Siria: in arrivo due navi da sbarco e 4000 marines. Battute decisive per la fine del conflitto?

(di Salvo Consoli)
04/12/16

Già durante la campagna politica americana Donald Trump lo aveva ripetuto senza mezzi termini, “se vinciamo ridefiniremo i rapporti con la Russia e interverremo contro L’Isis e il terrorismo islamico”. Non a caso la frase più eclatante della sua campagna elettorale risvegliò molte coscienze :“Seguire le politiche di Hillary Clinton significa ritrovarci con la Terza Guerra Mondiale”, accusando l’avversaria di voler combattere contro Russia, Siria e Iran, mentre il candidato repubblicano si era invece attestato su posizioni moderate distanti dall’entrar in un conflitto mondiale.

Cosi mentre le navi della flotta russa, cinese ed iraniana incrociano nel Mediterraneo con un presenza storicamente massiccia, ecco che all’improvviso alle navi della Marina militare statunitense presenti nel mediterraneo, stanno per aggiungersi due navi da sbarco con un imponente contingente da sbarco.

Ma le coincidenze non mancano. Venerdì l’attenzione della stampa è stata puntata a Roma e precisamente alla ROME MED 2016 –“Dialogo Mediterraneo”, un appuntamento annuale di alto livello organizzato dal Ministero degli Affari Esteri insieme alla cooperazione internazionale dell’ISPI (Istituto Italiano per studi politici) che porta avanti una posizione univoca: la centralità di Roma nel Mediterraneo. Obiettivo di questa edizione l’incontro/confronto Russia-Usa tra il ministro degli Esteri Sergei Lavrov e il segretario di stato John Kerry, con una differenza sostanziale, il presidente americano è Donald Trump. Sull’agenda la guerra all’Isis e la crisi siriana, la questione libica, l’Iraq, l’Ucraina, gli accordi con la Nato. Ma ad emergere è la Siria. Ad Aleppo è da un po’ di tempo che l’aeronautica russa sta sostenendo con forza l’esercito regolare siriano che già ha occupato il 60% dell’area, e procede con successo verso la zona est, dove si attestano ancora resistenze dei ribelli.

Il nostro capo della diplomazia italiana Paolo Gentiloni, si muove con la convinzione che non si può “costruire una transizione sulle ceneri di Aleppo”, ma questo vale anche per le crisi in Libia, in Yemen e in Iraq, mentre l’inviato speciale dell’Onu per la Siria Staffan De Mistura, ospite d'eccezione, ha precisato l’importanza di condurre trattative a oltranza con le parti in conflitto .

A esordire è John Kerry, per la parte americana che nel corso del convegno Med Dialogues, ha in sintesi affermato la sua certezza di avere successo nello sforzo per porre fine all'Isis e mettere le persone al sicuro in Iraq, in Siria e nel resto del mondo, con l’ulteriore convinzione che la strada dinanzi a noi non sarà definita dal disordine, malgrado quello che riportano i media. Quello che possiamo dire, prosegue il segretario di stato americano, è che il mondo non sta crollando a pezzi, al contrario si sta unendo. Una prova inconfutabile è l'accordo sul dossier nucleare iraniano che "ha chiuso una fonte di potenziale minaccia in Medio Oriente", ponendo le basi di sviluppo e crescita per il popolo iraniano.

 La posizione russa rimane quella del rispetto del diritto internazionale riguardo la forma di governo che i siriani devono poter scegliere senza alcuna ingerenza di altri Stati esteri, favorendo un processo di pacificazione del territorio attraverso l’apposito Centro di pacificazione delle parti in conflitto di Hmeymim, che ha come scopo quello di favorire il dialogo fra le parti belligeranti. La spinta è che quindi la soluzione della Crisi siriana debba avvenire internamente alla Siria, con l’appoggio dei russi mentre gli altri stati occidentali devono rinunciare a qualsiasi forma di pressione o proposta geopolitica diversa. La Russia ha già iniziato addirittura a prendere contatti con referenti dei gruppi di ribelli armati non jihadisti, benché messi in una posizione di inferiorità militare. Le trattative si stanno svolgendo in Turchia ad Ankara con l’obiettivo di arrestare l’assedio su Aleppo e pare stiano andando bene , senza nessuna partecipazione degli Stati Uniti, dando quindi forza alle iniziative politiche di Mosca. Potrebbe quindi avere un nuovo volto la relazione Usa-Russia che punterebbe ad un unico asse che includerebbe la Siria di Assad a fare fronte comune contro le formazioni del Daesh

 La Russia, come ha dichiarato il suo presidente Putin: è completamente a sostegno della Siria, insieme all’Iran che sta puntando ad accrescere la sua presenza miliare in zona . Questa linea di successo potrebbe quindi modificare le sanzioni contro la Russia che sono derivate dalla crisi Ucraina e quindi i rapporti con la Nato potrebbe essere modificati con un allentamento della pressione militare sui confini russi.

La flotta russa è massicciamente presente nel Mediterraneo.

Una fregata lanciamissili della classe Admiral Grigorovich incrocia nel Mediterraneo giunta da Sebastopoli e sta operando insieme al gruppo navale comandato dalla portaerei Admiral Kuznetsov, dislocata nelle acque siriane con una quindicina di velivoli ad ala fissa a bordo del tipo MIG-29K-KUB e Su-33 e una decina di elicotteri Ka-27, Ka-52K, e Ka-31. La portaerei russa ha al suo fianco l’incrociatore pesante a propulsione nucleare lanciamissili Pyotr Veliky, nave ammiraglia della Flotta del Nord non a caso la più grande nave da guerra a propulsione nucleare del mondo, equipaggiata con missili antinave del tipo Granit e di difesa Fort, versione navale dell’S-300. Ricordiamo che l’S-300 è una serie di sistemi missilistici terra-aria a lungo raggio realizzati in Russia e sviluppati per contrastare i velivoli ed i missili da crociera nemici. Gli incrociatori missilistici da battaglia a propulsione nucleare classe Kirov sono invece armate con venti missili SS-N-19 Shipwreck con obiettivi antinave. Sono missili corazzati, lunghi dieci metri, pesano sette tonnellate, e hanno un raggio operativo di 700 km, oltre a essere in grado di autogestirsi gli obiettivi se sparati con lancio multiplo. Rappresentano la punta di diamante delle navi da battaglia di prima linea e Il loro armamento è cosi pesante che non può essere paragonato a nessun altra dotazione di arma similare tra le marine occidentali.

La fregata classe Grigorovich è una classe di navi uniche al mondo per operare alle latitudini polari. Hanno sistemi modulari di difesa aerea Shtil, capaci di intercettare tutti i tipi di velivoli, con un sistema d’arma caratterizzato da velocità di fuoco standardizzata a due secondi per il lancio e sono state progettate per proteggere le rotte marittime dagli attacchi nemici, potendo colpire grandi bersagli di superficie e trasportare una cinquantina di velivoli sia ad ala fissa che rotante.

Ci sono poi le cacciatorpediniere classe Severomorsk, Udaloy I, e Vice-Admiral Kulakov, la fregata missilistica classe Krivak II, Pytlivyj, un pattugliatore, il dragamine Ivan Golubets, un rimorchiatore e tre navi ausiliarie per rifornimento dell’intera flotta nel mediterraneo .

Seguono ancora le corvette lanciamissili, due unità classe Buyan-M, la Zelyony Dol e la Serpukhov, arrivate da un paio di mesi, dislocate nel Mediterraneo orientale e armate con il supersonico 3M-54 Kalibr che ha un raggio di azione di 2.000 km. La Zelyony Dol e la Serpukhov sono state già impiegate con lancio di missili contro formazioni terroristiche nell’area di Dar-Taaza e nella zona di Aleppo.

Il ruolo centrale di attacco però è svolto sotto superficie da tre sottomarini d’attacco, di cui due a propulsione nucleare. Sono della classe Akula, equipaggiati con missili da crociera Kalibr, Il terzo sottomarino russo a propulsione diesel elettrica invece appartiene alla classe Kilo. Proprio i sottomarini d'attacco Akula per il loro potenziale sono una forza d’attacco che potrà avere un ruolo principale relegando alla flotta di superficie un ruolo secondario e di distrazione.

L’intero gruppo navale russo pur ricoprendo un ruolo di grande presenza nel Mediterraneo rimane però in una posizione non assai distante per potenza e tecnologia alle unità navali dispiegate dagli Stati uniti .

Quello che però fa differenza è la concezione della logistica da parte della Marina Russa. Infatti per dare man forte all’azione navale russa c’è La base militare russa di Tartus, punto di consolidamento della presenza militare non solo per attaccare il terrorismo siriano e del bacino mediterraneo, Algeria, Egitto, Libia ecc. Tartus insieme ad altri porti siriani , sarà la rete di logistica navale integrata dove la Marina russa svilupperà dei centri tecnici, basi logistiche per riparare e rifornire di tutte le necessità la flotta russa, insieme a navi officina, navi adatte all’integrazione logistica, petroliere, in modo da mantenere una presenza costante nel mediterraneo delle proprie navi, cosi come ha dichiarato l'ex vice comandante della Marina, l'ammiraglio russo Ivan Vasiliev. Questa è un'area in cui ci sono in azione navi di superficie, sottomarini del mar Nero, del mar Baltico e la Flotta del Nord. È quindi necessario estendere i nostri punti di logistica nelle aree in cui si presta servizio e combattimento, soprattutto nella base di Tartus. Nel rispetto del diritto verrà ampliata la dimensione della base per gestire la zona operativa permanente per le operazioni nel Mediterraneo, estendendo questo organizzazione anche in altre regioni. L'ammiraglio ha anche riferito che la costruzione di petroliere per il rifornimento della flotta, che accompagnano le navi da combattimento in traversate di lunga distanza, "è un promettente programma di modernizzazione della marina russa".

C’è da sottolineare però che l’apparato navale e il personale sono alla prima operazione a lungo termine lontano dalle proprie basi che finora non ha avuto precedenti di questa portata storica nel mediterraneo, rivelando in definitiva l’importanza degli interessi strategici verso un concetto di proiezione militare navale e non solo. La presenza della portaerei è un fatto che attesta la capacità militare che non tutti i paesi sono in grado di sostenere insieme ad un nutrito gruppo di unità di superficie e di sotto superficie che presenziano le zone di operazioni .

La VI° flotta americana si rinforza. Il comando delle forze navali americane, riferisce che La nave d’assalto anfibio USS Wasp LHD1 (foto apertura) e la nave da sbarco anfibio USS Whidbey Island (foto a sx) con a bordo 4mila militari hanno già attraversato il canale di Suez e sono entrate nel Mar Mediterraneo, per raggiungere la zona di operazioni. Entrambe le navi potrebbero rimanere solo temporaneamente nell’area interessata.

Il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg aveva precisato che l'Alleanza Atlantica avrebbe monitorato il gruppo navale russo, mentre il comandante Byron Ogden, al comando della nave Wasp ha detto che: “le navi sono state inviate per dare supporto alla missione di sicurezza navale nel Mar Mediterraneo” senza aggiungere alcun dettaglio sulla missione. La "Wasp" è una nave multiscopo utilizzata dal corpo dei Marines, lunga oltre 250 metri imbarca elicotteri d'attacco e di trasporto, i cacciabombardieri a decollo verticale Harrier, il convertiplano Osprey, e numerosi mezzi da sbarco per gli uomini del 22 Marine Expeditionary Unit (MEU).

Wasp e Whidbey Island sono dispiegati come parte della 6° Flotta USA per supportare le operazioni di sicurezza marittima e gli sforzi di cooperazione per la sicurezza del teatro. La 6 ° Flotta con sede a Napoli, conduce l'intero spettro delle operazioni congiunte e navali, spesso di concerto con alleati, e partner comuni al fine di proteggere gli interessi degli Stati Uniti e la sicurezza e la stabilità nazionali in Europa e in Africa. Questa imponente presenza di truppe da sbarco se impiegata nel teatro siriano potrebbe contribuire a dare colpi decisivi al lungo conflitto siriano, senza che però le armi della trattativa e dell’inclusione vengano mai meno. Sarà la volta buona che il grido dei bambini di Aleppo giunga alle orecchie dei potenti della terra?