SAS e selezioni per donne

(di Paolo Palumbo)
11/01/18

Entrare a far parte del 22° o del suo reparto gemello, lo SBS (Special Boat Squadron), è un’ambizione per pochi: le prove d’ingresso sono molto dure e viene richiesta una preparazione psicofisica di alto livello. Come abbiamo visto in precedenti articoli, la selezione può portare a gravi conseguenze se affrontata in modo inadeguato e senza la consapevolezza dei propri limiti. Il bacino di reclutamento privilegiato per le unità speciali britanniche sono il Parachute Regiment e i Royal Marines, sebbene anche altri militari – particolarmente motivati e temprati – accedano al percorso che li porterà ad indossare il celebre basco color sabbia. Nel 2016, il governo britannico – sotto la guida dell’allora primo ministro David Cameron – depennò secoli di tradizione militare accordando che le donne fossero inserite nei reparti di prima linea, pronte a combattere, entro il 2019.

È notizia di questi giorni che il Ministero della Difesa abbia spronato i responsabili del reclutamento del 22° ad abbassare – o meglio – a rendere più fruibile i test di ingresso per le donne che bramano alla tanto agognata abilitazione nel reparto di David Stirling. Marce più brevi, tempi di percorrenza più elastici e minor peso negli zaini potrebbero essere alcune modifiche suggerite, sebbene questa probabilità abbia fatto storcere il naso a molti operatori i quali temono seriamente un possibile livellamento verso il basso della qualità del reggimento. Questo, ovviamente, non esclude che una donna possa arrivare a fine percorso: non dobbiamo, infatti, considerare gli uomini del SAS come superuomini, tuttavia il cammino che li ha introdotti nella forza speciale più celebre al mondo non ha mai subito eccezioni. Non dobbiamo dimenticare soprattutto che alcune donne inglesi già militano in un reparto speciale, il misconosciuto Special Reconnaissance Regiment (formato nell’aprile del 2005) di cui si sente poco parlare, ma che vanta una tradizione operativa nata sulle strade dell’Irlanda del Nord quando ancora era il “The Det”, la 14th Intelligence Company.

Il Ministero della Difesa britannico ha, infine, sottolineato come le agevolazioni riguardino soltanto la parte preliminare dell’addestramento e non l’intero iter formativo. Una volta passato lo scoglio della selezione, le candidate verrebbero comunque sottoposte agli stessi esercizi degli uomini, senza fare ulteriori sconti. Probabilmente queste nuove pressioni emergono dopo la vicenda di Azi Ahmed, la ragazza mussulmana che per prima tentò di indossare il fregio con le ali e la spada come riservista nel 21°. Fu un esperimento fallito, ciò nondimeno il tentativo fruttò alla candidata molta pubblicità e la pubblicazione di un libro – uscito nel 2015 – dal titolo Worlds Apart: A Muslim Girl with the SAS.

Tra le vittime della Fan Dance (v.articolo), le gravi accuse mosse ad alcuni istruttori per negligenza, l’eventuale ritocco dei test su un binario preferenziale per le donne e i fantasiosi taglia teste armati di sciabola in Afghanistan, il SAS sembra entrato in un vortice mediatico non proprio desiderato. L’esposizione del 22° alla stampa e alla televisione non è una novità, ma ha certamente subito un crescendo in questi ultimi anni, a partire dal libro di Mark Urban – Task Force Black – che nel 2010 scatenò polemiche e querele da parte del Ministero della Difesa a causa delle notizie sensibili rivelate. Recentemente anche il grande schermo, con l’uscita di Six Days, ha riprodotto – in modo attento e mirabile – una delle più note azioni del 22°. Finché le Forze Speciali diventano oggetto di analisi da parte di professionisti seri e attenti storici non esiste alcuna obiezione circa la divulgazione di materiale informativo che possa suscitare dibattito. Il problema sorge semmai quando qualche giornalista, poco informato alla ricerca di scoop e pubblicità, prova ad inventare, di sana pianta, storie e azioni distanti dalla realtà.

Il paventato ingresso delle donne nel 22° assomiglia più ad una sfida politica che non ad un reale bisogno di arruolarle nelle Forze Speciali. La funzione femminile nelle forze armate britanniche è tenuta in alta considerazione, e non sembra richiedere forzature circa la loro presenza in alcuni reparti d’élite: il British Army, la Royal Air Force e la Royal Navy offrono, infatti, occasioni di impiego in ruoli altrettanto fondamentali e gratificanti in compiti di primaria importanza. Senza contare poi che il fallimento, in un ambito improbo come quello del 22°, porta con se risvolti onorevoli: nel senso che solo “l’averci provato” testimonia un carattere individuale non comune, indipendentemente da ogni connotato sessuale.

(foto: MoD UK / web)