Istituto Idrografico della Marina Militare: l’impegno scientifico per salvare il mare

(di Lia Pasqualina Stani)
04/04/18

Plastica: una parola che può cambiare il destino del Pianeta Terra. Nell’aula magna dell’Università di Milano-Bicocca si discute del problema dell’inquinamento marino di plastiche e microplastiche e dell’impatto che ha in ambienti marini freddi vulnerabili, come il mar Glaciale Artico. Un’emergenza, non più trascurabile, che affligge tutti i mari del mondo, fino a toccare habitat estremi e incontaminati come l’Artico. Una vera invasione che si muove dalla terra verso il mare.

“Oceani di plastica e di ghiaccio: un viaggio attraverso racconti e proposte per salvare il mare”: un evento multidisciplinare che coniuga la ricerca scientifica con il diritto internazionale, voluta dal Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra e dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Milano – Bicocca in collaborazione con l’Istituto Idrografico della Marina Militare Italiana(IIM).

L’’IIM, unico organo cartografico dello Stato per la documentazione nautica, non ha difficoltà a trovare una precisa collocazione nel settore della ricerca scientifica e della sostenibilità: dall’idrografia all’oceanografia, dalla geofisica marina alla geologia marina, impegnando anche le unità idrografiche. Con l’Università di Siena, collabora per l’attività di ricerca per la “mappatura” delle plastiche nel Mediterraneo. È il direttore dell’Istituto, il contrammiraglio Luigi Sinapi, ad avviare la sessione mattutina, seguito nel pomeriggio dal comandante Maurizio Demarte, capo reparto di geofisica marina e oceanografia, che ha illustrato “le nuove tecnologie robotiche al servizio del mare”: ottimizzano le aree di monitoraggio, supportano in attività critiche. monitorano, campionano e “mappano” i fondali marini.

Durante la campagna “Hight North 17” sono stati utilizzati i Glider e lo Scanfish. Il Glider, ha la forma di un siluro, con una massa interna, che si sposta avanti ed indietro, o verso la prora o verso la poppa. Sfrutta la densità dell’acqua per il suo movimento. Lo “Scanfish” è uno strumento oceanografico collegato a poppa di una nave per essere successivamente rimorchiato che, a sua volta, può trainare.  È una struttura con profilo alare dotata di sensori per misurare temperatura, salinità e fluorescenza. Quantifica il contenuto di fitoplancton, nella zona in cui penetra la luce, o meglio nella zona fotica della colonna d’acqua.

Con “Le opportunità di ricerca dell’IIM” la geologa Roberta Ivaldi, docente di geologia marina presso l’IIM, chiude la sessione pomeridiana con il programma sulla campagna di ricerca ed esplorazione “High North e gli sviluppi futuri in Artico”, svoltasi al largo delle Svalbard, con la nave della Marina Militare Alliance della Nato. Un mezzo di ricerca con capacità oceaniche: dotata di laboratori oceanografici e biologici e di sistemi per acquisizioni idro-oceanografiche e geofisiche, acquisisce dati anche in ambienti polari.

È stato possibile mappare zone inesplorate di un’area soggetta a glaciazione e deglaciazione: sia per la particolare morfologia e natura del fondale marino, sia per le caratteristiche fisiche e biogeochimiche dell’acqua.

L’IIM è proiettato sulla campagna di ricerca “High North 18” che prevede il 3D Mapping: permetterà lo studio dell’area di scambio delle acque atlantiche con quella artica. La zona a Sud sarà monitorata per verificare il lavoro effettuato durante la campagna di ricerca “High North 17”.

Reduce da 1300 miglia di navigazione sul suo trimarano, lungo la rotta del Tè (Hong Kong-Londra), il navigatore Giovanni Soldini, ha raccontato delle condizioni in cui sono gli oceani e quanto questa emergenza comprometta la sicurezza della navigazione. Ha sottolineato l’urgenza di affrontare il problema ed iniziare ad essere dei consumatori consapevoli. Poca plastica rimane in superficie, gran parte si deposita sui fondali dove si frammenta in microplastiche. Come “cittadino del mare”, per lavoro e per passione, vuole contribuire a salvaguardare il nostro Pianeta.