Un Natale terroristico

21/12/14

Quando si arriva alla fine dell’anno si fa sempre un resoconto di quanto accaduto e in particolare alcune nazioni devono anche preventivare come andrà a finire il Natale. Sembra un po strano, ma in quei Paesi dove si vive giornalmente con il terrorismo di natura islamica, si deve per forza mettere in conto dei danni che potrebbero scaturire durante le festività cristiane.

La Nigeria, da sempre divisa religiosamente, forse è la nazione più colpita da questo fenomeno che a volte rende invivibile la permanenza in un territorio comunque affascinante.

Boko Haram, non lascia tempo al governo federale e alle sue agenzie di sicurezza nel contrastare il terrorismo, tanto da avere anche dei cambi di rotta strategici spiazzando la Polizia.

Nell’ultimo semestre di quest’anno abbiamo visto Boko Haram fare uso anche di kamikaze imbottiti di trirolo, cosa mai vista in precedenza sin dalla nascita della “setta”. Boko Haram, si distingue rispetto agli altri gruppi terroristici anche nella scelta del kamikaze: impone alle sole donne di immolarsi per la causa, come a delineare la poca importanza delle donne usate come mero strumento di distruzione. Donna bistrattate e rese animali, nel più sprezzante significato del termine, donne sequestrate e vezzeggiate come esseri inferiori. Questa è la linea indicata dll leader di Boko Haram.

Prova ne è che pochi giorni fa, il gruppo terroristico ha sequestrato altre decine di ragazze cristiane da un villaggio della remota zona desertica del nordest, uccidendo 130 uomini e 23 soldati dell’esercito.

Il Natale si avvicina e come sempre i report di intelligence fanno man bassa di informazioni e allerta che mettono in allarme ambasciate e grandi società straniere che operano in Nigeria. Ed ecco che viene emanato un dispaccio a tutti gli espatriati nell’avere accortezze particolare nei propri movimenti durante il soggiorno in Nigeria per il periodo natalizio. Peccato che è il solito “copia e incolla” di scarsa utilità che, puntualmente e come a ripetere un copione già scritto, viene divulgato.

Inutile perché non si è ancora capito ai vertici delle varie agenzie di intelligence che operano in Africa, che Boko Haram agisce secondo un suo criterio dettato solo dalla voglia di combattere il sistema, senza tempo, e che non aspettano festività per attivarsi. Non ne hanno bisogno, perché hanno dimostrato che con le loro azioni, in giorni del tutto normali, hanno mostrato il loro potere sulla popolazione e la loro forza militare, lavorando in totale segreto e guarda caso, riuscendo con grande successo in tutte le loro azioni di guerriglia.

Ma una cosa non viene mai detta: anche i cristiani hanno avuto le loro colpe in questi anni di guerra religiosa, come l’ultimo attentato al nuovo Emiro di Kano qualche mese fa, che con una bomba ha ucciso 38 mussulmani nella mosqea dell’emirato. Per fortuna i tre espatriati del servizio di sicurezza a scorta dell’Emiro, sono rimasti illesi.

Dal canto nostro, come espatriati, viviamo alla giornata evitando i soliti luoghi affollati e muovendoci solo in caso di estrema necessità, magari imbracciando un AK47 pronto all’uso.

Chi può rientra in patria per trascorrere le festività in famiglia e allontanarsi dai problemi di convivenza forzata con il terrorismo, come se questo problema non esistesse. Ma alcuni trascorrerano il Natale in terra africana attendendo la conta dei morti delle stragi che si perpreteranno nei prossimi giorni. Stragi gia annunciate con morti e feriti da parte dei cristiani che hanno solo la colpa di vivere in un contesto difficile politicamente. Si politicamente, perché Boko Haram è terrorismo politico e ne ha dato atto quando all’annuncio dell’attuale Presidente (cristiano) Goodluck Jonhatan ha dichiarato che si sarebbe ricandidato per la terza volta alla presidenza, interrompendo una volta e per tutte l’equilibrio con i mussulmani che non hanno avuto più un presidente islamico dal lontano, ormai, 2002.

Il Natale è vicino e ”io, speriamo che me la cavo”.

Giovanni Di Gregorio

(la foto risale a due giorni dopo l'attento all'Emiro di Kano, alle spalle dell'autore la rete metallica ha rimpiazzato il muro di cinta che è andato distrutto. Il palazzo dell'Emiro si trova nel complesso universitario da lui creato)