Tempo di bilanci per la MM: dopo la rotta tracciata dall'amm. De Giorgi sale in plancia l'amm. Girardelli

(di Valerio Arditi)
23/06/16

22 giugno 2016, la Marina Militare cambia il suo capo di stato maggiore, va via dopo oltre tre anni di attività intensa l’amm. Giuseppe De Giorgi e lo sostituisce l’amm. Walter Girardelli, che si ritrova al comando di una forza armata profondamente rinnovata nella sua immagine, nel suo ruolo, nella sua organizzazione e funzioni, che ne hanno profondamente mutato le caratteristiche tradizionali, sollevando sia consensi ma talvolta anche critiche mirate. Ma al di la di aspetti discordanti e da posizioni di pensiero diverse, la Marina ha vissuto negli ultimi anni in un contesto storico caratterizzato da pesanti ristrettezze di bilancio, riduzione per vetustà della capacità operativa della forza navale, riduzione dello strumento militare, consistenti mutamenti geopolitici nel mediterraneo, emersione del difficile fenomeno migratorio. Ciò nonostante la Forza Armata è riuscita a riemergere con svariate strategie con una nuova veste organizzativa e una rinata capacità operativa.

L’analisi del mutamento

Per capire le ragioni di questo mutamento è necessario ripercorrere alcune fasi fondamentali che partano da qualche anno addietro, quando tra il personale militare e civile l’attenzione si era spostata alla riduzione delle forze armate, dopo il vivace dibattito che si era profilato nel contesto nazionale per la ristrutturazione del comparto difesa con la Delega al governo per la revisione dello strumento militare nazionale attraverso la legge 31 dicembre 2012 , n. 244 . Nello specifico, la revisione prospettata dal governo era intesa a realizzare, in una visione di medio periodo, i seguenti obiettivi:

  1. miglioramento del livello qualitativo e tecnologico dello strumento militare nazionale, pienamente interoperabile ed interagibile con il sistema di difesa e sicurezza dell’Unione europea e dell’Alleanza atlantica;

  2. ottimale ripartizione delle risorse assegnate alla “funzione difesa” tra le diverse voci di spesa (personale, esercizio, investimenti), in armonia con gli standard europei e con le ridimensionate risorse assegnate comparto difesa.

Questi due traguardi racchiudono in se una serie di azioni di grande rilievo che tra decisioni prese e intendimenti prossimo futuri, stanno trasformando profondamente le nostre forze armate, che in questo ambito possono trovare l’occasione di modernizzazione di un comparto fondamentale dello Stato, divenendo per la tipicità e l’estrema correlazione con il comparto socio economico del paese, nuovo argomento di studio tecnico e giuridico di grande interesse scientifico e certamente da approfondire.

La Difesa italiana in trasformazione” era il titolo del volume presentato il 25 febbraio 2013 al Centro Alti Studi della Difesa (CASD) e realizzato dal Centro Studi Internazionali (Ce.S.I.) ma anche un forte segnale di cambiamento, alla presenza del ministro della Difesa ammiraglio Giampaolo Di Paola, dell’ammiraglio di squadra Rinaldo Veri (presidente del CASD), e di altre importanti personalità. Il ministro Di Paola non mancò di evidenziare l’essenzialità per l’Italia di attuare una revisione dello Strumento Militare che, in relazione alle risorse disponibili, garantisca efficienza militare per la pace e per il mantenimento della sicurezza nazionale e della stabilità internazionale, in una ottica integrata nei sistemi dell’Alleanza Atlantica e dell’Unione Europea, per “continuare a ricoprire un ruolo attivo, credibile e responsabile nel panorama internazionale”. Stessa linea di continuità veniva indicata dall’ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, allora capo di stato maggiore della Difesa e già capo di stato maggiore della Marina che precisò i tre indirizzi irrinunciabili per realizzare gli obiettivi indicati: 1) l’operatività in senso interforze e multinazionale, quale capitale alimentato con l’addestramento e col mantenimento in efficienza dei mezzi; 2) l’integrazione interdisciplinare con tutte le realtà e i Dicasteri che concorrono al sistema di sicurezza e difesa nazionale e non solo; 3) l’identità ai ruoli di ogni singola Forza Armata: professionalità, motivazioni e coesione, nelle loro peculiarità, perché ricchi dei valori tradizionali, e delle risorse morali per affrontare presente e futuro. In sintesi un mix di tecnologia, organizzazione, professionalità per affrontare la sfida in atto. Di fatto l’ammiraglio Binelli Mantelli aveva puntualizzato da C.S.M come la M.M. è cambiata nella propria capacità di concorrere a dispositivi interforze, nelle missioni internazionali, con piena integrazione tra le varie componenti. Nella F.A. si è attivato un cambiamento che ha interessato principalmente lo strumento operativo, le strutture addestrative, la mentalità dei quadri, secondo le logiche del TQM (metodo della qualità totale), che lo stesso ammiraglio considera tra le più confacenti ad una struttura che deve modificarsi pur continuando ad operare. E’ quindi necessaria un’azione di breakthrough, quando un’organizzazione si avvicina a situazioni di insostenibilità è necessaria una ristrutturazione più profonda che ponga le basi per una solida ripresa della produttività e dell’efficienza. Il ruolo della Marina va visto quindi non solo quale “produttore” di sicurezza, ma anche quale fattore di crescita e “catalizzatore” di flussi finanziari che concorrono alla formazione del prodotto interno lordo. Non solo tutela e protezione dei nostri interessi sul mare, ma manche dialogo, cooperazione internazionale e attività promozionali per l’ industria nazionale della difesa e del “made in Italy” nel mondo, cosi che le nostre navi rappresentino un “biglietto da visita di tecnologia ed efficienza italiana”. La contribuzione pubblica per la spesa militare va considerata pertanto come fattore di ritorno sugli investimenti (Return on Investment), migliorando la credibilità del Paese che sostiene le missioni internazionali per la stabilizzazione e pacificazione delle aree di crisi.

La Marina Militare e le Forze Armate sono chiamate pertanto a fornire il loro importante contributo per la risoluzione delle questioni che attentano alla pace nazionale e internazionale, perché sono in gioco la stabilità, il benessere e il futuro, continuando a tutelare la sicurezza, la libertà, la nostra stessa economia, un’economia di trasformazione che poggia fortemente sulle attività marittime.

La sfida è dunque ardimentosa perché ci chiede di continuare ad operare con l’efficacia che ci è internazionalmente riconosciuta, trasformando nel contempo il nostro apparato militare rendendolo più efficace, sostenibile ed equilibrato anche sotto il profilo finanziario. Il Rapporto 2012 è già testimone di questo impegno perseguendo la funzione di riequilibrio della suddivisione delle risorse disponibili, adeguandone l’ammontare complessivo alle reali esigenze.

Il capo di stato maggiore ammiraglio Giuseppe De Giorgi appena agguantato il timone di comando della F.A. nel dicembre 2012, ha subito rilevato come la criticità dei tempi che stiamo attraversando ha imposto una serie di provvedimenti difficili per il Paese coinvolgendo la componente militare statale nella sua struttura. Ciò nonostante la Marina interpretò e interpreta questo momento come occasione di rimodernamento razionale della propria organizzazione. E’ infatti la vocazione marittima del nostro Paese che impone alla Marina di essere custode degli interessi nazionali e di ogni tipo di minaccia esterna attraverso un impegno della componente personale per ricostruire una organizzazione moderna, affidabile e di pronto impiego che passa proprio dalla ristrutturazione. Viene riservato un ruolo centrale per Cincnav, il Comando in Capo della Squadra Navale (comando e controllo) dalle funzioni operative e gestionali al concentramento di tutte le informazioni provenienti dalle diverse forze navali. Accentramento delle funzioni anche per l’attività tecnico logistica con un Comando apposito e un Comando che si occupa di formazione del personale, riduzione degli equipaggi navali con nuovi mezzi ad alta intensità tecnologica. Il capo di s.m. ha seguito personalmente il cambiamento della nuova linea di comando con l’avvento di un Comando logistico Area Nord (Marina Nord) con competenze sulle basi dell’Alto Tirreno, della Sardegna, e dell’Alto Adriatico, dalle Marche a Venezia.

La razionalizzazione della funzione logistica, funzione di stato maggiore di rilevante impatto operativo è già iniziata. Un comando avrà la responsabilità del supporto alla flotta sostituendosi al frazionamento tra logistica manutentiva e logistica in generale. Cosi Il capo di stato maggiore della Marina avrà disponibili tre strutture fondamentali: il Comando della Squadra Navale, il Comando Logistico con sede a Napoli e il Comando delle Scuole con sede ad Ancona. Le linee di comando, di direzione, di controllo delle attività militari saranno più marcate con un risparmio di personale e di risorse finanziarie. In particolare il Comando Logistico oltre ad essere responsabile del servizio dei fari e del segnalamento marittimo, per la sicurezza della navigazione, sarà unico interlocutore per il supporto tecnico e logistico delle unità navali, del personale e dei singoli enti, con una struttura periferica che trasformerà i comandi territoriali in comandi logistici di area. Ed è cosi che oggi la Marina ha una nuova organizzazione periferica snella ed efficiente. Anche la flotta dovrà invece essere ridotta e entro quest’anno saranno in totale dismesse 4 fregate classe Maestrale, i 4 pattugliatori classe Soldati, 6 corvette classe Minerva , 3 cacciamine, 2 rifornitori e altre navi minori.

FREMMDopo la riorganizzazione strutturale servirà quindi un ristrutturazione funzionale delle procedure burocratiche interne (flussi di lavoro) su cui si confronta il prodotto finale pertanto vogliamo sottolineare come questo aspetto deve essere continuamente monitorato e migliorato.

Le disposizioni ministeriali che hanno profilato la riconfigurazione delle Forze Armate in aderenza alle mutate esigenze geopolitiche, europee e nazionali hanno condotto inequivocabilmente ad un riduzione degli organici del personale militare e civile.

A monte della decisioni vanno ricercate anche motivazioni di disavanzo pubblico, equilibri monetari, e di conseguenza minori stanziamenti per il dicastero della Difesa. In linea di principio sembra che questa dovrebbe essere la risposta più prossima per raggiungere risultati che possono dare luogo alla sostenibilità finanziaria della spesa nel comparto militare. E' ovvio che la spesa pubblica militare riguarda esigenze del Paese inerenti la difesa dell'Italia e dei suoi interessi economici nonché l'ottemperanza degli impegni assunto nell'ambito degli accordi internazionali e della NATO. Dallo scenario mondiale il ruolo del nostro Paese ha sempre più spostato il baricentro verso operazioni di sicurezza (peace keeping, p.enforcing, p.making p.building.) facendo venire meno il ruolo primario di cobelligeranza delle forze armate, come ebbe modo di sottolineare l'ammiraglio Bruno Branciforte, già capo di stato maggiore della Marina nel corso del suo passato intervento del 2011 al Circolo Ufficiali di Roma, in occasione del 135°anniversario di fondazione del Corpo di Commissariato, con la presentazione del libro “Il Corpo di Commissariato militare marittimo” (a cura dall'ammiraglio Bruno Catozzi, dell’ammiraglio Antonio Sotgiu e altri ufficiali del Corpo). Il testo ripercorrendo le principali tappe storiche del Corpo mise in luce l'evoluzione dei vari settori di impiego, dall’amministrazione, alla logistica navale e di supporto, al settore giuridico, diritto internazionale , ecc. ed è in tale contesto che l'ammiraglio Branciforte, precisò come la crescita delle esigenze della F.A. condurrà presto ad una rivisitazione della figura unica dell'ufficiale della Marina che avrà diverse specializzazioni in vece dei diversi corpi che attualmente caratterizzano l'organico e l'impiego. Queste considerazioni autorevoli ci lasciano riflettere sulle dinamiche attuali di cambiamento e di necessità di riconfigurazione della organizzazione militare a cui devono essere forniti supporti tecnici e giuridici che possano ampliare il quadro decisorio da sottoporre ai vertici militari. In tale contesto non può non menzionarsi alcune prospettive che possano condurre a scelte che privilegiando l'obiettivo finale complessivo, non facciano venire meno l'elemento base dell'organizzazione, il personale e il relativo impiego.

Funzionari dello Stato Maggiore, studiano le  ricadute sul personale civile a seguito della  revisione dello strumento militareQuando parliamo di riconfigurazione non possiamo non tenere conto che questa può attuarsi nello specifico con una accurata l'analisi tecnica e giuridica delle molteplici attività che compongono l'organizzazione di forza armata, nonché dalla valutazione obiettiva delle competenze e delle professionalità del personale militare e civile. Infatti riconfigurazione come sinonimo di modernizzazione e di economicità, non può prescindere dal valutare le fasi di processo di attività e di risultato alla luce di avanzate tecniche di organizzazione strutturale e di ordinato flusso burocratico che sono oggi alla base delle continue rimodellazioni del mondo militare internazionale, economico e delle moderne macchine statali. Temi particolarmente cari alla lungimiranza e alla sensibilità dell'ammiraglio Leonardo Natale, allora capo ufficio generale del centro di responsabilità amministrativa e capo del Corpo di Commissariato Militare Marittimo, (oggi sostituito dall’amm. Sabino Imperscrutabile), che già sin da quando rivestiva la carica di capo ufficio affari giuridici dello stato maggiore focalizzò la sua attenzione sui temi della riorganizzazione funzionale curandone gli aspetti tecnico giuridici. Di fatto queste basi strutturali che compongono l'organizzazione militare divengono il posto di combattimento del personale a cui deve essere data la massima attenzione in termini di qualità del lavoro e di redditività. Ad ogni individuo deve essere dato riconoscimento dell'anzianità di servizio, delle loro esperienze e professionalità in coerenza delle esigenze della Forza Armata. Accade che cosi diventa determinante più la professionalità del dipendente militare e civile, la sua redditività, il suo rendimento che la sua anzianità in valore assoluto, termini che in un periodo di revisione di spesa pubblica (spending review) diventano essenziali con le continue detrazioni di stanziamenti di bilancio, per innovare e risolvere le esigenze che l'organizzazione continuamente richiede.

La Logistica una chiave di successo

La logistica tratta le attività e le dottrine organizzative intese ad assicurare alle forze armate quanto necessario per vivere, muovere e combattere nelle migliori condizioni di efficienza ed è una delle quattro branche dell'arte militare, con tattica, strategia e organica. Trattare di logistica non è cosa facile, non tanto per la complessità della materia, quanto per la difficoltà di attribuirle limiti di applicazione chiari e ben definiti. Sembra che si sia oramai definitivamente chiarito cosa sia. La ristrutturazione militare della Marina ha dato un grande risalto non solo alla linea operativa ma alla organizzazione logistica che comprende una serie di funzioni di supporto strettamente correlate con l’impiego dei mezzi. Da ciò si evince immediatamente come diverse saranno le problematiche che la logistica dovrà affrontare e risolvere e si capisce il perché ogni F.A. ha sviluppato un proprio concetto applicativo della disciplina. Vedremo però che tale situazione sta rapidamente cambiando per lasciare il posto a quello che si potrebbe definire come concetto logistico comune, caratterizzato da uniformità di applicazione in ambito FF.AA. e da elevata modularità, in modo da essere facilmente adattato alla specifica operazione militare da supportare. Il cambiamento prospettato è il frutto dei mutamenti che si sono avuti nello scenario internazionale di riferimento. A rischio di sembrare scontato e poco originale, si deve individuare come svolta epocale il crollo del Muro, in seguito al quale la NATO e di riflesso l’Italia, hanno dovuto rivedere la propria strategia ed i propri compiti. Si è in breve passati da una situazione in cui la minaccia, nei suoi due caratteri salienti di consistenza e provenienza, era ben definita e nota, ad una in cui nessuno di questi fattori può più dirsi certo. Si parla quindi adesso di multi direzionalità della minaccia e di una sua consistenza poco chiara e difficilmente definibile a priori. Le FF.AA. si sono dovute sin da subito misurare con le nuove esigenze, derivanti dal sostegno dato dalla politica nazionale ad imprese multinazionali, prevalentemente in ambito ONU ma non solo. Ciò ha comportato in un recente passato, ed è lecito attendersi che provochi per il futuro, un impegno delle FF.AA. in operazioni di natura umanitaria in teatri anche molto distanti dalla Madrepatria con evidenti conseguenze sul piano logistico. E’ importante sottolineare infatti, come la logistica si evolva di pari passo con le altre branche dell’arte militare, la strategia e la tattica, e come sia da considerare, rispetto a queste, di livello paritetico. Una sola osservazione dovrebbe essere sufficiente a conferire alla logistica la giusta importanza e rilevanza che merita all’interno del mondo militare che spesso, soprattutto in ambito nazionale, l’ha snobbata considerandola disciplina di secondo piano ed ausiliaria rispetto ad altre: il piano militare strategicamente più geniale e condotto tatticamente nel modo più ineccepibile può fallire, o conseguire magri risultati, se non è sostenuto da un idoneo piano logistico. Con questa operazione riorganizzativa è stata data all’organizzazione periferica territoriale una evidente impronta logistica esaltandone il significato nella sua più profonda accezione etimologica e funzionale che vede al centro l’unità navale, con immediate risultati di aumento di efficienza e di economicità.

Nelle tavole seguenti nr. 1 e nr. 2 si riepilogano tutte le attività che hanno cambiato l’organizzazione strutturale. Territoriale e l’impiego della Marina Militare.

La sfida con il futuro adesso verrà portata avanti sotto la guida dell’ammiraglio Valter Girardelli, che nel suo discorso introduttivo non solo non ha fatto venire meno l’impegno alla continuità per l’efficienza e il rinnovamento dello strumento aeronavale ma grazie alla sua solida e profonda esperienza professionale e dirigenziale ha evidenziato come questo non sia solo un’esigenza di difesa e sicurezza, ma un forte fattore propulsivo nel campo tecnologico, delle capacità industriali, di posizionamento competitivo del sistema nazionale, di lavoro qualificato e di sostegno alla creazione e consolidamento di forti e amichevoli relazioni internazionali. Incisivo e ambizioso rimane il passaggio che il neo capo di stato maggiore ha pronunciato innanzi ai reparti schierati a Palazzo Marina che sintetizza i profili della sua futura azione di comando, “SOLO CHI NON HA IDEE NON LE CAMBIA”. Questa sfida l’ammiraglio Girardelli vuole portarla avanti coinvolgendo tutto il personale militare e civile della Marina Militare , per cui sarà utile meditare su questo sprone, affinché al di là dei rituali di rassegnazione e di lagnanze improduttive spesso senza soluzione, ognuno di noi colga l’occasione per riflettere profondamente sull’apporto che potrà dare a una organizzazione che fino ad ora ha dato esempio di emergere brillantemente anche contro ogni previsione.

Schieramento ufficiali a Palazzo Marina in occasione passaggio consegne C.S.M.