Palombari e Incursori: gli operativi di Comsubin

(di Anita Fiaschetti)
13/02/17

“Una storia gloriosa. Un presente fondamentale per la sicurezza dell’Italia. Un futuro ancora più importante in un mondo i cui rischi hanno sempre più bisogno di specializzazione”: questo il messaggio che il ministro Pinotti ha dedicato al Comsubin – Raggruppamento Subacquei e Incursori - lo scorso 23 gennaio. Memoria e gesta gloriose, competenze specifiche, preparazione eccellente ed efficiente, addestramento continuo e attento, il più delle volte in condizioni difficili, spirito di sacrificio e dedizione fanno degli Incursori e dei Palombari le Forze Speciali della Marina Militare. Proprio perché eccellenza, entrare a far parte del Comsubin richiede un percorso intenso, che solo pochi eletti riescono a superare. A spiegarcelo e a raccontarci di quanto sia poliedrico e trasversale alla società il Comsubin, il comandante del Raggruppamento, contrammiraglio Paolo Pezzutti (foto).

Il Comsubin oggi, nelle sue due declinazioni di eccellenza GOI e GOS, quanto esprime dei valori storici del passato? La tecnologia e l’addestramento che tipo di evoluzione hanno avuto fino ad oggi?

Sono passati ormai moltissimi anni dalla nascita della subacquea moderna avvenuta a Genova nel 1849 nell’alveo della Marina del Regno di Sardegna, ma lo spirito d’avventura e d’ardimento che animò quel lontano passato e che ha permesso di generare le imprese e gli eroi di cui custodiamo la memoria, è oggi vivo come allora al Varignano. Lo si percepisce attraversando il cancello d’ingresso, passeggiando nel piazzale dove troneggia la Bandiera e il motto “PER LA PATRIA” che dà la ragione di ogni singolo sacrificio offerto, giorno e notte, dagli operatori di Comsubin.

Questi valori garantiscono la continuità nel tempo e fanno dei Gruppi Operativi del Raggruppamento uno strumento sempre pronto, efficace e vincente a disposizione della Difesa. Integrati con altre componenti della Marina e con quelle di altre Forze Armate, il GOI e il GOS, pur con compiti istituzionali molto diversi, assolvono le missioni affidate, forti sia dell’esclusiva e straordinaria competenza operativa e professionale nei rispettivi settori, sia di una preparazione basata su un addestramento continuo e scrupoloso che viene condotto nelle condizioni più difficili.

I metodi di lavoro, i cui capisaldi rimangono quelli del passato, devono ovviamente evolvere parallelamente allo sviluppo delle procedure e all’innovazione tecnologica dei mezzi e degli armamenti. Oggi nella nostra organizzazione è inserito un reparto che oggi si chiama Ufficio Studi, ma che all’epoca delle imprese dei Mezzi d’Assalto era denominato Centro Subacqueo, che ha il compito di ricercare e sperimentare tutti quegli aspetti scientifici e tecnici necessari all’innovazione dei materiali e delle capacità dei nostri Gruppi Operativi.

In questo periodo molti giovani hanno partecipato al bando di concorso per entrare in Accademia Navale. Cosa significa diventare un “Basco Verde” o un “Basco Blu” e come lo si diventa?

Non è semplice riuscire a descrivere l’orgoglio e il senso d’appartenenza al Reparto che prova un Incursore o un Palombaro del Varignano; lo si può intuire dai loro sguardi, dalla loro gestualità. Vivendo quotidianamente con loro si scoprono sentimenti di solidarietà, fondati sulle tradizioni etiche e storiche della loro categoria, che li unisce e li costituisce membri di una medesima famiglia. Questo “spirito di corpo”, fondamento dell’elevate capacità operative degli uomini di Comsubin, è la prima risposta che mi sento di darle.

Calzare il “Basco Verde” da Incursore significa entrare in un reparto, erede degli eroi del passato, formato da uomini che, attraverso le loro imprese, hanno scritto le pagine più epiche della storia della nostra Forza Armata. Essere Incursore significa far parte delle Forze Speciali della Marina, un corpo dotato di ampi margini di capacità, flessibilità e autonomia operativa. Il GOI è uno strumento di grande valore ed efficacia nella gestione di situazioni operative con implicazioni politiche e strategiche nei complessi scenari internazionali caratterizzati anche dalla continua minaccia terroristica, integrato perfettamente nel comparto interforze delle operazioni speciali.

Calzare il “Basco Blu” da Palombaro significa, invece, appartenere a un gruppo di operatori subacquei conosciuto in tutto il mondo e che, recentemente, è intervenuto in ogni situazione emergenziale marittima che ha vissuto il nostro Paese. Il GOS è un reparto di grandissima professionalità in grado di intervenire con grande rapidità ed efficacia in attività di soccorso ai sommergibili, bonifica ordigni o lavori subacquei di ogni tipo.

I giovani ufficiali che, terminata l’Accademia, vogliono diventare Incursori o Palombari, qualora risultati idonei alle visite mediche propedeutiche alla frequenza dei relativi corsi di abilitazione, vengono accentrati a Comsubin nel mese di gennaio di ogni anno per iniziare i seguenti percorsi formativi della durata di quasi un anno ciascuno.

Corso di Abilitazione Incursori

Il test d’entrata: non è uno sbarramento invalicabile, anche se la forma fisica è un requisito cui l’aspirante incursore dovrà dedicare alcune ore della sua giornata, anche in fase di preparazione al corso. Le prove selettive consistono in un tuffo di piedi da un trampolino di 5 metri, una prova di nuoto e altre verifiche fisiche che sono descritte sufficientemente nel sito della Marina. Superato il test d’ingresso inizia il corso incursori, suddiviso in quattro fasi, che rappresenta per gli allievi il primo gradino di una preparazione di base che li metterà in grado di entrare nelle squadre operative del Gruppo Operativo Incursori ove integreranno le proprie conoscenze e capacità e dove acquisiranno la “combat readiness”.

La prima fase, combattimento a terra (durata 12 settimane), prevede il superamento di numerosi test fisici e la formazione all’impiego delle armi e degli equipaggiamenti, alla conoscenza della topografia e più in generale a tutto quello che concerne il movimento tattico individuale e di pattuglia sul terreno. In questa fase, inoltre, iniziano a essere sviluppate le tecniche di difesa personale e si acquisiscono i primi rudimenti relativi ai movimenti su parete rocciosa che saranno perfezionati nel prosieguo del corso. La giornata tipo comincia con corsa e ginnastica e prosegue con lezioni teoriche e attività pratica diurna e notturna. Mano a mano che si acquisiscono nuove capacità operative aumenta anche la preparazione fisica e, ovviamente, le difficoltà da superare. L’allenamento diventa sempre più intenso, con marce veloci in assetto pesante fino a una prova finale di 40 chilometri di marcia notturna da svolgere in non più di 7 ore, con un carico di 18 chili di equipaggiamento.

La seconda fase, combattimento in acqua (durata 13 settimane), è la fase più dura e selettiva del corso. L’attività è dedicata prevalentemente al nuoto in superficie e in immersione, sia di giorno che di notte. In questa fase gli allievi dovranno dimostrare di essere a loro agio sott’acqua e di saper coprire lunghe distanze a nuoto con i propri equipaggiamenti. In questa fase l’allievo acquisisce inoltre la capacità di condotta dei gommoni veloci e viene sottoposto a un esame durante il quale dovrà dimostrare di avere appreso, tra l’altro, anche nozioni di nautica e aerofotografia.

La terza fase è quella anfibia (durata 12 settimane): in questo momento del corso gli allievi dovranno apprendere le tattiche e tecniche per passare dal mare alla terra e viceversa e perfezioneranno le loro conoscenze con l’impiego di diversi tipi di armi speciali in dotazione, acquisendo esperienza sia nel tiro mirato che in quello istintivo/operativo. Impareranno anche a usare gli esplosivi e le cariche da demolizione nonché a operare da/con elicotteri.  Questa fase si conclude con tre esercitazioni notturne di ricognizione o di attacco di tipo anfibio, contro obiettivi sulla costa e/o unità navali.

Nella quarta e ultima fase di corso, condotta di operazioni (durata 15 settimane), gli allievi dovranno dimostrare di saper integrare quanto appreso e metterlo in pratica in ogni ambiente operativo, pianificando e svolgendo una complessa esercitazione finale, nonché sottoponendosi agli esami finali che prevedono una verifica scritta e orale di quanto imparato durante il corso. Chi è giudicato idoneo riceve, durante una solenne cerimonia, il brevetto e l’ambìto “Basco Verde” degli incursori e transita nelle file del Gruppo Operativo Incursori.

Corso di Abilitazione Subacquea (Palombari)

Il test d’entrata: i candidati vengono sottoposti a una serie di test fisici e a una prova di compensazione in camera iperbarica che, qualora superata, consente di approdare alle successive verifiche di acquaticità. Durante queste ultime prove, svolte in piscina, occorre dimostrare di saper eseguire alcune semplici manovre, preventivamente descritte dagli istruttori, che si trovano elencate nel sito della Marina. Superato il test d’ingresso inizia il corso Palombari, suddiviso in quattro fasi, attraverso il quale gli allievi vengono addestrati progressivamente all’impiego di diverse tipologie di autorespiratori e sistemi di immersione, nonché all’esecuzione di lavori subacquei, svolti anche con l’impiego di esplosivi.

Nella prima fase, aria fino a 15 metri, gli allievi partecipano a un intenso programma di allenamento fisico mattinale al quale segue l’attività in acqua con l’autorespiratore ad aria, finalizzata all’esecuzione di semplici lavori sul fondo e sullo scafo delle navi fino alla profondità di 15 metri. L’attività subacquea diurna e notturna molto intensa serve all’allievo per aumentare la confidenza con l’ambiente marino. Tale fase rappresenta un momento formativo fondamentale per la preparazione fisica necessaria al prosieguo del corso, successivamente molto più impegnativo.

Segue la seconda fase: impiego delle apparecchiature per l’immersione fino a 40 metri. I frequentatori del corso iniziano a impiegare una vasta gamma di apparecchiature per l’immersione che spaziano dagli autorespiratori a miscela Nitrox (azoto/ossigeno), i cosiddetti rebreather, agli autorespiratori a ossigeno puro, passando attraverso i complessi e impegnativi sistemi di immersione per lavori subacquei pesanti o per attività in ambienti inquinati. Gli allievi prendono dimestichezza con l’esecuzione di lavori subacquei sempre più impegnativi, quali l’imbrago e il recupero con palloni di sollevamento di scafi affondati, la saldatura e taglio subacquei con sistemi industriali, la ricerca sul fondo di oggetti mediante sonar portatili e metal detector. Gli istruttori modulano gradualmente l’attività fino a far raggiungere a tutti la massima espressione operativa dell’attrezzatura sia di giorno che di notte.

La terza fase, impiego delle apparecchiature per l’immersione fino a 60 metri, consente agli allievi di impiegare gli autorespiratori utilizzati nelle precedenti fasi fino al limite delle quote operative degli stessi. Al termine di questo momento formativo i frequentatori sapranno impiegare tutte le apparecchiature per l’immersione ad aria fino a 60 metri, i rebreather NITROX fino a 54 metri e, a quelle quote, eseguire lavori subacquei complessi e articolati.

Nella quarta fase, EOD Sub, gli allievi imparano a utilizzare una vasta gamma di esplosivi, sia a terra che a mare, come strumento di lavoro per condurre le operazioni di neutralizzazione degli ordigni esplosivi in contesti marittimi, uno dei compiti d’istituto del corpo dei Palombari della Marina. Infine, oltre a conseguire l’abilitazione alla condotta delle imbarcazioni entro le 12 miglia dalla costa, i frequentatori sostengono gli esami teorici di fine corso. Atto finale sarà la tradizionale cerimonia di brevettamento durante la quale viene consentito di indossare il “Basco Blu” e transitare tra i ranghi del Gruppo Operativo Subacquei, dove i nuovi Palombari consolideranno e affineranno la loro preparazione.

Si conoscono più le gesta di eroi del passato, mentre non si sa nulla di azioni odierne. Sarà forse dovuto alla prima regola del decalogo degli Incursori, che è stato letta anche ai 10 neo brevettati lo scorso 23 gennaio, che recita “stai zitto”. Quanto è importante il silenzio, inteso come riservatezza e mancanza di clamore nella vostra professione? Quanto sono applicate oggi le regole del decalogo, che costituisce per voi un codice deontologico ed etico?

Come le ho anticipato i nostri valori si rifanno a quanto i nostri predecessori ci hanno insegnato. “Uomini che schivi di onori e lodi si dedicano integralmente al servizio del loro Paese, senza alcuna riserva; la loro offerta completa ed assoluta è frutto solo di un sentimento istintivo ed essenziale: l’amor di Patria” come scrive un comandante dei mezzi di assalto della II Guerra mondiale in un suo libro.

Questo è ancora lo spirito con cui si vive e si opera al Varignano. Con l’ingegno, l’iniziativa, lo spirito di squadra per sperimentare, mettere a punto i mezzi e gli strumenti necessari per applicare i concetti operativi e compiere le missioni assegnate. Con la determinazione di formare degli uomini che hanno le qualità degli eroi che li hanno preceduti: l’umiltà, la disciplina, la dignità, la calma, il coraggio, la passione e lo spirito di servizio fino all’estremo sacrificio personale.

La formazione molto selettiva è mirata a fare emergere le qualità dell’uomo, i valori etici che un incursore deve avere oltre all’ardimento e alla prestanza fisica. È vanto e dovere di un incursore far si che i valori che hanno ispirato gli uomini che ci hanno preceduto vengano custoditi. Come pure devono essere custoditi e applicati, con umiltà e piena consapevolezza del loro significato, i dettami del decalogo dell’incursore, scritto nel 1943 e quanto mai attuale. Il “silenzio”, allora come per noi oggi, costituisce una virtù e una componente fondamentale e imprescindibile per ogni nostra azione. Le norme di comportamento che vengono ispirate dal decalogo sono per gli Incursori del GOI regole di vita privata e professionale. Fanno parte di noi uomini di Comsubin.

I servizi per la collettività sono da tempo al centro delle attività della Marina Militare. Sotto questo profilo, il Comsubin non è da meno: dalla ricerca scientifica alle attività a favore della collettività, solo per citarne alcune. Quanto è importante coniugare il mondo militare con quello civile?

Da sempre gli operatori del Varignano si sono adoperati per la collettività. Basti pensare all’opera titanica di riattivazione dei porti condotta dai Palombari nell’immediato dopoguerra, resi non impiegabili dai bombardamenti alleati e dalla distruzione perpetrata dai tedeschi in fuga, o all’intervento degli Incursori nell’alluvione di Firenze (1966), nei terremoti del Friuli (1976) e dell’Irpinia (1980) oppure nell’operazione che ha permesso la deviazione del flusso lavico dell’Etna (1992).

Il connubio tra i Gruppi Operativi, il Gruppo Scuole, che ci permette di formare in casa i nuovi Palombari ed Incursori, e l’Ufficio Studi di cui le ho già accennato, rappresenta l’arma vincente di Comsubin, ma soprattutto genera un indotto di cui giova anche il mondo civile.

Mi riferisco, per esempio, alla capacità dei Palombari di operare sott’acqua a grandi profondità, resa molte volte disponibile alla Magistratura e al MiBACT, di effettuare ricerca e soccorso, come accaduto nell’emergenza del Costa Concordia all’isola del Giglio e nelle acque del porto di Genova, tra le macerie della torre piloti, oppure di bonificare i fondali dagli innumerevoli ordigni esplosivi residuati bellici che, solo nel 2016, hanno superato la quota di 12.000. Recentemente, questi uomini si sono particolarmente distinti nelle attività di recupero delle innumerevoli salme conseguenti ai naufragi più drammatici del fenomeno migratorio: a Lampedusa, nel ottobre del 2013, e nel Mediterraneo Centrale, a seguito dell’affondamento a 370 metri di profondità di un peschereccio con a bordo oltre 700 persone, avvenuto la notte del 18 aprile del 2015.

Vi sono poi le ricerche effettuate nell’alveo della Medicina Subacquea ed Iperbarica condotte al Varignano già nei primi anni del ‘900 e che ora la Sezione di Fisiologia Subacquea dell’Ufficio Studi continua a sviluppare. Questa incessante attività scientifica ha fatto si che nei centri ospedalieri principali di tutto il mondo venisse installata una Camera di Decompressione (anch’essa ideata dal palombaro Alberto Gianni nel 1916 con nome primigenio di Cassa Disazotatrice) per condurre trattamenti di Ossigeno Terapia Iperbarica, che oggi permettono di salvare molte vite. Attività medica che è stata recentemente resa disponibile per i pazienti civili della ASL di La Spezia che, quotidianamente, vengono portati presso il nostro Centro Iperbarico, realizzato per supportare le operazioni subacquee dei nostri uomini.

Ma non finisce qui, perché le ricerche effettuate nell’ambito medico ci hanno consentito di avviare un master universitario sulla Medicina Subacquea ed Iperbarica con l’Università dell’Insubria di Varese, la cui apertura è prevista per il mese di febbraio, nonché di mantenere stretti legami con altri atenei italiani che sono molto attratti dalla specificità marittima di Comsubin. Abbiamo in futuro anche un progetto per realizzare un simulatore iperbarico che consentirà a Comsubin e alla Marina Militare di rafforzare il network di relazioni con università, industria e le altre Forze Armate nel settore della fisiologia subacquea, della ricerca e sperimentazione di materiali subacquei, delle procedure operative del GOS e GOI, dell’addestramento.

Vorrei citare infine l’attività con i subacquei disabili che ogni anno effettuiamo durante l’ultima settimana del mese di luglio: ebbene quell’attività rappresenta il giorno più bello dell’anno, il momento in cui viviamo il mare con la serenità e la gioia che questi amici riescono a dare.

Per concludere, credo che il Raggruppamento Subacquei ed Incursori “Teseo Tesei” abbia una sua naturale vocazione a coniugare il mondo militare con quello civile.  Siamo sempre più aperti con la convinzione che le nostre capacità, esperienze e conoscenze possano e debbano essere messe a disposizione della comunità civile, ponendo il bene della collettività sempre al primo posto.

(foto: Marina Militare)