Siria: i ribelli come i mujaheddin, la Russia come l'Unione Sovietica, ma il medio oriente non è l'Afghanistan

(di Franco Iacch)
13/10/15

Nonostante non stiano combattendo ufficialmente, Stati Uniti e Russia stanno plasmando il campo di battaglia siriano proiettando indirettamente (Casa Bianca) e direttamente (Cremlino) il proprio potere militare. Proprio nelle ultime settimane, i missili anticarro americani forniti ai ribelli siriani negli ultimi due anni, stanno svolgendo un ruolo primario nell’intero contesto armato della Regione.

Sappiamo che i missili TOW (acronimo di Tube-launched Optically-tracked Wire-guided), sono stati forniti dagli Stati Uniti e dai suoi alleati all’Esercito Siriano Libero ed ai gruppi che combattono contro il governo di Bashar al-Assad. Ad un costo di 12/15 mila dollari ad esemplare, appare evidente quanto, questo equipaggiamento anticarro, facesse parte della dotazione standard americana in sostegno alle truppe ribelli.

Il primo (massiccio) impiego dei TOW risale alla scorsa settimana, durante la prima offensiva di terra delle truppe governative supportate dai russi. I ribelli, mercoledì scorso, hanno pubblicato sulla rete decine di video che li immortalano mentre utilizzano i missili di fabbricazione USA contro i carri armati ed i veicoli blindati russi appartenenti all'esercito siriano. I ribelli sostengono di aver distrutto 24 veicoli, tra carri armati e blindati, soltanto durante il primo giorno dell’offensiva.

Nonostante il programma di “train and equip” americano sia stato sospeso, continua la fornitura di equipaggiamento. Ed il riferimento a quanto avvenuto negli anni ’80, quando centinaia di missili Stinger americani giunsero in Afghanistan cambiando per sempre le sorti del conflitto contro l’Unione Sovietica, è quantomeno pertinente. A tutti gli effetti, in Siria si sta svolgendo una vera e propria guerra per procura tra Washington e Mosca.

Il programma TOW, supervisionato dalla CIA, è totalmente separato da quello miseramente fallito dal Pentagono che, secondo le intenzioni, avrebbe dovuto influenzare il risultato dell'altra guerra condotta in Siria, quella nella parte nord-orientale del paese contro lo Stato islamico. La CIA ha avviato il programma TOW nei primi mesi del 2014, con l'obiettivo di contrastare Damasco fornendo formazione, armi leggere, munizioni e missili anticarro: strumenti che si sarebbero rivelati essenziali per colmare il gap con l’equipaggiamento pesante del governo lealista.

I missili giungono in Siria dall’Arabia Saudita, dietro fornitura della CIA. Il piano, così come descritto dal Pentagono, aveva l’obiettivo di esercitare una sufficiente pressione militare contro le forze di Assad e convincerlo ad un compromesso politico. Una sorta di “invito” al tavolo delle trattative, magari evitando quel collasso che avrebbe scatenato il caos nel paese. L’entrata in scena della Russia, invece, ha stravolto l’intera strategia della CIA.

Ad oggi, è impossibile stabilire se i missili guidati via cavo nelle mani dei ribelli, possano davvero cambiare le sorti della guerra così come fecero gli Stinger negli anni ’80 nelle mani dei mujaheddin. Sarebbe opportuno rilevare, però, che proprio in Siria i russi stanno affidando ai caccia i bombardamenti e non agli elicotteri (anche se per la prima volta sono stati avvistati nei pressi di Hama, ma dopo opportuno ammorbidimento).

I missili TOW possono rallentare i progressi del governo, ma non di certo bloccarli. Ecco perché nelle ore scorse, i ribelli hanno chiesto agli Stati Uniti i missili Stinger per contrastare la nuova minaccia dal cielo. Ed il problema è proprio qui: Obama, infatti, ha posto il veto contro la fornitura di tale piattaforma antiaerea per timore che possa cadere nella mani dei terroristi. Non c’è da stupirsi: tra il 30 ed il 50% dell’intera fornitura USA fornita agli iracheni (per fare un esempio) è caduta in mano allo Stato islamico senza colpo ferire. E non parliamo soltanto di equipaggiamento leggero: lo Stato islamico ha “ricevuto” dai carri armati all’artiglieria pesante.

Il programma TOW, comunque, continuerà. L'Arabia Saudita ha già confermato il proprio sostegno (altri non è che la proiezione speculare degli USA) ai ribelli. Curiosa anche una clausola del programma: i missili sono consegnati in quantità limitata. Per ricevere i rifornimenti, i ribelli devono dimostrare di essere in possesso degli stessi lanciatori consegnati. Una clausola, non sappiamo quanto questa possa davvero funzionare, per evitare che i sistemi possano finire al mercato nero. Nonostante ciò, in almeno due episodi, il fronte al-Nusra, ha dimostrato di essere entrato in possesso dei missili americani, anche se in numero ridotto.

Nel 2013, l’Arabia Saudita ha acquistato 13.975 missili anticarro, fornitura interamente consegnata. Per contratto, il governo saudita deve informare gli Stati Uniti della destinazione finale dei missili. L'approvazione degli Stati Uniti è implicita. Le regole in Siria sono ormai cambiate. Le versioni ufficiali dei governi non saranno necessariamente quelle reali, ed in effetti, sono proprio questi gli strumenti principali delle guerre per procura.

Putin, intanto, intervenuto ieri sera sulla Tv di Stato russa ha schernito gli americani, sul programma “train and equip” da 500 milioni di dollari, sospeso e ritenuto ormai un fallimento.

Abbiamo bisogno anche degli americani per vincere contro il terrorismo – ha detto Putin – ma se avessero dato a noi quei 500 milioni di dollari, li avremmo impiegati meglio.

Al Pentagono, infine, comunicano che 50 tonnellate di munizioni di piccolo calibro sono state paracadutate nel nord della Siria da quattro aerei C-17 domenica notte. Erano tutte munizioni per M-16 ed AK-47. Le 50 tonnellate di materiale sono state paracadutate nella provincia Al-Hasakah, sede di curdi siriani, arabi e di una comunità assira di minoranza.

(foto: web / immagine: Federation of American Scientists, Aircav.com and U.S. Army)