"Diario dall'Afghanistan"

(di Alessandro Rugolo)
25/06/14

A dir la verità questo non sarà un vero e proprio diario, per tenere un diario occorre essere costanti e io non lo sono, ciò che scrivo sarà dunque, più semplicemente, una raccolta di impressioni.

Tanto per cominciare oggi è il 31 gennaio 2012, dall'inizio della missione sono passati un bel po' di giorni e siccome la mia memoria diventa sempre più labile ho deciso di scrivere qualcosa prima che il tempo cancelli del tutto le immagini e le sensazioni provate.

Mi spiace per coloro che lo leggeranno, non troveranno forse niente di bello o avvincente, non troveranno combattimenti, odio per il nemico, ma solo ricordi e impressioni. Non farò troppo attenzione neanche alla forma, queste pagine sono per me a ricordo di una parte, intensamente vissuta, della mia vita.

 

Febbraio 2012 - Herat

Ieri sono stato al centro di Herat e sono rimasto impressionato. Lungo la strada principale è pieno di gente che svolge attività di tutti i tipi, senza alcun rispetto per l'età.

Ho visto dei bambini che avranno avuto sei o sette anni aggirarsi per strada, soli, con sulle spalle un fascio di scope e palette, alla ricerca di un acquirente; ho pensato subito a mio figlio Francesco e a quanto sia fortunato.

Francesco, se un giorno leggerai queste pagine, spero vorrai rifletterci sopra.

Poi andando verso il centro ho visto delle donne afghane, o per meglio dire, ho visto dei vestiti camminare per strada...

Fa impressione vedere delle persone completamente coperte. La maggior parte avevano anche gli occhi coperti da una reticella grigia. Ho subito pensato a dei fantasmi, fantasmi di donne... sarà poi così? O la loro civiltà fa si che la cosa sia per loro assolutamente normale? I miei studi non mi aiutano.

La città è in fermento!

Il mezzo di locomozione più usato è la motocarrozzella, stile Ape. Ne esistono aperte e chiuse e nel cassone posteriore si possono vedere intere famiglie. Sono molto belle e caratteristiche. Quasi sempre rosse con disegni di cuori e molti ricami come a voler esprimere la gioia di possedere qualcosa.

Sono in tanti a spostarsi in moto, vecchie moto e motorini di tutti i tipi. Cose che da noi sono ormai scomparse. Le case poi, che dire?!

Le più antiche sono in mattoni di fango e paglia, come si costruivano un tempo in Sardegna nei paesini... tutte attaccate tra loro. Il tetto a cupola ed un fumaiolo per ognuna di esse.

Poi ci sono edifici più recenti, in blocchetti di cemento. Ed infine, di tanto in tanto, si vede qualche costruzione ben curata, recintata, con un bel cancello in ferro lavorato, con una guardia armata sul davanti...

Lungo le strade, una striscia di fango e acqua. Poi, poco oltre, le "imprese commerciali e artigianali". Si tratta di tanti piccoli negozietti tutti allineati con esposte in bella mostra le loro merci in vendita.

Dal finestrino blindato dell'auto s'intravvedevano le merci in vendita, pezzi per auto e moto, roba per la casa, riserve per l'acqua...

E' stata una giornata interessante in fin dei conti, il mio primo approccio ad una civiltà diversa, martoriata dalla guerra ma che in fin dei conti sembra non veder l'ora di rinascere.