I 55 anni della Pattuglia Acrobatica Nazionale da un altro punto di vista

(di Andrea Troncone)
12/09/15

55 anni: se si stesse parlando di una persona, si potrebbe pensare a una donna o un uomo maturo, che vede i suoi figli approssimarsi al momento in cui dovranno subentrare al suo posto, in un ruolo importante.

La festa di compleanno per una simile ricorrenza, può quindi risolversi in una bella torta con un bicchiere di spumante, o il momento per fermarsi un attimo a ragionare sull’importante passaggio generazionale, i mutati fabbisogni e l’assetto della famiglia.

Sicuramente una persona che arriva ad un simile compleanno, di tanto in tanto e, magari nel buio di una notte insonne, si ferma a fare considerazioni di questo tipo.

Il difficile è fermarsi a fare il punto della situazione mentre stai alzando il calice per brindare davanti alla torta, ma l’Aeronautica Militare, lo scorso weekend lo ha fatto. Senza farlo notare, ma lo ha fatto. Ha radunato tutta la sua famiglia e tanti ospiti d’eccezione, ha aperto i loro regali e ha dato il meglio di sé per ospitare tutti con generosità e sicurezza (nonostante tempi difficili sia per l’una che per l’altra cosa) dimostrando di essere perfettamente preparata e senza dare a vedere alcun segno di stanchezza.

Di “regali al festeggiato” ce ne sono stati davvero tanti, e tutti bellissimi. Pattuglie acrobatiche e solisti provenienti da Giordania, Arabia Saudita, Finlandia, Francia, Turchia, Spagna, Svizzera, Belgio, USA, Austria, Polonia, Olanda hanno regalato dimostrazioni acrobatiche di assoluta precisione e la festa è stata davvero memorabile.

Il paragone con la torta ed il brindisi ci serve per far capire che ci sono due possibili modalità per partecipare da spettatori a questa festa di compleanno.

La prima si riduce a notare solo la “torta” e i “regali” di cui abbiamo detto. E’ la modalità di partecipazione di quelli che non vanno oltre avedere una sorta di filo che unisce la Nazionale di calcio con la Ferrari e le Frecce Tricolori. Per questi, tutto ciò che c’è stato a Rivolto nello scorso weekend si traduce nel vedere migliaia di persone a testa in su che commentano livree, fumogeni, fragori dei post-bruciatori dei velivoli più potenti, nella riduttiva “ricerca dei più bravi”, in puro stile “tifoseria italiana” ossia di chi arriva sempre e comunque alla dogmatica conclusione che “i più bravi sono i nostri”. Conclusione alla quale sarebbero arrivati anche standosene nel bar sotto casa a giocare a carte.

La seconda modalità di partecipazione, invece, vuol dire guardare negli occhi il festeggiato mentre brinda alla sua età matura, senza badare troppo ai regali spacchettati. In questo caso si vedono molti più dettagli, soprattutto molto più significativi.

Innanzi tutto va detto che andare in cerca “dei più bravi” quando si parla di Piloti Militari rappresentativi di una Forza Aerea è quanto di più stupido si possa pensare di fare. Perché per poterlo fare bisogna essere piloti acrobatici con esperienza e competenza tale da saper cogliere i dettagli e le sfumature di ognuna delle molteplici forme di volo viste in questo fine settimana.

Per permettere a tutti di capire, il col. Paolo Tarantino, già comandante della Pattuglia Acrobatica e attuale comandante del 61° Stormo (reparto di assoluta eccellenza riconosciuta a livello internazionale per la formazione dei Pilota Militari italiani e stranieri) ha fatto un gran lavoro di spiegazioni, complete e sintetiche. A dargli man forte il col. Riccardo Rinaldi, che con la sua voce ha accompagnato per tanti anni le esibizioni della Pattuglia Acrobatica Nazionale.

Fra spiegazioni e aneddoti il tempo passa in fretta e “senza tempi morti”. Il col. Tarantino ha sulla tuta da volo una “toppa” ricamata in modo particolare (i Piloti Militari e gli Astronauti non hanno tutti quei tatuaggi con cui si deturpano i giovani, precludendosi in questo modo anche prestigiose opportunità per il loro avvenire, ma la loro tuta da volo e giubbotto in un certo senso si). La sua “toppa” ha ricamata la dicitura “I-AM Legend” in ricordo della “formazione Legend”, eseguita il 10 maggio scorso sulla base di Galatina (LE) in occasione della cerimonia di cambio dello Stemma dello Stormo da lui guidato e riproposta qui a Rivolto.

E’ una formazione costituita da un esemplare per tipo dei velivoli avuti in forza, nel tempo al 61° Stormo, in formazione “a Delta”.

Notate però una cosa, prima di pensare a quella toppa come ad un atto autocelebrativo di un megalomane: la“I” è la sigla dell’ Italia, “AM” dell’Aeronautica militare e la toppa è vicino al cuore… Questo sintetizza i valori in cui questi uomini credono e spendono la propria vita: la Patria e la Forza Armata di appartenenza che hanno permesso loro di conseguire affermazioni di assoluta eccellenza.

In questi due giorni ho incontrato piloti militari di riconosciuta eccellenza, collaudatori sperimentatori del calibro di del gen. Francesco Presicce (non posso non ricordare le sue strepitose presentazioni del Tornado e rimango oggi impressionato dal vederlo già generale di divisione aerea a soli 49 anni) e persino l’astronauta Luca Parmitano. Quello che li accomuna tutti è la modestia e una disponibilità “solare”. Qualità naturali che vanno ben oltre il dovere di accoglienza del padrone di casa. Non si considerano né dei Superman né delle leggende, però non nascondono l’impegno che hanno dovuto sostenere, con costanza e determinazione per affermarsi in un contesto fatto di altri “concorrenti” di livello almeno pari.

Fra di loro si stimano, si rispettano e soprattutto non si invidiano reciprocamente per l’attività svolta e/o i successi conseguiti. Sanno di aver ricevuto una preparazione di pari livello, pur con le differenti specificità e sanno che indipendentemente da come si sarà poi sviluppata la loro carriera, le fondamenta e il potenziale di base è sono assolutamente le stesse. E ricordano con immutato affetto i loro compagni caduti in servizio, perché nei 55 anni di storia delle Frecce Tricolori ci sono stati anche altri i caduti, oltre quelli noti a tutti dell’incidente di Ramstein.

Parlando di Astronauti e di “toppe”, ho notato una cosa curiosa e che la dice lunga circa la serietà e l’attenzione al dettaglio da parte dei responsabili del cerimoniale. Al suo arrivo, l’astronauta Maurizio Cheli indossava una tuta, giustamente “tatuata” di un bel po’ di “toppe” della NASA, della Sua missione spaziale ed altro. Fra queste “toppe” però proprio quella indicante la nazione di appartenenza era una bella bandiera “stars&stripes” americana ! Considerando che nel settore destinato alle autorità c’era una tale distesa di tute da volo marcianti, “toppe”, decorazioni, fregi e lustrini di ogni foggia, dimensione e provenienza, anche la toppa di nazionalità di una personalità come Cheli, diventa un dettaglio trascurabile. Beh, quando Cheli è poi salito sul palco per la stretta di mano del Presidente della Repubblica, la tuta era un’altra (una di quelle in uso a Rivolto), con bandiera di nazionalità italiana…!

Durante l’esibizione dei Red Devils (belgi) e i quattro Extra 300 dei Royal Giordanian Falcons il “popolo degli air show” va a riempirsi la panza al bar (ho visto un’ ospite del settore “Autorità” avventarsi su 4 brioches appena sfornate, come se non le avesse mai viste prima). Del resto l’esibizione è arrivata a metà mattinata e molti spettatori sono venuti a Rivolto per vedere le Frecce Tricolori e le formazionipiù appariscenti, dotate di molti velivoli e a reazione. Evidentemente per questi estimatori (di cornetti), tenere in perfetta formazione stretta 4 aeroplani aventi un rateo di rollio di 300°/secondo o far evoluire in sicurezza tre velivoli da 1200kg dotati solo di 260 HP è cosa banale... Ad ogni modo, rispettiamo anche chi è più interessato alle brioches, auspicandoci che facciano attenzione alla marmellata, che essendo appena sfornate, può scottare…

A tener alta l’attenzione sugli aerei ad elica, ci penseranno le “Breitling Wingwalkers”, sia per gli splendidi Boeing “Stearman”, sia per lo spettacolo offerto (una sorta di nuoto sincronizzato in volo), sia per altre qualità personali delle due bionde sull’ala…

Dopo essermi gustato (al posto delle brioches di cui sopra) sia i Red Devils che i Royal Giordanian Falcons e le loro incalzanti musiche arabe di accompagnamento, è il momento di tre piccoli aeroplani ultraleggeri, ma appartenenti a una pattuglia acrobatica davvero particolare: il “We Fly Team”, noto anche come “I Baroni Rotti”. Due dei 3 piloti sono invalidi, ma meritano tutta l’ammirazione come Uomini e come Piloti, non inferiore a quella che viene data agli astronauti.

Si esibisce un elicottero da attacco al suolo dell’Esercito americano: l’”Apache”. Presentazione incredibile con due “looping strettissimi” al limite dell’impossibile per un elicottero. Se ne va, e visto il curriculum del pilota (un Test Pilot con esperienza anche di azioni di guerra in Mali) nulla mi toglie dalla testa che stia andando a vigilare dall’alto a protezione del pubblico e dell’aeroporto. E se non è lui a vigilare, ci sarà sicuramente qualcun altro di pari livello ed equipaggiamento.

In tema di sicurezza che arriva dall’alto, atterrano anche gli incursori paracadutisti del 17° Stormo, lanciati da un altro elicottero italiano, l’HH139, con caratteristiche molto differenti dall’Apache, ma pur sempre eccezionali (idem dicasi per EH101, che ha simulato un rifornimento in volo).

Non manca un collegamento con un drone in volo sul cielo di Rivolto in una posizione invisibile ad occhio ed inudibile ad orecchio umano ma che vede tutto, e ce lo dimostra sul maxi schermo. Spero non inquadrino proprio una maledetta macchiolina sulla mia polo bianca…

Giunti all’interruzione del programma per la pausa pranzo, penso fra di me che era dai tempi dei Breitling Devils che non vedevo più volare degli SF 260 in formazione, …però come volavano sul “260” le Alpi Eagles…! Chi non le ha viste volare, non sa cosa si è perso!

Ed esattamente mentre faccio queste considerazioni entrando nella tenda ristorante, ormai praticamente svuotata, mi trovo davanti proprio due dei piloti delle Alpi Eagles: Beppe Liva e “Gibì” Molinaro.

Anche Loro sono stati Piloti delle Frecce Tricolori, appartenenti proprio a quella squadra a cui si deve praticamente tutto il programma che ancora oggi la nostra Pattuglia esegue, sin dall’introduzione dell’MB-339 (cioè dal lontano 1 gennaio 1981).

Penso che un’occasione del genere non mi ricapiterà mai più e con grande faccia tosta mi avvicino, mi presento e dopo un minimo di convenevoli per “rompere il ghiaccio”, azzardo qualche domanda sperando nella complicità del vino friulano che sorseggiano: risultato? Scappano a gambe levate! Del resto, per quanto artisti e italiani, sono pur sempre due ex militari, e certi segreti (assolutamente non di quelli coperti da vincoli di “intelligence”, bensì trucchi del mestiere) non li sveleranno MAI. Ma siccome ho fatto capire loro di essere i responsabili della mia malattia per il volo, mi prendono in simpatia e ne viene fuori un piacevolissimo intermezzo.

Dico Loro che dovrebbero scrivere un libro per insegnare i loro trucchi segreti. Concordano che dovrebbero davvero provvedere in tal senso, ma per un tipo diverso di libro: una memoria delle cavolate combinate insieme! Ed hanno ragione, perchè per vedere le cose perfette che hanno fatto insieme, basta cercare in Internet i tanti filmati che li riguardano. Quello che invece serve ricordare, sono quegli aneddoti di vita che hanno permesso di superare insieme tante difficoltà e rendere perfetto il loro lavoro di squadra. Una squadra, come mi dicono, sempre unita nella vita prima ancora che sugli aeroplani. E questo è il loro unico vero segreto: aver trasferito nella condotta dell’aeroplano in formazione, la loro personalità di gruppo e di individuo inserito in un gruppo.

La chiacchierata è informale e piacevolissima, “Gibì” Molinaro, uno dei più fantasistici “solisti” che la PAN abbia mai avuto, tiene davvero molto a ricordare l’importanza della squadra, che deve tanto anche al suo Speaker, nonostante che questo non si esibisca né nel “crazy flight” né a capo di 9 aviogetti dotati di fumogeni colorati. Parlando di Speaker, soprattutto poi con questi due interlocutori, non possiamo non dedicare un pensiero al loro compagno di quella “Meravigliosa Avventura”, il col. Renato Rocchi, che l’ha descritta nei suoi libri che portano questo titolo.

Chiedo a “GiBì” di fare un parallelo fra il suo modo di essere un solista e quello di uno dei più grandi Piloti mai esisti, che negli anni ’60 si esibiva appena prima della P.A.N. con un MB-326 e prima ancora il FIAT G59 (entrambi visti nella “formazione Legend”): il Magg. Pilota Riccardo Peracchi. GiBì si trasforma e da fantasista dialettico pirotecnico, diventa un precisissimo e serio analizzatore e descrittore. Ci dice che il suo modo di essere il Solista della P.A.N. (che poi è il modo che è stato tramandato da lui, fino ad oggi) è comunque essere parte di una squadra, che lavora all’unisono e che ha bisogno del solista, come il solista della squadra. Come un’orchestra. Peracchi era un presentatore “in solitaria” e tutta la squadra era costituita da lui stesso. In tal caso uno speaker capace mette la ciliegina sulla torta.

Sul tema dello speaker “i nostri” hanno dato prova di modernità (dettaglio non trascurabile), con un coinvolgente commento sinergico da parte del magg. Andrea Soro e del ten. Liberata d’Aniello. Bravissimi anche loro. Non meno di loro, il loro omologo turco. Il suo commento è stato un vero capolavoro pari alle eccezionali evoluzioni dei suoi 7 colleghi “volanti” anche perché fatto in italiano, nonostante le comprensive difficoltà linguistiche. Ha descritto con il sottofondo di musica occidentale e turca le “siberiane”, i voli a specchio e gli 11 “tonneaux” ascendenti consecutivi fatti sabato dal loro solista (che è riuscito a tenere al di sotto della penalizzante copertura nuvolosa del sabato una macchina coetanea della PAN, dotata di elevatissime velocità ma che richiede spazi di manovra proporzionali alla velocità).

Qualcuno mi ha detto che lo show delle Turkish Stars è un po’ troppo lungo e di livello paragonabile a quello della Patrouille Suisse, dotata dello stesso velivolo. Verissimo, ma per chi come me va a Rivolto ogni 5 anni per vedere volare aerei “veri” con piloti “veri” è stata una delizia ed anche una lezione di patriottismo.

Perché patriottismo? Sicuramente anche per quel parafreno con i colori della bandiera turca, aperto senza reale necessità davanti al palco autorità che ospitava un alto rappresentante del Loro governo: ricorda i tempi di Molinaro e Liva, e dei tanti altri “ex-Frecce” scovati in quella stessa tribuna, che dopo aver <<disegnato nel cielo il Tricolore più lungo del mondo>>, dispiegavano i paracadute frenanti dello stesso colore del fumogeno utilizzato nella propria posizione di volo dei loro FIAT G91 PAN.

Ma il richiamo all’amor di Patria mi viene anche e soprattutto per le parole di amore per l’Italia e per le Frecce Tricolori (per altro fatte anche dagli altri Team stranieri), sincere e dettate dal profondo del cuore, fatte dal pilota capo-formazione via radio durante il loro passaggio conclusivo. Ed è molto più signorile e sincero questo tipo di sensibilizzazione di quella sentita dalla voce di un nome famoso della stampa, che auspicava di veder tutti in piedi con la mano sul cuore a cantare l’inno nazionale, salvo il fatto di ammettere poi di risiedere in Svizzera…

Concludendo questa analisi sui 55 anni di questa splendida Pattuglia Acrobatica Nazionale, un pensiero al suo futuro.

Al di là delle periodiche, ricorrenti minacce di chiusura del 313° Gruppo Addestramento Acrobatico tipiche della propaganda populista di certi soggetti politici che dovrebbero solo farci la cortesia di sparire per sempre rinunciando a vitalizi e altri benefit, il simbolo scelto per questa ricorrenza lascia a noi patriotici potenziali elettori ancora una luce di speranza: la scia tricolore che si collega al numero “55” disegna in realtà una sorta di “8” orizzontale allungato, che in matematica è il simbolo dell’INFINITO !

Per molti “tifosi” delle Frecce Tricolori, la loro sopravvivenza è una speranza legata a esigenze sentimentali. Per l’ingegneria e l’industria italiana è una necessità, perché manifestazioni come questo compleanno sono un’importante vetrina per certi prodotti italiani diversi da biscotti e dalle conserve di pomodoro, diretta a dirigenti di forze armate straniere in visita e che devono decidere piani ultradecennali di ammodernamento. In quest’ottica, l’industria italiana ha già pronti parecchi prodotti di eccellenza assoluta, molti dei quali esposti nella mostra statica, qui a Rivolto e soprattutto in perfetto orario sui fabbisogni futuri della NATO.

Una simile speranza può essere forse permessa dall’introduzione di un velivolo meno impegnativo del meraviglioso MB-339. Certo l’Aermacchi M-345 (qui in livrea “Frecce Tricolori nello stand della Finmeccanica, praticamente davanti allo schieramento dei CASA 101 della Pattuglia Aguila), non è l’MB-339, soprattutto per importanti dettagli costruttivi, ma dopo aver visto i miracoli che da sempre fa la pattuglia spagnola con un aeroplano meno performante dell’MB-339, penso di poter dire (con il pianto nel cuore e senza voler tradire il mio vero e sincero amore per quell’aeroplano straordinario l’MB-339) che si potrà ancora avere, in futuro un’immagine più che sufficente.

L’M-345 è un prodotto nazionale che arriva a questa denominazione dopo vari decenni di “stagionatura” e maturazione che nasconde con estrema difficoltà la sua origine di SIAI 211.

Ma il paragone è solo di tipo aerodinamico e meccanico, perché dal punto di vista del velivolo completo, la crescita da S211 a M345 ha beneficiato di molto della funzionalità elettronica messa a punto per lo sviluppo del M346.

A dirla tutta, per le necessità della Pattuglia Acrobatica Nazionale questo tipo di sviluppo non produce vantaggi, ma se davvero dobbiamo rinunciare al 339, non ci sono altre alternative.

Dell’elettronica dell’M-346, qui a Rivolto non si può “assaggiare” un granchè, nonostante lo sforzo descrittivo del col. Tarantino. Per capire di cosa si sta parlando occorrerebbe visitare il 61° Stormo.

Qui però siamo ad una festa di compleanno, e appena prima di stappare lo spumante con le Frecce Tricolori assistiamo alla presentazione del Reparto Sperimentale di Pratica di Mare che nella tradizione di questo reparto d’eccellenza presenta in modo sublime le esuberanti performances di questo purosangue, al punto che le sue capacità sembrano addirittura molto vicine a quelle del MiG 29 Polacco (i 22000 ft/min. dichiarati di salita iniziale si vedono tutti !), che è un caccia di prestazioni ancora molto superiori.

Non è dato sapere quali motivi abbiano impedito di vedere il supercaccia russo spremuto quanto il cap. Mangini ha fatto con l’M-346. Di cose notevoli ne ha fatte (scampanate e passaggi a coltello), ma le presentazioni di quello stesso tipo di aeroplano fatte da Anatoly Kvotchur erano ben altra cosa!

Sarebbe stato bello vedere (ricordando di aver sentito favoleggiare di una sfida a “singolar tenzone” fra Riccardo Peracchi con l’MB-326 e Bill Ongena sull’F104) una sfida analoga fra Kvotchur sul MiG 29 e il collaudatore dell’Eurofighter, andato in volo dopo il 346 e che ha spremuto la sua “bestia” quanto il suo collega che lo ha preceduto.

Ma il fine settimana volge (purtroppo) al termine ed è finalmente il momento di vedere esibirsi i padroni di casa. Le condizioni meteorologiche del sabato (cielo inizialmente coperto, che è passato a diluvio nel bel mezzo dell’esibizione dei Sauditi, sereno fino alla Patrouille de France e catastroficamente mutevole proprio durante la l’esibizione delle Frecce Tricolori) possono aver dato l’impressione che la performance dei “nostri” sia stata un po’meno buona di quella vista l’indomani, con “tempesta di sereno”. E invece “i nostri” hanno portato avanti senza interruzione e in sicurezza il programma “alto” in condizioni meteorologiche da programma “basso”, affrontando anche un cambiamento di provenienza del vento significativo. Certo, il pubblico del sabato non ha potuto vedere la “scampanata”, il Lomcevak ed altre manovre spettacolari, ma queste sono comunque state regolarmente eseguite e in condizioni davvero difficilissime. Ne avranno beneficiato, sul fronte della classifica del più bravo i Francesi, gli Svizzeri e i Turchi.

La rivincita arriva l’indomani davanti al presidente della Repubblica, il ministro della Difesa ,il governatore del Friuli Venezia Giulia e ovviamente il capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare.

Qui abbiamo avuto la possibilità di vedere la nuova figura del programma delle Frecce: la “Scintilla Tricolore”.

Una curiosità: il nome è stato rivelato un attimo prima della sua esecuzione e scelto attraverso un concorso aperto a tutti. Una signora ci confida di aver partecipato anche lei, proponendo il nome di…“Stelle Cadenti”…!

Mi scappa una mano in tasca e un sorriso ma siamo certi che la sua proposta non rimarrà dimenticata e sarà già probabilmente appesa in qualche bacheca a fianco di un cornetto rosso scaramantico, in puro stile italiano!

(foto: Giuseppe Lodi, Andrea Troncone)