Nel frattempo a Pechino...

12/11/14

Il nuovo caccia cinese J-31 destinato all’esportazione, è propulso dai motori Klimov RD-93 di fabbricazione russa. La fornitura potrebbe rientrare in un preciso programma di collaborazione tra i due paesi per i futuri velivoli prodotti da Pechino.

E’ quanto riportano dalla Ria Novosti citando fonti ufficiali della Rosoboronexport.

Il J-31 – secondo la Rosoboronexport – è considerato l’alternativa a buon mercato dell’F-35 e ci si aspetta possa essere adottato in futuro anche dagli alleati della Cina e da quanti non possano acquistare lo JSF “originale”.

I caccia J-20 e J-31, in fase di sviluppo in Cina – aggiunge Sergey Kornev, capo della delegazione russa al China International Aviation & Aerospace Exhibition, in corso a Zhuhai - dimostrano l'elevato potenziale della tecnologia dell’industria aeronautica cinese.

Lo Shenyang J-31, (più che altro per propaganda), è definito un caccia di quinta generazione, anche se per l’Occidente è considerato di quarta. Attualmente è stato costruito un solo prototipo. Secondo la Ria Novosti, il caccia presenta delle somiglianze con il PAK-FA T-50 russo, anche se sarebbe più corretto affermare che il disegno dello J-31 ricorda quello dell’F-35.

Lo Shenyang J-31 "Falcon Hawk", volò per la prima volta il 31 ottobre del 2012. Progettato grazie ad un processo di reverse engineering da un caccia stealth americano abbattuto, sarebbe dovuto diventare il caccia cinese imbarcato di quinta generazione, divenendo a tutti gli effetti l’antagonista dell’F-35 Lightning II.

Ma qualcosa sembra non aver funzionato, tant’è che la Cina, che ha una sola portaerei, ha ridimensionato il reale valore del velivolo, proponendolo alle forze aeree di secondo livello come il Brasile, Pakistan e alcuni paesi del Medio Oriente. Sembra che la tecnologia creata non sia stata pensata inizialmente per l'esportazione, ma costruita per uso interno. Stranamente, anche la stampa cinese lo scorso anno si scagliò contro il velivolo, sostenendo che l'aereo non sarebbe in grado di decollare da una portaerei con armamento pesante.

Analizzando le foto, il J-31 sembra essere poco più di una copia a buon mercato di un jet da combattimento americano. In effetti, la sezione del naso, le code gemelle così come le ali trapezoidali rappresentano le linee distintive della progettazione stealth occidentale.

Probabilmente, il J-31 si basa sulla tecnologia estratta dagli aerei americani andati perduti in battaglia, come l’F-117 stealth abbattuto nel 1999, in Serbia. E’ anche vero che negli ultimi anni, ai danni della Lockeed Martin sono stati compiuti degli attacchi informatici mirati.

Hacker cinesi quindi, potrebbero essere riusciti a mettere le mani su alcuni disegni tecnici utili del Raptor e dell’ F-35. Ma è anche vero che per copiare la tecnologia americana non servono soltanto dei progetti. Bisogna anche esserne in grado di trasformarli in realtà.

Ad ogni modo, ad oggi è impossibile confrontare il J-31 con gli altri aerei da combattimento, considerata la segretezza che ancora lo circonda.

Sappiamo che il suo radar di controllo di tiro, così come i sottosistemi e l’avionica sono interamente cinesi. Il suo disegno lo fa apparire certamente come un caccia di quinta generazione, ma non conosciamo i materiali utilizzati per il rivestimento del velivolo.

Molto più serio, invece, il progetto Chengdu J-20, caccia di quinta generazione decollato per la prima volta nel gennaio del 2011 e definito dal Pentagono come “una piattaforma a lungo raggio, in grado di penetrare ambienti pesantemente difesi". Secondo una stima non ufficiale potrebbe divenire operativo entro il 2020 con prestazioni simili all’F-22 ma con i costi operativi dell’F-35. Anche per questo velivolo, i riferimenti si sprecano. Secondo la stampa russa, lo J-20 presenterebbe similitudini nel design al dimostratore tecnologico MiG 1.44 (a sua volta quest’ultimo ricorda l’EFA-2000). Per l’Occidente, invece, il Chengdu J-20 trae ispirazione dal fantastico Northrop YF-23, unico prototipo proposto insieme all’YF-22 per il progetto Advanced Tactical Fighter. Per il Chengdu J-20 si prevedono almeno sei varianti: intercettore a lungo raggio, dogfigth e scorta, attacco al suolo, ricognizione a lungo raggio, attacco elettronico e piattaforma di lancio per missili anti-satellite.

Anche lo J-20 è attualmente equipaggiato con due turboreattori di fabbricazione russa, anche se il caccia di linea dovrebbe essere dotato di un motore di concezione e produzione nazionale.

Il problema della violazione dei diritti d’autore sulle armi russe preoccupa e non poco Mosca, anche se entrambe le parti stanno cercando di risolvere il problema. Giù nel 2008, nell’ambito della cooperazione tecnico-militare tra le due nazioni, era stato siglato un accordo sulla protezione della proprietà intellettuale.

Pescare idee e progetti dagli altri paesi, però, sembra essere una prassi comune per i cinesi. Basti pensare che la stessa concezione di disporre di due caccia stealth per differenti tipologie di missioni è la medesima degli Stati Uniti: F-22/J-20 per la supremazia (dominio) aereo ed F-35/J-31 per il bombardamento, Close Air Support e supporto tattico.

Nel 1992, la Cina ha acquistato alcuni Su-27SK dalla Russia per poi presentare, quindici anni più tardi, lo J-11B, una versione spudoratamente identica al supercaccia russo. Ma le copie non finiscono qui. Secondo i russi la Cina, in violazione degli accordi sulla proprietà intellettuale, avrebbe clonato il progetto del Su-33, il sistema di difesa aerea S-300, i disegni del più potente lanciarazzi d'artiglieria al mondo, il BM-30 Smerch e le specifiche dell'obice semovente 152 mm 2S19 Msta.

Ad ogni modo, si sta verificando quello che in molti temevano pochi mesi fa. La decisione di Washington di congelare ogni tipo di cooperazione con Mosca, compresi gli accordi per lo smantellamento delle armi di distruzione di massa, infatti, sta spingendo la Russia ad una stretta collaborazione militare con la Cina. E sarebbe un’alleanza che la Nato prenderebbe terribilmente sul serio perché in un ipotetico conflitto in Europa così come nel Pacifico, il vincitore sarebbe incerto.

Le tre fasi del piano occidentale per punire Mosca con restrizioni ad personam, pesanti sanzioni e la sospensione di ogni tipo di cooperazione con la Nato, non hanno ancora sortito gli effetti sperati ed anzi, proprio il pugno duro dell’Organizzazione, potrebbe spingere il Cremlino alla creazione di un nuovo blocco militare con la Cina.

Franco Iacch

(nelle foto il J-20)