Annibale Barca dalla Spagna all’Italia: una sfida mortale per Roma

(di David Rossi)
04/12/19

L’appuntamento oggi è col secondo colloquio con Roberto Trizio, fondatore del canale YouTube “Il Bar di Roma Antica”, il seguito del nostro articolo del 25 ottobre scorso. Questa volta parliamo della parte “europea” seconda guerra punica, croce e delizia degli studenti di scuola superiore e non solo, ma anche teatro per uno dei maggiori geni militari dell’evo antico, almeno pari a Giulio Cesare. Mi riferisco al cartaginese Annibale Barca. Sulla battaglia decisiva di Zama, punto di svolta della Storia del Mediterraneo e non solo, torneremo in seguito…

Potresti descrivere per i lettori il quadro iniziale della seconda guerra punica?

Il quadro iniziale della seconda guerra punica deriva direttamente dalla prima. Roma ha vinto una lunga e pesantissima guerra sul mare, e ha il controllo di quasi tutta la penisola italiana, della Sicilia e della Sardegna. E molto molto importante, è praticamente padrona del Mediterraneo, con la sua flotta navale.

Cartagine è stata relegata a potenza di secondo piano, con tutte le conseguenze di un conflitto perso, ma con due elementi che costituiscono i semi della seconda guerra punica. La presenza della famiglia Barca che guida il Senato cartaginese e di Annibale, totalmente intenzionato a invertire i ruoli, e la creazione di un piccolo regno "barcide" (cioè della famiglia Barca) in Spagna, che diventa, lentamente, la base operativa per lanciare la nuova offensiva.

Annibale appunto. Chi era costui? Dove si era formato? Prima delle battaglie in Italia aveva già dato prova del suo genio?

Annibale era il rampollo di una delle famiglie più influenti di Cartagine, con una educazione di primissimo livello di stampo ellenistico. Quello che rese Annibale un genio fu la capacità di adattare tecniche di combattimento del mondo greco agli eserciti occidentali e creare un proprio stile di combattimento fuori da ogni classifica.

Prima delle battaglie in Italia Annibale compie, prendendo il "testimone" da suo padre Amilcare, una serie di conquiste importanti in Spagna. Sicuramente la più impressionante è la battaglia contro 100mila Carpetani, un esercito gigantesco che tra l'altro riesce a battere facendogli attraversare un fiume con armi e bagagli prima di attaccarlo: la stessa cosa che avverrà nella battaglia della Trebbia.

Come inizia la seconda guerra punica? Come sono le forze in campo?

Per quanto riguarda i romani, questi pensano che la seconda guerra punica sarà una riedizione della prima, ovvero che si combatterà sul mare. Per questo schierano la loro flotta e la maggioranza del loro esercito in Sicilia pronti ad attaccare frontalmente l'avversario nel Nord Africa.

Per i cartaginesi invece, parte con la piena consapevolezza da parte di Annibale che un attacco frontale sarebbe impraticabile, e dunque concepisce la Spagna come punto di partenza e da lì uno straordinario viaggio attraverso l'Europa continentale con un esercito che, già solo per il fatto di arrivare a superare le Alpi, sarà portentoso.

Alla fine, però, qual è il casus belli?

Dal punto di vista puramente "tecnico" il casus belli è l'assedio della città di Sagunto.

I romani e i cartaginesi avevano firmato un patto, il "Trattato dell'Ebro" secondo cui i cartaginesi non avrebbero mai conquistato città o mosso eserciti a nord del fiume Ebro, come garanzia di non avere intenzioni bellicose con i romani.

Annibale attacca Sagunto, che era una città geograficamente a sud dell'Ebro ma politicamente "amica" dei romani, i quali immediatamente pretendono che Annibale interrompa l'assedio. In realtà Sagunto era diventata "amica" dopo i trattati dell'Ebro, per cui i romani compiono un bel funambolismo politico nel pretendere la liberazione della città. Annibale lo sa bene. È tutto calcolato.

Mentre il Senato romano discute, Sagunto viene espugnata, e Roma giunge ad un aut aut categorico. Consegna di Annibale o dichiarazione di guerra. A Cartagine, anche sulla scia delle vittorie di Annibale, prevale la frangia aggressiva, Roma non è da meno, e lo scontro si accende.

I cartaginesi sono solo impresari o anche soldati?

I cartaginesi hanno un impero sostanzialmente marittimo e commerciale. Si servono di mercenari nel caso in cui debbano affrontare la guerra: non hanno la cultura del cittadino-soldato che contraddistingue Roma. E questo sarà un punto di debolezza che condannerà Cartagine a non sostenere il passo del conflitto.

Come si svolge la guerra fuori dall’Italia?

Fuori dall'Italia Annibale compie due imprese. La prima è certamente quella già accennata in Spagna in cui sconfigge eserciti anche molto più numerosi con la qualità degli uomini e con delle soluzioni tattiche decisamente all'avanguardia per i suoi tempi. La seconda non è una guerra in senso stretto ma una sfida: la traversata dell'Europa e delle Alpi.

Alcuni dei suoi soldati, durante il percorso, disertano, altri muoiono, altri devono essere lasciati a presidiare delle zone dalle quali Annibale non vuole subire attacchi improvvisi. Il suo contingente si riduce nel tempo e confermo: i soldati che sbucano dalle Alpi nel Nord Italia non sono semplici guerrieri, ma delle macchine da combattimento nelle mani di un generale micidiale.

Quanto tempo impiega Annibale tra le Alpi e il Trasimeno?

Incredibile a dirsi: un anno. Annibale inizia l'attraversamento delle Alpi nel settembre del 218 a.C e la battaglia del Trasimeno è del giugno del 217 a.C. In questo brevissimo lasso di tempo Annibale sbuca nel nord Italia, vince sul Ticino, sulla Trebbia, supera le (allora) paludose zone della Toscana e superando il blocco romano, tende al Trasimeno una delle più gigantesche imboscate della storia antica.

Immaginiamo che Annibale dopo il Trasimeno attacchi Roma frontalmente...

Direi che sarebbe stato un disastro. Annibale è un genio, ma ha comunque un numero ristretto di soldati, è in pieno territorio nemico e con diversi socii italici pronti ad aiutare Roma. È proprio questo il punto. Annibale contava di apparire come un liberatore dagli oppressori romani e di accumulare alleati durante la propria traversata, rafforzandosi durante il cammino. E invece persino dopo il Trasimeno, Umbria ed Etruria si negano alla sua collaborazione.

È costretto a procedere verso Sud, sperando che il piano strategico di disarticolare le alleanze di Roma funzioni nel futuro. Sappiamo che non andò così.

Immagine: Michele Marsan