Difesa Online con la Folgore per la Mangusta 2015

(di Denise Serangelo)
02/11/15

Il buio fitto, il vento gelido, l'odore di pioggia si respira a pieni polmoni. I paracadutisti della Nembo scivolano nel silenzio e spariscono nel buio. Solo il fruscio delle mimetiche sulle foglie e sui rami lascia intendere che il posto comando della 20ma compagnia Puma è vicino.

Nel niente più assoluto, lontani dalla vita frenetica della quotidianità, si sta pianificando l'espugnazione di un ripetitore nemico distante poco più di 10 km. Il sito è presidiato da un plotone di forze ostili, milizie pronte a tutto. Questi uomini si muovono con il buio, sotto la pioggia, trovando riparo nelle condizioni più proibitive che si possano immaginare. Le tenebre avvolgono l'operazione nel più totale anonimato. Percorriamo sei chilometri quando scorgiamo l'obbiettivo che sarà assaltato alle prime luci dell'alba.

La nostra unica certezza? L'incertezza.

Nonostante il COMFOSE (Comando Forze Speciali) abbia dato ordine al 183esimo RRAO di inviare informazioni dettagliate sulle forze e sul terreno circostanti il ripetitore, la situazione rimane comunque tesa. I tiratori scelti sono invisibili ma pronti. Gli esploratori silenziosi ma presenti. La Folgore ancora una volta è pronta a saettare l'obbiettivo: rapida, silenziosa ed implacabile.

L'esercitazione Mangusta 2015, la più importante esercitazione che vede impiegati i paracadutisti della Folgore sul suolo nazionale, è in piena attività e non poteva riscuotere più successo di così. Quest'anno l'evento ha sfiorato l'overbooking, impegnando non solo i nostri parà, ma coinvolgendo anche i colleghi americani di stanza a Vicenza e un numero cospicuo di altri reggimenti italiani. Nel marasma della folla grigio-verde che prendeva parte all'ipotetico scenario di crisi, quest'anno Difesa Online è stata invitata a seguire da vicino la conduzione di un'azione tattica direttamente sul campo. E che io fossi una donna, una delle poche ad essere autorizzata negli anni a seguire l'esercitazione come osservatore, è un dettaglio irrilevante.

Nello sperduto Stato di Tytan le forze armate si preparano alla guerra. Lo Stato di Kamon, confinante con quello di Tytan, ha più volte oltrepassato il confine con le sue milizie per raggiungere le ingenti risorse energetiche. Le Nazioni Unite, fallite tutte le proposte diplomatiche, decidono di approvare una risoluzione che consente l'invio di truppe che possano frapporsi tra le forze regolari di Tytan e quelle illegittimamente presenti di Kamon. Tytan e Kamon sono nomi di pura fantasia, ma è questo lo scenario che gli analisti della NATO hanno deciso per contestualizzare l'esercitazione Mangusta 2015.

In questo ipotetico scenario ad alto realismo, la Folgore è chiamata ad esercitare il suo ruolo di testa di ponte per l'immissione secondaria di forze più ingenti e "pesanti". Quella paracadutista è infatti considerata una specialità di fanteria leggera capace di essere prontamente impiegabile in diverse modalità e situazioni. Il primo obbiettivo della Mangusta è stato l'aeroporto situato in una zona prossima a quella di operazione. In questa zona, qualora fosse ritenuta sicura, il grosso delle forze schierate dalla brigata arriverebbe mediante aviolancio e prenderebbe possesso dell'entry point per l'infiltrazione in area di operazione dei successivi assetti nazionali.

La tensione che deriva da un ruolo così delicato la si percepisce appena si mette piede al posto comando, collocato nella zona di Pian del Lago, poco fuori Siena. L'addestramento sul terreno, la pianificazione e l'attenzione ai dettagli, non sono solo alla base del lavoro del paracadutista, ma permettono ai ragazzi di amalgamare gli assetti e di correggere eventuali problemi che potrebbero presentare il conto in una vera operazione fuori area. Visto il ruolo di apripista della Folgore in ogni teatro futuro è bene che questi uomini e donne siano preparati anche oltre quanto sia dovuto. La notte trascorre tranquillamente. In lontananza udiamo la voce della civiltà, ignara di quanto stia avvenendo a pochi chilometri di distanza. Non ho nemmeno il tempo di pensare a cosa stia vivendo, quando inizia ad albeggiare. Ci prepariamo per l'ultima marcia di 4 km prima di raggiungere l'obiettivo.

Durante la notte, i soldati del reparto acquisizione obbiettivi, lavorano in sordina alla trasmissione di informazioni. Lontano diversi chilometri, il posto comando della Task Force Nembo, trattiene il respiro. Nonostante la necessità di essere invisibili e silenziosi, si ripassano i punti salienti della missione. Un passo falso e sarebbe la fine.

Come da manuale di guerriglia tutto il perimetro della zona da acquisire è stata minata con trappole esplosive praticamente invisibili. Onde evitare che durante l'avanzamento queste trappole esplodano, nei nuclei che iniziano l'avanzamento sono presenti anche gli assetti EOD dell'8 reggimento genio. Dalla nostra parte abbiamo il favore dei numeri: il rapporto è di tre soldati della Folgore per ogni nemico.

L'assalto è iniziato. Sono minuti concitati, dopo il primo colpo esploso alle spalle dell'obbiettivo il caos è totale. L'assalto prende il via da tre diverse direzioni dopo aver eretto una cortina fumogena: l'accerchiamento della controparte è inevitabile. La potenza di fuoco della compagnia è garantita dagli ARX in dotazione: ogni paracadutista è equipaggiato con 7 caricatori da 30 colpi. Ogni plotone era supportato da fuoco di mitragliatrici. Ogni colpo sparato è assordate. Le urla dei comandanti si mescolano a quelle dei soldati.

Dopo dieci minuti è tutto finito. Conquistato l'obbiettivo, si procede alla messa in sicurezza dell'area circostante, ma il nemico, probabilmente ancora annebbiato dall'adrenalina dell'assalto, ha in serbo l'ennesima offensiva. Due mortai posizionati sulle colline adiacenti aprono il fuoco sulla postazione appena conquistata: i nuclei EOD e tutte le cinturazioni di sicurezza sono costrette a ripiegare sul vicino bosco. Osservatori e giornalisti compresi.

I colpi di mortaio sono stati uno shock uditivo e psicologico enorme. L'adrenalina era quasi svanita. Avevo rilassato i muscoli ed iniziato a pensare a cosa sarebbe successo dopo. Quel boato assordante, però, ci ha sconvolto. Dobbiamo correre. Solo adesso comprendo che il lavoro del paracadutista va ben oltre quello di lanciarsi con il paracadute su una zona inesplorata. E' un lavoro di fine sangue freddo, di attenzione costante, uno stato di allerta che svanisce solo (forse) quando si rimette piede alla base o direttamente a casa con la propria famiglia.

Una volta preso l'obbiettivo il lavoro è appena all'inizio, perché il nemico, in un contesto asimmetrico come quello moderno non dorme la notte pur di studiare come distruggere la controparte, cioè noi. Persino durante l'evacuazione dei presunti feriti, le milizie nemiche ingaggiano un conflitto a fuoco volto a neutralizzare il JTAC e il personale sanitario che presta le prime cure. Poi mi ricordo che la convenzione di Ginevra in certi posti non sanno nemmeno cosa sia, figurarsi se la mettono in pratica.

Mentre l'AB205 guidato dal personale del reggimento AVES di Ravenna, porta via i feriti, l'A129 Mangusta fa tuonare il suo cannoncino brandeggiabile per saturare l'area. Il Mangusta è una macchina dalla raffinata livrea sottile e versatile. Il boato della sua raffica contro il nemico in avvicinamento ha il suono della sicurezza che arriva dall'alto. Anche dopo l'esfiltrazione dei feriti, l'A129 continua a sorvolare la zona in cerca di possibili nemici.

Con il suono dell'A129 in allontanamento verso nuovi orizzonti, finisce la mia avventura con la Folgore all'esercitazione Mangusta 2015. Questa esercitazione, così come lo sono state la Swift Responce e attualmente la Trident Juncture, ha lo scopo di testare le procedure d’impiego della brigata Folgore, alla luce dello sviluppo delle nuove capacità dell’Esercito Italiano, in qualità di forza di intervento rapido della NATO.

Solo eccellendo in scenari ad alto realismo come questo si forgiano buoni soldati e la Folgore in quanto a buoni soldati ha fatto Storia.

(foto dell'autore)