10 agosto 1916: Nazario Sauro affronta la morte gridando “Viva l'Italia!”

(di Marina Militare)
10/08/15

Fra tutti coloro che durante la prima guerra mondiale hanno immolato la propria vita per l’Italia ricordiamo Nazario Sauro, a 99 anni dal suo sacrificio.

Nelle prime ore del 31 luglio 1916 il sommergibile Giacinto Pullino si incagliò sullo scoglio della Galiola (all’imbocco del golfo del Quarnero, tratto di mare che si stringe tra la terraferma istriana e l'arcipelago delle Assirtidi – Cherso e Lussino - e comunicante col golfo di Fiume mediante il canale della Faresina) durante una missione contro Fiume.

L’equipaggio, constatata l’impossibilità di riprendere il mare, prima di abbandonare il battello lo predispose per l’autoaffondamento e ne distrusse i cifrari di bordo e le apparecchiature. Fra i membri dell’equipaggio catturati dagli austriaci vi è l’irredentista tenente di vascello Nazario Sauro che, dopo un breve e sommario processo, venne condannato alla pena di morte per alto tradimento, tramite impiccagione che fu eseguita alle 19:45 del 10 agosto 1916 nelle carceri militari di Pola.

Il corpo di Nazario Sauro fu sotterrato di notte e in maniera segreta dagli austriaci in area sconsacrata nei pressi del cimitero militare. Solo al termine della guerra, la marina italiana riuscì a sapere il luogo ove era stato sepolto e provvide il 10 gennaio 1919 a riesumarne la salma e alla solenne sepoltura, avvenuta il 26 gennaio nel cimitero di Marina di San Policarpo a Pola.

In quell'occasione, il capo di stato maggiore della marina grande ammiraglio duca del mare Paolo Thaon di Revel emise il seguente ordine del giorno:

«L’Austria profanatrice aveva sotterrato come cosa vile il sacro corpo di Nazario Sauro in un angolo dimenticato di Pola irredenta e sanguinante. Oggi nel cimitero di Pola nostra, noi, marina italiana, abbiamo sciolto la promessa fatta alla memoria del nostro più grande eroe del mare, dandogli in modo degno degna sepoltura. Un masso di granito semplice e puro come la Sua anima, forte come la Sua fede, ricopre le Sue spoglie e sta a indicarci nei secoli la grandezza della Patria».

Sempre il 26 gennaio 1919, Vittorio Emanuele III consegnò alla mamma di Nazario Sauro la medaglia d'oro al valor militare alla memoria, con la seguente motivazione: «Dichiarata la guerra all'Austria, venne subito ad arruolarsi volontario sotto la nostra bandiera per dare il contributo del suo entusiasmo, della sua audacia ed abilità alla conquista della terra sulla quale era nato e che anelava a ricongiungersi all'Italia. Incurante del rischio al quale si esponeva, prese parte a numerose, ardite e difficili missioni navali di guerra, alla cui riuscita contribuì efficacemente con la conoscenza pratica dei luoghi e dimostrando sempre coraggio, animo intrepido e disprezzo del pericolo. Fatto prigioniero, conscio della sorte che ormai l'attendeva, serbò, fino all'ultimo, contegno meravigliosamente sereno, e col grido forte e ripetuto più volte dinnanzi al carnefice di “Viva l'Italia!” esalò l'anima nobilissima, dando impareggiabile esempio del più puro amor di Patria.» Alto Adriatico, 23 maggio 1915 - 10 agosto 1916.