Col Moschin 40 anni UNIS

(di Giusy Federici)
28/11/18

“Questo evento, che tratterà un tema di estrema attualità come il contrasto al terrorismo - e sono 40 anni da quando è stata istituita l’Unità speciale appositamente per questi compiti - ritengo che sia doppiamente importante. Dalla mia esperienza precedente come comandante nel Comando interforze operativo della NATO di Brunssum, nelle varie esercitazioni fatte, c’era molto, molto impegno e una capacità crescente. Queste sono forze, come gli incursori, altamente specializzate hanno capacità che si evolvono di anno in anno, con innovazioni tecnologiche per affrontare le minacce che, in decenni, hanno messo a rischio le nostre famiglie e i nostri affetti.

Si parla sempre di uso duale: a me non piace questa parola, perché a volte è astratta, ma l’essenza delle forze speciali, degli incursori, è sempre stata a 360gradi, oserei dire “sferica e universale”, perché può dare, nei momenti di necessità, risposte giuste  ovunque, in Patria e all’estero. Mi legano a loro affettuosi ricordi, come le rievocazioni delle gesta degli Arditi a Bassano del Grappa nella Grande Guerra, e la popolazione che a 100 anni di distanza è ancora così legata a questi uomini…”. Così ha esordito il capo di stato maggiore dell’Esercito, gen. di corpo d’armata  Salvatore Farina, dopo aver ringraziato i partecipanti al convegno che ricordava i 40 anni dalla costituzione dell’Unità di Intervento Speciale, UNIS, del Nono reggimento Col Moschin, il 27 novembre a Roma, nella storica Sala Biblioteca dello stato maggiore dell’Esercito.

“Gli incursori del Col Moschin sono la punta di diamante non solo nazionale ma anche internazionale e sempre un passo avanti agli altri. L’Associazione Nazionale Incursori Esercito, ANIE, ne raccoglie i valori, lo spirito e guarda al futuro, oltre che ricordare il passato dei nostri fratelli in Armi che ci hanno preceduto…”.

Il gen. Farina ha approfittato del convegno per dare un’anteprima e legarla a un desiderio: “…dopo opportuna valutazione da parte mia e del mio stato maggiore, ho deciso di autorizzare il Nono reggimento Col Moschin a dotarsi del basco grigioverde. Ho riscontrato questa forte volontà sia nell’Associazione che da parte di tutto il Reparto, nel comandante attuale e nei predecessori, non tutti ma molti… E aggiungo: la storia e il legame del Nono è da ascrivere ovviamente alle gesta eroiche compiute durante il primo e il secondo conflitto mondiale ma il Nono, oltre a essere legato alle radici storiche degli Arditi, è legato alla brigata paracadutisti Folgore. E quindi, in questa mia decisione ho scritto che autorizzo l’uso del basco grigioverde, ma desidero - e quindi spero (ma il mio desiderio è anche del comandante della brigata) – che non venga disatteso o tagliato il legame fondamentale con la Folgore. I legami e i percorsi fatti insieme rappresentano anche questo. Poi, siccome suggerisco, ma non è un diktat, mi piacerebbe che nella parata del 2 Giugno e in qualsiasi manifestazione formale si possa gridare, fortemente, prima o dopo sceglietelo voi, Arditi!!! e Folgore!!! Nessuno potrà farlo, solo voi. Credo che sia una cosa bella che vi potrà distinguere ancora di più!”.

“Ogni volta che partecipo a eventi del genere mi emoziono. Qui oggi ci sono persone che sono pezzi della mia cultura e conoscerle personalmente diventa un upgrade personale… Il mio è un ringraziamento, per il pezzo di storia e per quello che state facendo in questo momento, in ogni parte del mondo: conosciamo la vostra professionalità”, ha commentato il sottosegretario alla Difesa on. Raffaele Volpi nel suo intervento. “Il gen. Farina ha prima ricordato la genesi. Io, come faccio sempre quando intervengo in occasioni come queste, mi sono documentato, ho visto le vecchie fotografie su internet, foto particolari che riguardano la presa del Col Moschin come degli altri colli intorno al Monte Grappa. E penso di poter dire una cosa con certezza: che lo stesso spirito che si vedeva negli occhi di quei ragazzi, è la stessa fiamma di onore e ardimento che sono ancora oggi nei ragazzi del Nono….In alcune situazioni, un reparto si trasforma in comunità, in un’amicizia forte, si trasforma in fratellanza… Io sono contento di poter dire - e voi lo sapete meglio di me - che oggi il Nono è una delle prime forze speciali nel mondo. Questo vuol dire che c’è stato un percorso di professionalità e ci porta a una riflessione sulle vostre funzioni. Penso che la vostra preparazione sia particolarmente opportuna in un momento in cui i conflitti diventano asimmetrici e cambiano le forme di ingaggio all’interno dei teatri. Bisogna sapere interpretare la modernità, attraverso le specializzazioni degli addestramenti e con la necessità di avere sistemi di comunicazione, armi, protezioni adeguate… Allora in questo momento in cui noi, come Paese, abbiamo l’obbligo di scegliere qual è la nostra funzione geopolitica e strategica all’interno, in particolare, del Mediterraneo, possiamo e dobbiamo puntare su queste capacità. Ovviamente, siamo in un contesto complesso, dove non ci confrontiamo sempre con realtà comprensibili, però abbiamo un vantaggio e nel mondo ci viene riconosciuto, quella della capacità di intuizione, di interpretazione di questi teatri. Il riconoscimento della storia passa dall’ardimento delle zone del Grappa fino ai nuovi teatri in cui i nostri uomini sono impegnati. La politica a volte non sa riconoscere fino in fondo come l’interesse nazionale debba essere interpretato. Qualche volta, c’è qualche sbavatura…

Colgo l’occasione per dire che da parte mia, non approverò assolutamente alcuna forma di attacco fatto alle Forze Armate, che qualche volta leggo o vedo. Io penso che le Forze Armate, Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri, siano assolutamente intangibili… Io sono onorato dell’incarico che ho avuto, lo sento in maniera forte…Sto conoscendo una classe dirigente, una capacità all’interno del personale della Difesa che è straordinario e che non può essere toccato da nessuno…”.   

“Vorrei rassicurare il capo di stato maggiore dell’Esercito: noi, come Associazione e avendo già svolto il nostro periodo di servizio dentro la brigata Folgore, prima che il Nono uscisse fuori con il COMFOSE (Comando delle Forze Speciali dell'Esercito, ndr), ci riteniamo sempre l’altra faccia della stessa medaglia. Perché è vero, dell’Associazione nazionale paracadutisti d’Italia Anpd’I, facciamo quasi tutti parte e poi siamo anche, con il generale Bertolini, i gemelli nella stessa medaglia. Noi continueremo sempre a portare nel cuore la brigata Folgore, perché la maggior parte di noi lì è nata. Noi non negheremo mai questo. Folgore per noi è storia”, ha detto il presidente dell’ANIE col. Angelo Passafiume.

“Per quanto riguarda questo evento, l’ho voluto fortemente, dietro l’input del generale Franco Monticone, che ringrazio per avermi dato l’idea e quindi lo abbiamo messo in piedi, al posto della solita esercitazione.  Un quarantennale per me un po’ particolare, siamo riusciti a mettere in piedi questa conferenza in accordo con il colonnello Grossi e ancor prima con il colonnello Angelucci… è importante, perché rievochiamo tutto un periodo, da quel 1978 fino ad oggi…”.

Tra gli ospiti in sala, moltissimi commilites del Nono, dall’ex comandante Giuliano Angelucci al generale Simone Baschiera al gen. Roberto Vannacci, ex comandante della brigata Folgore.

Il gen. Franco Monticone, ha comandato il Col Moschin dal 1978 al 1980 ed anche l’Unità d’Intervento Speciale, da lui costituita. A lui si devono anche la costituzione dei reggimenti Ranger, Acquisizioni obiettivi ed Elicotteri per le operazioni speciali. Ha tenuto una lectio magistralis su “Iniziali implementazioni organizzative e dottrinali per la condotta di operazioni antiterroristiche”, un intervento che ha ripercorso la nascita delle UNIS, ricordando come gli incursori dell’Esercito e della Marina militare siano stati attivati solo in caso di assoluta emergenza come a fine anni ’70, (al tempo del rapimento e uccisione di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse), essendo reparti che hanno preparazione simile a quella di polizia e carabinieri.

“Nel 1978 sono stati coinvolte le forze speciali dell’Esercito e della Marina militare perché, tra tutti i reparti operativi, sono quelli che avevano e hanno la capacità e la cultura di concepire, organizzare, condurre operazioni ad alto rischio...”, ha spiegato il gen. Monticone, ricordando anche quanto debba essere accurata la preparazione per forze speciali concepite in questo modo ma anche le grosse criticità che si possono incontrare e che mai sono prese alla leggera, a cominciare dal fatto che se ci sono ostaggi vanno liberati e si fa di tutto per salvare loro la vita.

È un tema e una preoccupazione che ricorre spesso, anche se gli italiani tendono a dimenticare, ma ieri era il terrorismo delle Brigate Rosse, oggi del Daesh e delle varie sigle che si riconoscono in un certo Islam radicale. Forse anche per questo, perché da noi non c’è stata una soluzione di continuità, che le nostre forze speciali, di tutte le Armi, le nostre forze dell’Ordine, l’Intelligence e il monitoraggio sul territorio non hanno mai abbassato la guardia, in un lavoro congiunto, corale, dove ognuno ha il suo ruolo ma tutti lavorano insieme per una causa comune. Ne ha parlato Lamberto Giannini, direttore dell’Ufficio antiterrorismo italiano da cui dipende anche il Nocs della Polizia di Stato, nel suo intervento dedicato a “Sicurezza nazionale, situazione odierna e aspetti tecnici evolutivi auspicabili”.

In questo momento ci troviamo ad affrontare un tipo di minaccia molto particolare, ci siamo trovati di fronte a un’organizzazione terroristica che è diventata uno Stato e che ha dichiarato una guerra, ha proposto un’idea che ha affascinato tantissime persone, ha richiamato tantissimi combattenti anche dall’estero - parliamo di oltre 5mila persone che dall’Europa sono andare a combattere con l’idea del Califfato -  che fin dall’inizio aveva l’idea di espandersi fino all’Europa e questo ancora prima che ci si rendesse conto della portata del problema, a cominciare dall’attacco al museo di Bruxelles da parte di un uomo addestrato con tecniche militari…”, ha detto Giannini, ricordando che l’Italia è comunque nel mirino, sia perché centro della Cristianità che per la nostra presenza nei teatri esteri, dove i nostri militari aiutano nella stabilizzazione delle aree e riscuotono un consenso che ai terroristi ovviamente non piace.  

Il gen. Nicola Zanelli, comandante del COFS, ha trattato “Evoluzione, prospettive e punti di forza del comparto Forze Speciali nel contrasto alle attività eversive in territori permessivi e non” e di come, a vario titolo, le Forze speciali possano collaborare con la Difesa, il Governo e gli Interni.

Il col. Yuri Grossi, comandante del Nono, ha chiuso i lavori parlando de “Gli incursori dell’Esercito nel 21esimo secolo: aspetti evolutivi per affrontare il moderno concetto di sicurezza globale”.