L’F-35 DUALE

(di VARCO32)
10/05/19

Il 7 Maggio scorso si è svolta presso l’Aeroporto Militare di Pratica di Mare (RM) una dimostrazione1 dal tema “Duplice Uso Sistemico: Impiego Innovativo delle F.A. al servizio del Paese”. All’attività era presente il Presidente del Consiglio dei Ministri, Il Ministro della Difesa, i vertici militari della Difesa, il Capo Dipartimento della Protezione Civile e circa mille studenti in qualità di ospiti esterni.

L’attività mirava a dimostrare le nuove capacità raggiunte dalle F.A. nel settore delle capacità a duplice uso sistemico da mettere a disposizione del Paese nei casi di dichiarata necessità ed urgenza, tra cui le pubbliche calamità. Come evidenziato dal Ministro della Difesa Elisabetta Trenta, gli obiettivi raggiunti sono il frutto di un percorso lungo e tortuoso intrapreso nella presente legislatura.

A fronte di tali dichiarazioni che lasciano intravedere un nuovo modo di concepire la Difesa, anche quella collettiva (cioè in ambito NATO) è bene esaminare le capacità mostrate per rendersi conto dei progressi compiuti in un quadro di gravi carenze finanziarie.

In particolare, abbiamo appreso che le F.A. hanno raggiunto le seguenti capacità duali (ne cito solo alcune per brevità):

  • Attività di ricerca e soccorso di personale disperso/ferito, anche attraverso l’impiego di elicotteri e sostegno sanitario in complessi imbarcati;

  • Soccorso in montagna;

  • Attività di demolizioni e lavori del Genio a seguito di sisma;

  • Difesa Aerea dello spazio aereo nazionale;

  • Rilevamento satellitare della superficie terrestre.

Se la Difesa del Paese non fosse una cosa seria, così come la Protezione Civile o la Difesa Civile, l’attività di Pratica di Mare sarebbe da inserire nel novero delle manifestazioni di “pubblica informazione” e archiviata come tale. Purtroppo, però, le parole spese dal Ministro della Difesa rischiano di avere un impatto devastante sul sistema F.A. laddove si indicano queste, e altre ancora da sviluppare, quali nuove capacità che dovranno portare ad un adattamento delle F.A. verso un ruolo primario di supporto alle altre funzioni dello Stato visto il minor impiego nelle missioni primarie.

Nessuno dubita che l’impiego interdisciplinare e interministeriale/interagenzia sia premiante. Ma rimane una prerogativa del livello politico nel far sì che venga attuato. È, cioè, un processo top-down e non bottom-up. Le F.A., come hanno sempre fatto, continueranno ad addestrarsi anche a questi scenari (sempre che ci siano risorse per addestrarsi) e a far sì che le capacità militari siano in grado di supportare il Paese in caso di necessità.

Se così non fosse, il Ministro della Difesa ci dovrebbe spiegare come ha fatto a rendere duali le capacità mostrate, visto che tutti i mezzi impiegati sono stati acquisiti prima del suo avvento al dicastero.

Entrando nel dettaglio, poi, non ci risulta che l’attività SAR2 sia una novità in ambito F.A., così come la sua messa a disposizione delle collettività. È almeno dall’avvento dell’elicottero sul territorio nazionale che le F.A. supportano le richieste provenienti dal cosiddetto “mondo civile”.

Che poi il soccorso alpino sia stato riconvertito all’uso duplice è un’altra novità. Pensavamo, in tutta sincerità, che fosse il settore civile ad aver seguito le orme del soccorso militare e non viceversa.

Il Genio Militare, per continuare, ha operato in tutte le maggiori, e non, calamità naturali nazionali. È una eccellenza dal tempo dell’antica Roma e, per venire ai tempi recenti, è l’unica componente Genio NATO ad aver soccorso le popolazioni dell’Himalaya Pachistano3, così come ad Haiti, con una proiezione (non pianificata) di oltre 10.000 km. Figuriamoci se non riescono a soccorrere popolazioni situate a qualche decina di km dalle loro Caserme. Ma essere in grado di farlo non è sufficiente, occorre chiaramente che qualcuno glielo permetta e qui entra in gioco la politica in senso lato: per intenderci, se non si autorizza l’impiego anche da parte dei militari delle risorse disponibili per tali eventi, tutto il castello istituzionale crolla, ovvero non si fa niente!

Quando, poi, sono state mostrate le capacità di difesa aerea nazionale, menzionandole come duali, penso che si sia raggiunto il massimo. La Difesa degli spazi aerei NATO4 è un’operazione integrata da lustri e lustri. Vi possono essere anche delle situazioni che impongono una catena di comando e controllo nazionale, ma questo non la rende “non militare”.

Il fatto che il decisore ultimo non sia militare non rende l’operazione “civile”. Costituzionalmente, il Comandante Supremo, così come la guida strategica e strategico-militare competono a organi “politici”.

Come ciliegina sulla torta, poi, abbiamo scoperto che anche i satelliti per l’osservazione della terra possono avere un impiego duale e cioè i prodotti (foto e mappe radar) possono essere utilizzati sia dai militari che da altri dicasteri dello stato. Ma qualcuno ha avvertito l’Agenzia Spaziale Italiana5 di questa grossa novità? Magari loro pensano che sia stato sempre così!

In sintesi, per mostrare le potenzialità della Difesa a supporto del Paese ai mass media così come alle scolaresche non c’è bisogno di vestire in modalità “pacifista” le capacità militari. Un pilota della difesa aerea così come un militare del genio militare è fiero di fare il suo lavoro indossando le stellette e difendendo il Paese. Se può soccorrere le popolazioni o le libere istituzioni lo farà con assoluta abnegazione e senso del dovere.

Per concludere, invece di adattare le capacità militari al duplice uso (lo si fa da secoli) perché non assicuriamo risorse adeguate alla Difesa?