Operazione Piombo Fuso: striscia di Gaza 2008

(di Tiziano Ciocchetti)
09/04/18

Dal 27 dicembre 2008 al 19 gennaio 2009 è avvenuto lo scontro, nella striscia d Gaza, tra le forze delle IDF e i miliziani di Hamas.

La genesi del breve conflitto si verifica quando un leader di Hamas annuncia la fine della tregua – durata circa sei mesi - con lo Stato di Israele, con conseguente lancio di razzi. Obbligato a reagire, il governo di Tel Aviv lancia l’operazione Piombo fuso. Fin dall’inizio delle attività militari emerge, da parte delle IDF, la difficoltà politica nel colpire un avversario, imbevuto dell’ideologia del martirio, che si fa scudo con circa 1,5 milioni di civili residenti nella striscia.

L’operazione è cominciata con l’attacco simultaneo - contro comandi e stazioni di polizia – di 40 F-16 che provoca 160 morti tra i miliziani di Hamas e 40 fra i civili, in parte colpiti nel corso di una cerimonia di consegna dei brevetti ad allievi poliziotti.

L’attacco era preventivato per le 11,30 ma è stato spostato nel tardo pomeriggio a causa delle avverse condizioni meteo. A questo punto i miliziani di Hamas si sono dispersi fra gli innumerevoli tunnel sotto i centri abitati, dove risultava molto più difficile colpirli. Da zone densamente popolate hanno continuato a lanciare razzi verso i centri israeliani, inclusi quelli di fabbricazione cinese da 122 mm con una portata di 42 km, in grado di colpire anche tre basi dell’aeronautica.

Gli israeliani hanno risposto con attacchi aerei, di artiglieria, sia terrestre che navale, riuscendo ancora ad eliminare 300 miliziani, incluso lo pseudo ministro degli interni di Hamas e altri dirigenti. Le unità terresti delle IDF, con in testa i carri Merkava IV, sono entrate nella striscia operando attacchi soprattutto di notte, potendo contare su una vasta disponibilità di camere termiche visori notturni.

Le forze israeliane ovviamente stavano molto attente a non esporre eccessivamente i propri soldati, tuttavia in un combattimento urbano si tratta di un’impresa molto difficile, anche se le IDF impiegano mezzi per la fanteria molto protetti. Infatti l’Esercito con la stella di David dispone di veicoli corazzati per la fanteria meccanizzata realizzati modificando gli scafi di carri da battaglia – come ad esempio gli Achzarit, ricavati dagli scafi dei T-55 di preda bellica, oppure i Namer, derivati direttamente dagli scafi dei Merkava IV -, in grado di incassare colpi che altri mezzi non reggerebbero. Inoltre i veicoli israeliani dispongono dei primi sistemi di difesa attiva, in grado di distruggere razzi e missili controcarro in avvicinamento, in questo caso per mezzo di una sorta di scarica di frammenti al tungsteno ad alta densità. Sembra che questo sistema difensivo abbia funzionato ottimamente, riducendo sensibilmente il numero dei veicoli danneggiati.

Alcune fonti asseriscono un solo caso in cui un razzo controcarro, partito da un lanciarazzi russo RPG-29, sia riuscito a penetrare la protezione spaziata di un bulldozer D-9, utilizzati come apripista delle colonne corazzate. I Merkava II, III e IV, impiegati nei combattimenti, sono stati ulteriormente protetti con l’aggiunta di corazze composite, nonostante questi accorgimenti alcuni sono sati messi fuori combattimento a causa di potenti cariche esplosive interrate.

I combattimenti sono continuati per diversi giorni, colpendo anche i tunnel con l’Egitto, attraverso i quali passano ingenti quantitativi di materiale per i miliziani di Hamas e senza che venisse messo in piedi alcuna operazione per evacuare i civili dalla striscia; ennesima riprova di quanto complessa sia la situazione.

Contro la rete di tunnel sono state utilizzate bombe di precisione con spoletta di prossimità ( ritardata ), in modo che esplodessero in profondità, in modo da interrompere i collegamenti sotterranei attraverso il confine.

Fin dall’inizio dell’operazione Piombo fuso, la striscia di Gaza è stata divisa in due segmenti, tuttavia non si è pianificato alcun assalto finale in quanto le vittime civile sarebbero state troppo numerose. Comunque nel corso delle attività sono state impiegate cinque unità tra corazzate e meccanizzate, con massiccio appoggio aereo, sia da parte di velivole che di elicotteri d’attacco AH-64D Apache, nonché numerosi UAV in volo per sorvegliare la situazione.

Il problema con i razzi è che possono essere lanciati utilizzando dei dispositivi a tempo, in modo che per quanto celere possa essere la reazione, i miliziani tranquillamente possono ritirarsi nei tunnel, lasciando esposti i civili.

Rispetto all’operazione di due anni prima in Libano – operazione Pioggia d'estate – gli israeliani sono stati piuttosto abili nell’evitare le trappole esplosive dei miliziani. Questa volta non sono state diramate informazioni circa le perdite subite e anche per la stampa sono stati messi dei limiti di accesso alle zone di operazione.

L’ultima decina di giorni, la pressione delle IDF è stata continua, senza tuttavia l’intenzione di occupare aree densamente popolate, nel frattempo venivano concordate una serie di tregue ( tre ore fra le 12,00 e le 15,00 ), in cui si effettuava l’evacuazione dei non combattenti.

Nonostante i costanti attacchi israeliani, Hamas riusciva, seppur con grandi difficoltà, a lanciare razzi (foto sotto), anche se in modo impreciso. Alla fine si è giunto, il 18 gennaio 2009, ad un precario cessate il fuoco, sotto pressione delle organizzazioni internazionali. In seguito a tale accordo, le IDF si sono ritirate dai territori della striscia entro il 24 gennaio, data in cui si è insediato il presidente statunitense Obama.

Ovviamente Tel Aviv non poteva ottenere una vittoria schiacciante, in quanto sarebbe stata condizione imprescindibile occupare tutta la striscia di Gaza e cercare, in mezzo a oltre un milione di civili, i miliziani di Hamas. Tuttavia gli integralisti islamici, appoggiati dall’Iran, hanno subito durissimi colpi e una parte della popolazione si è resa conto di essere in ostaggio e sostanzialmente indifesa.

Sembrerebbe che le perdite israeliane siano state contenute, anche se, a differenza del 2006, molte delle informazioni sono rimaste segretate.

Da segnalare l’impiego, da parte degli israeliani, del sistema di sminamento TSEFA, che consiste in un razzo con corda esplosiva a rimorchio, una sorta di evoluzione delle famose VIPERE (in passato utilizzate anche dall’Esercito italiano) e GIANT VIPER. Inoltre si sono rivelati di grande efficacia i proietti, con spoletta a tempo, da 120 mm dei MERKAVA, progettati per esplodere con precisione sopra gli obiettivi, sfruttando le possibilità offerte dai telemetri laser.

Ha destato non poche polemiche, soprattutto in ambito internazionale, l’impiego di proietti da 155 mm al fosforo bianco, anche loro con spoletta di prossimità. Questo tipo di munizioni hanno la funzione di creare un denso fumo che ostacola la visione del nemico anche in presenza di vento. È altresì vero che, se le IDF avessero voluto causare perdite maggiori, avrebbero potuto utilizzare ben altri sistemi d’arma.

Appare evidente che la soluzione non possa che passare dalla rimozione dell’ala più radicale di Hamas, attualmente in grande difficoltà, in quanto si è dimostrato incapace di sostenere un confronto militare con lo Stato ebraico e ha sottoposto a gravissimi rischi la popolazione civile delle striscia.

(foto: IDF)