I “150” orari riscuotono successo. Gli autovelox continueranno a far cassa?

(di Gianluca Celentano)
13/11/18

La notizia è arrivata qualche giorno fa dal quartier generale della presidenza commissione trasporti alla Camera, presieduta dal leghista Alessandro Morelli, il quale ha avanzato la proposta di innalzare i limiti di velocità sulle autostrade a 150 Km/h, sempreché rientrino in specifici canoni di sicurezza.

È da premettere che la sensazione a freddo rilevata tra gli altri schieramenti politici non sembra aver suscitato particolari polemiche forse perché questa proposta comporterebbe la necessità di investire nella modernizzazione delle infrastrutture che oltre all’utilità offrirebbe al tempo stesso opportunità di lavoro

Anche se qualcuno afferma che dietro la novità dei 150 all’ora ci sia una mirata e lungimirante strategia politica, forse è proprio il caso di affermare che non importa quale sia il colore del gatto, se quest’ultimo è in grado di prendere il topo.

In effetti con i moderni sistemi di sicurezza attiva a bordo dei veicoli, l’innalzamento dei limiti porterebbe alcuni benefici per gli automobilisti e semmai l’avversità alla proposta potrebbe risiedere sulla qualità dei conducenti di automobili oggi di per sé abbastanza indisciplinati, se consideriamo che dopo l’introduzione del nuovo codice della strada nel ’92 i vecchi patentati non sono stati aggiornati a dovere sulle nuove disposizioni, come ad esempio l’uso della corsia più libera a destra.

Una proposta da non scartare a priori e, magari, potrebbe estendersi anche agli autobus e camion moderni con specifiche caratteristiche che autolimitano la velocità in relazione del traffico, rivedendo in sostanza i loro limiti massimi di velocità con uno studio specifico con le associazioni di categoria. Potrebbe infatti tradursi in un’ottimizzazione del lavoro per le imprese e in una riduzione dei tempi e dell’impegno di guida degli autisti. Proprio gli autisti di mezzi pesanti dai loro forum puntano però il dito denunciando altre necessità, in particolar modo la qualità delle infrastrutture e i troppi automobilisti indisciplinati oltre ad una concorrenza extra CEE al ribasso dei costi e della qualità, ma scarsamente perseguita e perseguibile per ovvi motivi… e ancor più d’attualità è l’aspetto pensionistico di Quota 100.

Per inquadrare meglio questo tema ripercorriamo un po' le tappe dei limiti di velocità nel nostro Paese. Il governo Mussolini, a causa del poco traffico e della confusione generata dalle troppe personalizzazioni locali sui limiti di velocità, affidò al "criterio prudenziale soggettivo" ossia alla discrezionalità degli agenti e non alle norme la disciplina dell’automobilista dando così molto potere a chi doveva controllare le violazioni. Successivamente, negli anni settanta, la crisi petrolifera indusse il governo a porre degli stringenti limiti alla velocità sulle autostrade, limiti tuttora validi. Se l’attuale proposta venisse approvata vedrebbe l’Italia al secondo posto dopo la Germania per limiti di velocità più elevati in autostrada.

Ma come stanno le cose in realtà?

In realtà nei tratti autostradali a quattro corsie, la possibilità di elevare la velocità a 150 km/h esisteva già ma la normativa non era mai stata recepita ufficialmente pertanto era praticamente impossibile incontrare segnali di divieto riportanti questo valore.

L’Italia, lo sappiamo tutti molto bene, è il paese della burocrazia, delle tante tasse e in molti casi i subdoli e innumerevoli autovelox disseminati ormai ovunque sono più una palese constatazione di questo aspetto piuttosto che un’efficace metodo per tutelare la nostra incolumità di cittadini e contribuenti.

C’è poi l’interesse legato al business di una vendita quasi forzata dei veicoli, riservato chiaramente a chi può permetterselo perché lavora, ma nonostante questa tangibile realtà sia sotto gli occhi di tutti, i dati sull’età media del parco auto italiano sono contraddittori o volutamente tali. Fatto sta che un veicolo revisionato anche se non più giovanissimo può raggiungere tranquillamente senza problemi i 150 all’ora; infatti il problema che potrebbe minare questa proposta potrebbe risiedere più sulle potenzialità di un medio automobilista rispetto all’anagrafica della propria auto.

Sotto la lente sarebbe semmai doveroso far finire le cause della frenesia e dello stress che negli ultimi decenni stanno affliggendo buona parte della popolazione italiana soprattutto nei capoluoghi, una realtà spesso legata alla precarietà e disoccupazione, oltreché alle pressioni sul lavoro. Una condizione altamente controindicata nel traffico caotico ma ideale per far cassa con le multe e che non risolve il problema, anzi indispone ancor più il cittadino esasperato. Forse iniziando ad allargare le tangenziali e le autostrade a due corsie la proposta potrebbe tradursi nelle ore di assenza di traffico, in un certo beneficio per l’automobilista.

In Germania

Sulle Autobahn federali, c'è una velocità "consigliata" di 130 chilometri all'ora, ma un limite vero e proprio non esiste, e in determinati punti si può raggiungere e superare il limite impostato sulle grosse berline dalle case automobilistiche, i 250 km/h. Chi vuole osare di più a bordo magari della sua Lamborghini, Ferrari o Maserati, si assume le responsabilità del caso, sempreché la strada lo consenta.

Un sistema collaudato e ben funzionante come del resto i severi controlli, ma c’è da aggiungere anche due aspetti che distinguono gli automobilisti tedeschi: in primis la patente non è considerata un diritto acquisito e solo se si è realmente capaci la si consegue dopo una severa scuola-guida e secondariamente le autostrade tedesche sono meno trafficate forse per un’ottimizzazione della vita anche lavorativa e l’uso del mezzo pubblico molto maggiore rispetto a noi. Va anche ricordato per la cronaca che dal 2019 anche le Autobahn saranno a pagamento e magari in funzione della tipologia di veicolo.

Resta quindi da osservare quanto suoni come proclama la proposta leghista o se potrà realmente prendere una forma concreta per favorire tutti gli utenti della strada, in un paese ormai stufo di aspettare e con l’urgente bisogno di risposte e opportunità di lavoro, sia per i giovani che per i meno giovani.