Siria, mosaico completato: i russi hanno schierato 28 aerei, 15 elicotteri d'attacco e 500 soldati

(di Franco Iacch)
22/09/15

Non si è fatta attendere la risposta del Cremlino al colpo di mortaio esploso contro l’ambasciata russa domenica scorsa. In 48 ore Mosca ha schierato presso il Bassel al-Assad International, aeroporto a sud di Latakia sulla costa mediterranea della Siria collegato al porto principale del paes, una forza di in grado di colpire i bersagli a terra.

Le immagini satellitari mostrano dodici bombardieri tattici a bassa quota Su-24 Fencer, dodici aerei da attacco al suolo e supporto ravvicinato Su-25 Frogfoot e quattro supercaccia Su-30SM. Per fare un paragone: fino alla scorsa settimana gli unici aerei atterrati in Siria erano gli Antonov carichi di equipaggiamento militare ed “aiuti umanitari”.

In 48 ore, i russi hanno schierato a supporto del governo di Damasco una flotta di 28 aerei. L'implementazione delle piattaforme ai sistemi di difesa aerea della base, dimostrano la chiara intenzione di stabilire un avamposto militare in Medio Oriente. Nè i ribelli né lo Stato islamico possiedono un’aviazione. E’ chiaro che queste postazioni sono un avvertimento contro i caccia della coalizione. Quest’ultima, infatti, ha agito indisturbata fino alla scorsa settimana. Una difesa SAM russa di ultima generazione, imporrà una rivisitazione dell’intera strategia aerea. Gli Stati Uniti, ad esempio, se decidessero di attaccare (o difendere) un’area prossima a quella russa, non possono di certo affidarsi a piattaforme in grado di rappresentare una preda facilissima per i sistemi Greyhound.

L’aeroporto è ormai protetto da sistemi SA-22, piattaforme antiaeree di diverso calibro, droni di sorveglianza armati, 35 BTR-82A e cinque navi da guerra al largo della costa. Il Cremlino, infine, ha fatto la mossa che avevamo avanzato settimane fa, allo scoppio della “nuova” crisi siriana: quindici elicotteri da trasporto ed attacco sono atterrati in Siria. Gli elicotteri rappresentano l’ultimo tassello prima dell’inizio dei raid delle forze russe contro i nemici di Damasco. La forza terrestre comprende anche nove carri armati T-90 e 500 soldati (la scorsa settimana erano 200) oltre ad almeno un gruppo specnaz operativo.

A questo punto, si tratta solo di una questione diplomatica. Soltanto un accordo potrebbe evitare un “sicuro” incidente tra le truppe russe e quelle americane. Le due nazioni più potenti del mondo, impegnate nello stesso (ristretto) spazio di battaglia, sono ai margini di una guerra civile, senza aver instaurato un contatto per prevenire qualsiasi tipo di conflittualità in combattimento.

Sarebbe opportuno rilevare che il coordinamento della campagna aerea alleata non tiene assolutamente conto del governo di Damasco. Al di là delle frasi ufficiali del Cremlino (“la nostra forza aerea affronterà lo Stato islamico”), per gli Occidentali gli obiettivi di Putin potrebbero essere altri. Ed in effetti se da un lato era facilmente intuibile che Mosca avrebbe sostenuto il suo più importante alleato in Medio Oriente, dall’altro il Cremlino potrebbe utilizzare la crisi siriana per distogliere l’attenzione dall’Ucraina e costringere l’Occidente a riconoscere la Russia come potenza militare globale.

(foto: AllSource/GeoNorth/Airbus)