Mini droni ed UAV biologici sui campi di battaglia

22/05/14

La capacità di osservare ambienti pericolosi ed inaccessibili per i veicoli tradizionali con un approccio tattico diverso, ma che potrebbe rivoluzionare il modo stesso di acquisire informazioni sui campi di battaglia.

Questi i principi del programma Nano Air Vehicle o Micro Air Vehicle dell’agenzia per i progetti di ricerca avanzata per la difesa, meglio conosciuta come "Darpa", del governo americano.

Nello specifico, il programma Nav o Mav prevede la progettazione di piccoli ed ultraleggeri velivoli con una lunghezza inferiore ai quindici centimetri, un peso massimo di 20 grammi, con la capacità di compiere missioni per l’acquisizione d’informazioni a scopi d’intelligence in luoghi aperti e chiusi.

Queste piattaforme rientrano nella categoria degli Uav, ma con caratteristiche prese direttamente dal mondo animale.

Per le loro dimensioni ridotte, sono considerati come “impossibili da colpire” dal fuoco nemico: ecco perché il loro utilizzo suscita particolare interesse tra i militari.

Gli studi sui Nav iniziarono nel 2005. Il primo Nav sperimentale costruito è stato l’Hummingbird (colibrì), sviluppato dalla AeroVironment. La difesa americana, che ha investito nel progetto quattro milioni di dollari, nutre grandi speranze per il futuro. L’Hummingbird, presentato al pubblico il 17 febbraio del 2011, nonostante sia un prototipo presenta delle caratteristiche eccezionali. Può volare a 18 km/h, con assetto, direzione e velocità regolabili in remoto. Il piccolo colibrì automatizzato può salire verticalmente prendendo quota, spostarsi a destra e sinistra, ruotare su se stesso e restare sospeso a mezz’aria. La cosa più stupefacente però, sono le dimensioni: l’apertura alare è di 160 millimetri mentre il peso è inferiore ai 19 grammi.

Lo sviluppo di tali veicoli è tuttavia, ancora ad uno stadio embrionale a causa dei limiti della tecnologia attuale ed ai rigidissimi parametri imposti dalla difesa americana come l’apertura alare fissata ad un massimo di 7,5 centimetri, un sistema di navigazione automatizzato anticollisione (pensato, cioè, per volare dentro gli edifici), un potente sistema di comunicazione oltre alle telecamere di bordo.

Un altro problema poi, è dato dall’alimentazione dei Nav. L’attuale tecnologia delle batterie, infatti, non è abbastanza avanzata da offrire il giusto supporto energetico per missioni che potrebbero durare anche delle ore. Ad oggi, infatti, le batterie che fornirebbero energia sufficiente per far funzionare i Mav sono troppo pesanti, mentre quelle più leggere si esaurirebbero prima che il velivolo ritornasse alla base. Un’idea avanzata dal Darpa, proprio per affrontare questo problema, potrebbe essere quella di un Mav in grado di poggiarsi, così come farebbe un volatile, su di un cavo dell’energia elettrica: in questo modo si potrebbe ricaricare durante la missione.

Ma oltre alla progettazione dei micro velivoli, la ricerca si sta spostando anche sul mondo animale per la realizzazione di un cyber insetto. La proposta risale al 2007 per la creazione di un Uav biologico. Installare, cioè, una suite di sensori su di un animale vivo, così da comandarlo a distanza. Sfida vinta dall’università della California, che nel 2009 riuscì a radiocomandare a distanza, tramite sei elettrodi installati nel cervello e nel sistema nervoso, un coleottero scarabeide (scelto per la sua capacità di trasportare fino a tre grammi di peso).

Ad oggi, però, l’unico Mav utilizzato in un ambiente operativo è il Black Hornet Nano, un micro elicottero di dieci centimetri, pesante appena 16 grammi, in dotazione all’esercito inglese in Afghanistan. Il Black Hornet (foto d'apertura), costruito dalla società norvegese Prox Dynamics, decollando dal palmo della mano, può volare per trenta minuti, con un raggio d’azione di mezzo miglio ad una velocità massima di 35 km/h. È pilotato a distanza tramite una console dotata di schermo a colori. L’avionica è sorprendente per un elicottero di appena 16 grammi: oltre a tutti i sottosistemi miniaturizzati dei “fratelli maggiori”, la suite di bordo comprende un gps, un’antenna per il trasferimento in tempo reale dei dati ad alta velocità, una modalità autopilota, tre telecamere con inclinazione e zoom e la capacità di ritornare alla base automaticamente, in caso di perdita di segnale o di batteria quasi esaurita. È utilizzato per missioni di ricognizione.

Franco Iacch