Il 17 marzo si ebbe il Risorgimento Monarchico. Ma ci fu qualche tentativo Repubblicano?

(di Federico Gozzi)
16/03/17

Il termine “Risorgimento” indica un periodo della storia italiana, storiograficamente collocato dalla sconfitta di Napoleone con il conseguente Congresso di Vienna (1815), alla proclamazione di Roma come capitale del neonato Regno d'Italia, nel 1871. Alcuni storici italiani fanno terminare il periodo risorgimentale nel 1918, in concomitanza con la vittoria conseguita durante la Grande Guerra, definita da essi come “quarta guerra d'indipendenza”, definizione volta a mostrare un collegamento con l'unificazione avvenuta quasi mezzo secolo prima (ricordiamo che nella I guerra mondiale l'Italia cercò di conquistare parte del Triveneto e le terre irredente istriane e dalmate). In questo frangente il 17 marzo è una data fondamentale, nella quale si compiono tre differenti fatti: nel 1805 viene proclamato il primo Regno d'Italia, guidato da Napoleone; nel 1848 Venezia si ribella agli austriaci, resistendo all'assedio fino all'anno dopo. Infine, il 17 marzo 1861, Vittorio Emanuele II viene proclamato Re d'Italia.

Ma facciamo un passo indietro: dopo la caduta dell'Impero napoleonico, l'Italia si trovava in una situazione politica disastrosa, preda delle potenze vincitrici. I vari stati italiani furono ceduti o quantomeno furono posti sotto l'influenza dell'Austria governata dagli Asburgo-Lorena. Ciò aprì la strada ad un già latente sentimento patriottico italiano, consapevolmente presente nella classe intellettuale italiana ma quasi totalmente assente fra le masse popolari. Bisogna ricordare che i primi appelli ad un'unità nazionale si trovavano perfino ne “Il Principe” di Machiavelli, il quale propugnava un principato italico per contrastare gli invasori.
Proprio in questo bisogna fare una distinzione: ci fu un risorgimento politico, concreto, che scatenò rivolte contro gli occupanti e promosse esperimenti politici avanzati (come la Repubblica Romana del '49) e ci fu un risorgimento letterario, che ebbe inizio con l'Illuminismo e acquisì una maggiore spinta durante il Romanticismo, riuscendo così a ispirare e guidare la rivoluzione culturale e politica a cui l'unità d'Italia portò.
Non bisogna però pensare che il Risorgimento Italiano sia stato un movimento omogeneo: fu un aggroviglio di diverse idee, democratiche, clericali, liberali, socialiste e talvolta autoritarie che confluirono assieme per soddisfare una contingenza storica, ovvero l'unificazione. L'eterogeneità insita nelle forze nazionali italiane portò a diverse rivolte e rivoluzioni, le quali, non essendo coordinate fra di loro, finirono quasi tutte per fallire, lasciando campo libero alla monarchia sabauda, unica in possesso della forza sia diplomatica sia militare per unire il Paese. Questo è uno dei motivi per i quali lo Stato Italiano nacque come monarchia e non come Repubblica o Stato della Chiesa.

In questo articolo tratteremo della Repubblica Romana del 49', proclamata da Galletti, Masi e Saffi a seguito della cacciata del Papa Pio IX da Roma nel pieno dei moti risorgimentali del 1848. I motivi che portarono alla fuga del Pontefice furono molteplici: innanzitutto la ritirata dell'esercito romano nella I guerra d'indipendenza (combattuta nel Triveneto dai Savoia, dai Lorena di Toscana, dai Borbone e infine dal Papato contro gli austriaci), la quale causò un malcontento popolare. Un altro motivo fu l'instabilità politica dello Stato Pontificio, causata direttamente dalla linea neutralista di Pio IX, la quale raggiunse il suo culmine quando venne assassinato il Conte Pellegrino Rossi, Primo Ministro del Papa, il quale aveva sposato una dottrina politica moderata, ove sosteneva sia i patrioti sia la Curia.

Dopo l'uscita di scena del Papa (che riparò a Gaeta, nel Regno delle Due Sicilie), la proclamazione della Repubblica fu abbastanza rapida. A Roma affluirono diversi volontari provenienti da tutta Italia e anche dall'Europa, tra i quali personaggi eminenti come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini, quest'ultimo entrò a far parte del triumvirato (assieme a Saffi e Armellini) che si pose a guida del nuovo Stato. Garibaldi, invece, organizzò un esercito, formato sia da romani sia da vari volontari, il quale successivamente offrì un'aspra resistenza alle forze di spedizione francesi inviate da Napoleone III per restaurare il potere temporale del Papa.

La Repubblica si dotò di una costituente, a cui si unirono alcuni deputati toscani inviati dalla neonata Repubblica Toscana, Stato sorto dalle insurrezioni contro i Lorena avvenute nella regione che ha dato i natali a Dante. La Costituzione della Repubblica Romana era innovativa per i tempi, era previsto il suffragio universale, nel quale rientravano perfino le donne. Furono stabiliti diverse tutele sociali, come la riforma agraria e il diritto alla casa di proprietà; lo Stato fu definito laico e vigeva la libertà di culto, di opinione e di stampa. Inoltre furono abolite la pena di morte, di tortura e fu introdotto il matrimonio civile. Nella Costituzione veniva propugnata la nazionalità italiana, ma non si impediva o si limitava la presenza di forestieri non italiani.

La Repubblica ebbe vita breve: durò solo 5 mesi, dal 9 febbraio al 4 luglio del 1849, sotto i colpi degli assalti francesi. La resistenza dei repubblicani fu tenace e piena di atti eroici, tra cui le famose difese di Ponte Milvio (difeso da un battaglione di universitari) e di Villa del Vascello, difeso da volontari italiani. Fu durante questo assedio che Goffredo Mameli morì di cancrena, probabilmente colpito da un proiettile durante un assalto. L'ultima battaglia combattuta dai repubblicani fu sul Gianicolo, ove erano asserragliate le truppe romane. Accerchiati dai francesi e senza quasi più munizioni, Garibaldi ordinò un'ultima carica alla baionetta, che causò un furioso corpo a corpo, nel quale gli italiani combatterono con le unghie e con i denti, causando più di 2000 morti tra le fila francesi. Le perdite repubblicane ammontano a quasi 3000 tra morti e feriti.
La resa fu presentata il 1° di luglio. Garibaldi affermò che la sconfitta era da attribuire alla lentezza della macchina democratica, rea di non far prendere decisioni ad un solo uomo in tempi di crisi e quindi di ostacolare la rapidità della reazione.

Dopo la caduta di Roma, l'Italia rivoluzionaria era preda delle forze della reazione. I Savoia avevano firmato il trattato di pace con gli austriaci. I Lorena e i Borbone, ritirati l'anno prima dalla guerra contro gli occupanti germanici, erano in preda all'instabilità politica. L'unica città che continuava a resistere era Venezia, assediata dalle forze dell'Impero Austro-Ungarico. I moti patriottici del 1848 erano falliti e con essi sembravano sfumati i sogni di riunificazione nazionale e di indipendenza degli italiani. Sogni destinati a concretizzarsi dopo il decennio 1850-1860.