Marzo 222 a.C. Nella battaglia di Clastidium la prima “Unità d’Italia” sotto il vessillo della legione manipolare

(di Andrea Pastore)
15/03/17

Era il III secolo a.C., precisamente il 222, quando presso Clastidium (Casteggio nell’Oltrepò Pavese, nda) l’esercito di Roma, guidato dal Console Marco Claudio Marcello, chiudeva definitivamente la partita con i Galli Insubri ed i Geti, portando a compimento la conquista della penisola italica; tanti piccoli villaggi di capanne che punteggiavano i colli nei pressi del Tevere in poco più di cinquecento anni ponevano il proprio controllo politico e militare su un territorio di oltre 100.000 km2, Roma diveniva per la prima volta nella storia punto di riferimento formale per l’intera penisola, inaugurando, forse inconsapevolmente, la sua bimillenaria storia di capitale.

Le legioni che sconfisse Viridomaro, re dei Gesati e guida delle tribù galliche con capitale Maediolanum consentì ai romani di raggiungere l’alta valle del Po, annettendo di fatto l’ampia pianura tra le odierne regioni storiche di Emilia e Lombardia.

L’esercito romano di questa lontanissima epoca storica era strutturato secondo il modello manipolare tramandatoci in modo dettagliato da Polibio: i legionari erano reclutati annualmente sul Campidoglio tra tutti i cives sottoposti agli obblighi di leva, in particolare ogni cittadino tra i 18 ed i 46 anni, con un reddito non inferiore alle 400 dracme, aveva l’obbligo di compiere da un minimo di 10 campagne militari annue, per i coscritti in cavalleria, ad un massimo di 16 campagne militari l’anno, per gli individui inquadrati nella fanteria. Il reclutamento avveniva attraverso un complesso procedimento che combinava elezioni e selezione dai più giovani ad i più anziani per giungere, a conclusione del complicatissimo meccanismo formale, ad avere la Legione quale unità tattica costituita, in base a regole anagrafiche e di censo, in quattro gruppi denominati velites, hastati, princeps e triarii, con un totale di 4200 uomini a cui andavano aggiunti 10 squadroni di cavalieri (turmae) per un totale di 300 unità a montate. Tale forza di manovra veniva sempre più spesso accompagnata da auxilia numericamente equivalenti, ma con compiti complementari a quelli della legione romana e mai come rincalzo o rinforzo.

Tornando a Clastidium, la massa legionaria romana, quando furono maturi i tempi, guidata dal console Marco Claudio Marcello mosse verso la città fortificata di Acerrae, nell’area attualmente compresa tra Cremona e Lodi, casus belli fu la pericolosa offensiva condotta tre anni prima dai Galli Insubri presso Talamone, evento che necessitava di essere vendicato in nome dell’integrità di un’Urbe che si faceva sempre più ampia secondo il principio secondo cui l’integrità del proprio nucleo centrale, situato sulle rive del Tevere, dovesse essere salvaguardato attraverso azioni espansionistiche.

Al fine di alleggerire la pressione su Acerrae gli insubri, supportati da forze mercenarie di Geti provenienti dal Rodano, puntarono su Clastidium, città nelle mani dei Marici, popolazione Ligure alleata dei romani. Venuti a conoscenza dell’azione diversiva ideata dai galli e dai propri alleati i romani non caddero nella trappola e inviarono contro i celti unità di cavalleria che attraverso azioni rapide di avvolgimento spinsero i nemici verso un corso d’acqua, probabilmente il Coppa, ove molti di questi trovarono la morte, tra essi cadde anche il re Viridomaro e per Roma su spianata la via in direzione di Milano.

Al Console Marcello fu conferito l’onore del trionfo per la schiacciante vittoria che realizzerà le premesse alla successiva unificazione del territorio italico sotto il segno di Roma.

La cittadinanza a tutti gli abitanti della penisola verrà formalmente concessa solo con la Lex Roscia del 49 a.C., estensione della più nota Lex Papiria dell’89 a.C., tuttavia Clastidium porrà politicamente le premesse logiche per le predette definizioni normative, probabilmente realizzate ancora prima del 49 se solo i celti, nel 218 a.C., non avessero sostenuto la campagna italica di Annibale in nome di una effimera riscossa che si infrangerà contro le legioni redivive di Capua, riunitesi a Zama per lo scontro decisivo, ma questa è un’altra storia.