebbe un passo avanti importante infatti tra aziende pubbliche e private vi è ancora oggi poca informazione e percezione del rischio da parte del personale.

Siamo entrati da poco in un era in cui l’internet non è popolato solo da utenti che “navigano” nella rete in maniera autonoma, ma anche da “entità” digitali come elettrodomestici, telecamere, sensori e apparecchi medici, i quali condividono una grande quantità di dati e che sono intrinsecamente poco sicuri o difficilmente difendibili da eventuali attacchi informatici, questo nuovo internet viene definito internet of things (IoT) proprio poiché popolato non solo da persone ma anche da cose; vi sono varie stime del numero di entità digitali, alcune parlano di 20 miliardi di dispositivi connessi alla rete.

Nel corso della conferenza Gian Paolo Meneghini, rappresentante italiano al Parlamento Europeo, ci dice che la cybersecurity è un argomento di principale interesse per l’Unione Europea, insieme ai temi della trasformazione digitale delle imprese, dell’IoT e del 3D printing. La creazione di un fronte comune tra stati ed associazioni, insieme al riconoscimento dei crimini informatici e la possibilità di portare avanti indagini informatiche nell’Unione senza avere le barriere dei confini territoriali potrebbe fungere da deterrente per molti crimini.

Queste sono solo alcune delle prime misure di sicurezza Europee, ma in Italia cosa accade?

Elio Catania di Confindustria Digitale ci dice che l’Italia non ha investito nel digitale e la crescita in questo settore è sostanzialmente più bassa che negli altri paesi.
Tra gli speaker il commissario di Ostia, prefetto Domenico Vulpiani, ex capo della DIGOS di Roma ed ex direttore del servizio di polizia postale italiano, ha espresso le sue idee e preoccupazioni sulla disinformazione e sul disinteresse inerenti ai temi della sicurezza informatica in numerosi ambienti dell’amministrazione pubblica italiana, dove la sicurezza delle informazioni e dei dati personali dovrebbe essere massima. Solo nell’ultimo anno i leader italiani hanno cominciato a rivolgere la loro attenzione a questi temi.
In Italia il lavora da fare è ancora tanto ma il nostro paese può prendere ad esempio il lavoro che viene già compiuto da altri stati, europei e non.

Come già detto la società del prossimo futuro sarà dominata negli aspetti della mobilità, energia, salute e produzione da una forte componente digitale e smart che porterà grandi vantaggi sotto il profilo della produttività e del profitto, ma presenta delle grandi incognite sotto il profilo della sicurezza.

Per combattere l’aggravarsi di questi scenari Israele, una delle nazioni più avanzate al mondo sotto il profilo della sicurezza informatica, sta formando i giovani sin dalla scuola elementare, con lo scopo di avere, in un prossimo futuro, un numero maggiore di informatici pronti a combattere le minacce cyber. Purtroppo non possiamo certo dire di avere una situazione simile in Italia, dove la materia dell’informatica viene appena trattata durante gli anni scolastici.
Israele potrebbe sicuramente fornirci un buon esempio da seguire sotto l’aspetto dell’educazione in relazione ai rischi correlati ad una tecnologia che sta cambiando la nostra società ad una velocità che, fino a pochi anni fa, non ci saremmo mai aspettati.

Un’altra nazione all’avanguardia in questo settore da prendere come modello di comportamento è l’Estonia e tra gli ospiti Marina Kaljurand, ex ministro degli esteri ed ambasciatrice estone negli USA, ci dice che pur essendo l’Estonia un piccolo Stato che conta circa un milione e mezzo di abitanti, da anni si è distinta per i suoi primati nel mondo digitale, essendo ad esempio la prima nazione al mondo ad aver riconosciuto l’accesso ad internet come diritto ai propri cittadini o per essere fondatrice della e-Residency. In questo ultimo anno una task force guidata dal ministero delle comunicazioni estone si è messa all’opera per definire e regolamentare l’intelligenza artificiale sotto il profilo giuridico, specialmente sulle responsabilità legate ad algoritmi di deep-learning, che non sono difficilmente definibili sotto un profilo tecnico, quanto piuttosto etico.

La prospettiva di nuovi investimenti da parte dell’Unione e la creazione di un fronte Europeo per combattere le minacce cyber è quella che fa ben sperare in un futuro più sicuro per aziende, servizi e cittadini in cui l’Internet of Things può essere monitorato creando nuove piattaforme di sviluppo, progettate per essere sicure “by design” e regolate da norme internazionali.

Questi appena citati sono solo alcuni dei numerosi argomenti trattati durante il Cybertech Europe 2017, che nel corso dei due giorni di conferenza ha registrato più di 13.000 partecipanti con oltre 200 start-up e compagnie che hanno presentato i loro prodotti all’esibizione.

Cybertech rinnova l’invito agli interessati per la sua prossima edizione a Tel-Aviv in Israele che si svolgerà tra il 29 e il 31 Gennaio 2018.