La Corea del Nord e il nucleare (1/3): premesse ideologiche e storiche

16/10/17

La Corea del Nord è stata posta sotto l’attenzione dei riflettori internazionali per l’intensificazione del suo programma nucleare e la sperimentazione di missili intercontinetali, con il lancio, sempre più frequente di vettori che - tra il provocatorio ed il dimostrativo - hanno sorvolato lo spazio sopra il Giappone e percorso la stessa distanza dall'isola di Guam, avamposto statunitense nella regione. A rincarare la dose seguono le rituali minacce mosse dal leader della Corea del Nord, Kim Jong un, verso gli Stati Uniti.

Dall’altra parte, il presidente americano Trump ha risposto accusando la Corea del Nord di essere un pericolo per la pace mondiale, uno Stato Canaglia che cerca di dotarsi di un arsenale nucleare in grado di annichilire la Corea del Sud, il Giappone e gli USA, portando il mondo intero verso un’apocalisse nucleare.

Questo è il riassunto della situazione che mediamente viene fatto dalla stampa italiana e occidentale. Ma siamo sicuri che tale reseconto offra un quadro lucido e completo della vicenda? Andiamo per ordine.

Innanzitutto bisogna specificare che la Corea del Nord è uno Stato nato dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale, dopo la sconfitta del Giappone. La Corea al tempo era un unico Paese che si estendeva su tutta la penisola. Dopo secoli di dominazione straniera, venne ufficialmente annessa all'Impero Giapponese nel 1910. La lotta di liberazione contro l'invasore nipponico fu guidata dopo il 1943 dal Partito Comunista Coreano, precisamente dal suo leader, Kim Il sung, il quale fu supportato dall'Unione Sovietica, mentre altri gruppi di coreani combatterono al fianco degli Alleati. La penisola coreana fu “provvisoriamente” divisa alla fine del secondo conflitto mondiale in due parti, divise dal 38° parallelo. La parte Sud finì sotto amministrazione statunitense, mentre il Nord cadde sotto l'influenza sovietica. Il desiderio di entrambi i governi era di instauratisi nelle rispettive aree opposte, riunificando così il paese.

La situazione precipitò nel 1950, quando i nordcoreani, supportati economicamente dai sovietici e dai cinesi, invasero il Sud. L'esercito della Corea del Sud, mal equipaggiato e mal addestrato, fu travolto dalla fulminea avanzata delle truppe di Kim Il sung, arrivando in pochi giorni ad occupare Seul, la capitale del Sud. Intervennero gli USA e la guerra si protrasse per circa tre anni, con numerose avanzate e ritirate da ambo i lati, finché venne firmato un armistizio. Fu decretato che il confine rimaneva al 38° parallelo (con qualche modificazione territoriale). Ad oggi, non esiste un trattato di pace fra i due Paesi, i quali rimangono formalmente in guerra.

Dopo la fine della guerra, la Nord Corea continuò a svilupparsi, seguendo il modello sovietico, seppur con le proprie particolarità. La caratteristica che contraddistingue il comunismo coreano è la filosofia dello Juché: una particolare dottrina politica che mescola assieme socialismo marxista, patriottismo, corporativismo, autarchia e culto della personalità del capo (per approfondire si può trovare il discorso tenuto da Kim Il sung per spiegare questa particolare concetto politico, chiamato “Sull'eliminazione del dogmatismo e del formalismo e il costituirsi dello Juché nel lavoro ideologico”).

Lo Juché rifiuta l'internazionalismo marxista ma sposa l'idea del “socialismo in un solo Paese”, propugnato da Stalin, nell'ottica di poter quindi rendere la Patria come un organismo completamente autosufficiente e slegato alle forze esterne.

La Patria come il Popolo: il popolo si deve liberare dalle catene imposte dalla Borghesia, dai nobili, dagli stranieri. Deve essere indipendente.

Non minore è l'influenza esercitata dal confucianesimo e dal buddhismo: come il Popolo deve ottenere la libertà contro le classi dominanti, e quindi realizzare la propria rivoluzione raggiungendo la consapevolezza di essere sfruttato, anche l'uomo deve divenire indipendente e realizzare il proprio destino.

Un'ideologia basata sulla cognizione di appartenere a qualcosa di più grande, come lo Stato, inteso come fine ultimo della realizzazione umana.

Lo Juché prevede poi che le masse debbano essere guidate da uomini superiori: la dinastia dei Kim, fondatori della Patria, ne è l'esempio lampante. Infatti, la propaganda nordcoreana narra che Kim Il Sung sia nato mentre una cometa attraversava il cielo, come se la sua venuta al mondo fosse voluta dagli Dei.

Kim Il Sung morì nel 1994, dopo la sua morte gli succedette il figlio, Kim Jong il, come leader supremo e segretario generale del Partito dei Lavoratori di Corea. Kim Jong il non divenne mai presidente della Nazione poiché Kim Il sung, al momento della sua morte, fu dichiarato “Presidente Eterno” e “Padre della Patria”.

Kim Jong il rafforzò il principio del “Songun”, tradotto come “Prima l'esercito”. Questo concetto politico, quindi, pone l'esercito in una posizione di superiorità rispetto ad altri organi statali: esso diviene il principale elemento della società nordcoreana e del suo governo. La politica del Songun è influenzata principalmente da due differenti visioni del mondo: una idealistica, la quale fa capo ai concetti del comunismo maoista, e una pragmatica, che riguarda l'esistenza stessa dello Stato Nordcoreano.

La parte idealistica del Songun, che come abbiamo detto deriva dal Maoismo, è determinata dall'idea che il potere politico nasce dal potere militare - “il potere politico nasce dalla canna del fucile” - pensiero che va contestualizzato in un determinato periodo storico: la Cina degli anni 40', decennio in cui il Maoismo prese potere, era sqarciata dalla guerra, sia civile che di liberazione. È assolutamente ovvio che il Comunismo Cinese (e indirettamente anche quello nordcoreano) sia fortemente legato a un'idea di potenza militare, ordine e disciplina. Semplicemente è nato grazie alla guerra, quindi vivrà con il mito della guerra. Alla fine, mentre il comunismo cinese ha seguito un percorso a sé stante, la Corea è rimasta fortemente legata a quest'idea politica.

Dall’altro lato, la parte pragmatica che rende indispensabile e chiarisce le ragioni dell’investimento militare, invece, è più semplice e si base su questi dati di fatto: il governo Pyongyang è fortemente isolato in ambito internazionale. I suoi unici alleati sono la Cina, l'Iran, Cuba, la Siria e intrattiene minimi rapporti commerciali con la Russia. Il resto del mondo o non se ne occupa oppure la minaccia, come fanno gli USA, provocando la Corea del Nord con continue esercitazioni e col mantenimento di truppe nella parte sud della penisola coreana, oltre a mantenere una flotta nel Pacifico. Quindi, siccome i comunisti coreani temevano e temono per la sopravvivenza del proprio Paese, devono investire moltissimo in armamenti e sistemi di attacco. Senza escludere la costruzione di armi e impianti nucleari.

Appare dunque logico che lo stretto rapporto tra potere politico e forza militare divenga caposaldo della politica di Pyongyang. A questo proposito, va aggiunto che il programma nucleare nordcoreano ha subito un'accelerazione in concomitanza con la caduta di Hussein, e più avanti con quella di Gheddafi. Ergo, l’atteggiamento americano si pone come principale causa della corsa agli armamenti nucleari di Pyongyang.

La Corea del Nord non si sente al sicuro e sa di essere nella famosa lista statunitense dei Paesi in cui, prima o poi, “sarebbe opportuno esportare un po’ di democrazia”. Ed ecco che, la politica del Songun e le armi nucleari, costituiscono un ottimo deterrente per inibire le "ambizioni imperialistiche statunitensi". Molti studiosi militari sostengono che la Corea del Nord, attualmente, disponga della potenza di fuoco necessaria per radere al suolo l'intera Seul, oltre che buona parte del sud della penisola coreana. Questa stima terrebbe a bada le "mire imperialistiche degli USA e dei suoi alleati nel Pacifico", mentre avvicina ancora di più a sé due attori geopolitici importanti: la Cina e la Russia, le quali non vogliono gli Stati Uniti nel “pianerottolo di casa”.

Kim Jong il morì nel 2011, succeduto da Kim Jong un. Il “brillante compagno” ha cercato di riaffermare la supremazia del Partito sui vertici dell'esercito, riuscendoci, e infine ha ampliato il numero e la qualità di armamenti disponibili per l'Esercito Popolare di Corea. I lanci, le prove e infine le parate sono solo la diretta conseguenza delle sue promesse e degli obiettivi fissati nel corso dei congressi del Partito.

Federico Gozzi e Manuele Serventi Merlo

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(foto: web / U.S. DoD / KCNA)