Guerra di popolo e guerra di re: morti e feriti, ma qualcosa cambia con la Rivoluzione

10/06/17

La “guerra del re” era un fatto “privato”. La “casta” militare di una Monarchia confliggeva con quella, identica e, quindi, speculare, di un'altra. I “professionisti” dispiegavano sul campo ciascuno la propria “cultura” militare in un confronto che lasciava sul terreno morti e feriti che, non essendo più adatti al combattimento presente e, in generale, nemmeno a quelli futuri, non interessavano più di tanto i superstiti. Gli “eserciti del re” erano strutturati su compagini non particolarmente numerose e, morto un soldato, bastava arruolarne un altro. La demografia del Paese, tutto sommato, non ne soffriva in modo sensibile ed il popolo, in generale, era scarsamente coinvolto. Emblematico, in tal senso, il cinico detto: “O Franza o Spagna, purché se magna”, attribuito al Guicciardini1. Anche perché i soldati erano, appunto, tali: pagati, poco e non stabilmente, per combattere e morire per un re di cui, spesso, avevano solo sentito parlare e che, in genere, non avevano neanche mai visto. Combattere e morire... in genere erano anche le uniche due cose che sapevano fare. Non erano, in altre parole, chiamati a dare la vita, se necessario, per un ideale o per una Patria che era concetto estraneo al comune sentire dell'epoca. In genere erano uomini che non trovavano utile o proficuo o possibile impiego in ambito “civile” o che da quel contesto si trovavano, per tanti motivi, a essere estromessi se non rifiutati. Gli ufficiali, ai vari livelli, erano, invece, dei veri professionisti in quanto appartenevano, in generale come figli cadetti, alla classe nobiliare che, per definizione, era chiamata all'arte delle armi non tanto per difendere la Patria, quanto i propri privilegi di casta.

La prima “Guerra di popolo” dei tempi moderni fu combattuta dagli eserciti della Francia rivoluzionaria contro gli eserciti regi delle varie Potenze dell'Ancien Régime. Potenziati e incrementati numericamente durante l'Anno II (1794) con l'afflusso dei volontari e con la "leva in massa", gli eserciti francesi si fondavano soprattutto sulla accesa motivazione rivoluzionaria e patriottica dei soldati e, anche, degli ufficiali, non più tratti dall'aristocrazia, sull'amalgama tra truppe regolari (i "bianchi") e i volontari (gli "azzurri"), sull'elezione dei comandanti subordinati, sulla promozione per merito e non per diritto di sangue e sulla presenza dei Rappresentanti in missione2 che cercavano di esaltare il patriottismo e reprimevano duramente tradimenti, debolezze e codardia.

Dal punto di vista tattico le armate rivoluzionarie, poco disciplinate, ma dotate di grande spirito offensivo, fondarono i loro successi sull'ordine sparso e sulle cariche alla baionetta in colonne serrate e dimostrarono la loro superiorità sugli eserciti delle potenze monarchiche che si erano affrontati, fino ad allora, nella guerra regia.

Dopo una difficile fase iniziale caratterizzata da disorganizzazione e sfiducia nei vecchi comandanti aristocratici, che in parte disertarono in parte furono ghigliottinati, le Armate rivoluzionarie, guidate da ufficiali giovani e aggressivi, salvarono la Repubblica, respinsero gli attacchi delle Potenze continentali ed ottennero brillanti vittorie. L'Esercito fu l'organizzazione più riformata durante la Rivoluzione.

Ufficialmente le armate rivoluzionarie si basarono all'inizio sul cosiddetto "Regolamento tattico” del 1791, in realtà elaborato più di un decennio prima, per eseguire le operazioni militari. Occorrevano però soldati ben addestrati e capaci comandanti. Gli uni e gli altri erano venuti a mancare negli Eserciti rivoluzionari, per diversi motivi, ed i primi risultati furono assolutamente negativi.

Il “Regolamento” venne abbandonato in favore di tattiche più semplici e già sperimentate con successo dal generale La Fayette3  (immagine a sx) nella Guerra d'Indipendenza americana. Non era richiesto infatti un particolare addestramento e si sfruttava il più possibile l'ardore rivoluzionario dei soldati.

Comunque sarebbe riduttivo considerare impreparate e armate solo di spirito rivoluzionario le armate francesi degli anni '90 del XVIII secolo. Gli sforzi per migliorare l'addestramento furono numerosissimi, mentre l'emigrazione degli ufficiali nobili aprì la carriera militare in base al merito, favorendo soprattutto ex sottufficiali e ufficiali subalterni provenienti dalle file della piccola o piccolissima nobiltà provinciale (come Napoleone, per fare un esempio tra molti), che difficilmente avrebbero potuto avere carriere veloci e sicure nel vecchio regime, ma che erano anche decisamente competenti ed appassionati nell'addestramento e nella comprensione delle esigenze dei soldati. Anzi gli ufficiali furono molto più professionali dei gentiluomini con l'hobby della guerra e del valore tipici della generazione precedente. Infine il vecchio esercito monarchico, uno dei più grandi d'Europa, non collassò, nonostante la perdita molti ufficiali (specie superiori) e di molti reggimenti stranieri mercenari, ma rimase al suo posto, permettendo un continuo scambio di idee e pratiche tra il vecchio esercito e quello nuovo (un amalgama ante litteram). Anche la milizia e la guardia nazionale furono riorganizzate, in maniera molto differente a seconda delle zone, ma sovente utilizzando veterani delle guerre precedenti e borghesi appassionati (magari in maniera fumosa ed astratta) dei dibattiti sulla tattica del secolo precedente, favorendo l'innovazione e la circolazione di nuove pratiche d'addestramento focalizzate sul soldato come individuo, cittadino, e non più come numero.

La decisiva battaglia di Valmy, 20 settembre 1792, vinta grazie all'artiglieria francese, tra le migliori d'Europa per le innovazioni introdotte e per l'alta professionalità dei suoi Ufficiali, assicurò rispetto all'esercito rivoluzionario francese che nei successivi dieci anni intraprese varie guerre di conquista.

L'eccellenza della Artiglieria rivoluzionaria, per le stesse ragioni sopra accennate, fu appannaggio di tutti i Corpi tecnici, come il Genio, e Logistici, come il Servizio Sanitario. Il Genio militare era molto sviluppato già all'epoca della monarchia, con uomini capaci di costruire ponti e strade. L'espansione dell'esercito, tuttavia, generò una scarsità di genieri nelle varie armate: Bonaparte e la sua armata d'Italia, ad esempio, nel 1796 avevano solo 2.000 genieri a fronte dei teorici 3.300. Materiale per costruire ponti, comprese le barche, erano insufficienti, e in generale i genieri dovevano improvvisare.

Servizi logistici e medici erano praticamente inesistenti all'inizio delle operazioni belliche che videro impegnate le Armate rivoluzionarie. Gli Eserciti regi non ne avevano affatto. La logistica e l'assistenza erano appaltati a privati. I feriti di truppa, lasciati lì dove cadevano, erano affidati, spesso dopo giorni e giorni di agonia, alla carità di Ordini religiosi o di pie Organizzazioni. Gli ufficiali avevano i loro chirurghi al seguito. Come già accennato in un nostro precedente contributo ci furono parecchi medici civili, poi entrati nell'Esercito per rispondere alla leva in massa, che rivoluzionarono l'assistenza direttamente sul campo di battaglia. Si può sicuramente affermare che l'attuale gestione dell'emergenza sanitaria in generale sia nata sui campi di battaglia della Rivoluzione!

Il 23 agosto 1793 il seguente proclama ordina la leva di massa: “Da questo momento e finché i nemici non saranno cacciati dal suolo della Repubblica tutti i cittadini francesi sono richiamati al servizio militare. I giovani combatteranno; gli sposati costruiranno armi e trasporteranno provviste; le donne cuciranno tende e vestiti e serviranno negli ospedali; i bambini ricaveranno garze dal lino; gli anziani, nelle piazze, susciteranno il coraggio dei guerrieri predicando l'odio del re e l'unità della Repubblica.” La leva di massa dette buoni risultati e non fu necessario ripeterla fino al 1797. L'acquisizione di esperienze permise di valutare con attenzione le tattiche più utili. Analoghe esperienze dettarono le successive linee guida per quanto riguarda le attività dei Corpi Tecnici e Logistici, di quello Sanitario in particolare rivoluzionando antichi usi e tradizioni.

Enzo Cantarano, Federico Bizzarri, Luisa Carini

 

Note

1 Francesco Guicciardini (Firenze, 1483 – Arcetri, 1540) è stato uno scrittore, storico e politico italiano.

2 Erano inviati straordinari della Convenzione Nazionale francese per mantenere la legge e l'ordine. Erano investiti di poteri praticamente illimitati che permettevano di supervisionare le azioni degli stessi comandanti militari, con la facoltà di poter giudicare il loro operato, e di istituire tribunali rivoluzionari dai pieni poteri.

3 Marie-Joseph Paul Yves Roch Gilbert du Motier, Marchese de La Fayette (1757 – 1834), è stato un militare e politico francese, protagonista sia della Rivoluzione americana, prima sia di quella francese,  poi.

Bibliografia

Cantarano E. Carini L. Storia della Medicina e della Assistenza per le Professioni Sanitarie. UniversItalia, Roma, 2013 pag 151

Chandler D. G. , Le campagne di Napoleone, vol. I, Milano, BUR, 2006

Crowdy T, French Revolutionary Infantry 1789-1802, Osprey Publishing, 2004.

Elting J. R. , Swords Around a Throne: Napoleon's Grande Armée, 1997.

Nafziger G. Royal, Republican, Imperial, a History of the French Army from 1792-1815: 4 Vol