Land Rover AR 90: 70 anni di avventure ma le polemiche non mancano

(di Gianluca Celentano)
18/04/18

Descrivere il successo di un veicolo 4x4 associandolo a un meritato omaggio al Maestro Ennio Morricone, non è semplice come idea, ma forse lo diventerebbe se, durante la lettura dell’articolo dal vostro PC (o tablet o smartphone, ndr), si propagassero le note della celebre colonna sonora del film “Il buono, il brutto e il cattivo”.

Una musica che vi riporterà certamente alla mente la Land Rover Defender, il veicolo in esame su questo numero.

Ecco allora che le note del Maestro ci riportano indietro nel tempo, a quel 1980 quando erano divenute la sigla di un grande evento della Land Rover: il Camel Trophy, un'avventurosa spedizione nei terreni più ostili del pianeta, come il Borneo piuttosto che il Sulawesi o la Guyana.

Se poi ascoltando le note del Maestro la sensazione è quella di rabbrividire, allora ci siamo e vuol dire che la vostra sconfinata vena operativa è entrata a pieno titolo nell’apprezzamento delle più spartane doti di affidabilità che il Defender, come una buona bottiglia di vino, ha saputo mantenere inalterate negli anni per farle gustare ai veri intenditori dell’avventura.

Storia

L’idea nasce da Sir Maurice Wilks negli anni ’40. Otto anni dopo, dallo stabilimento British Leyland, esce, con l’innovativa carrozzeria in alluminio, la prima Utility, un veicolo da lavoro e per uso militare a 4 marce con trazione permanente 4x4,. Solo nel 1990 assumerà il nome di Defender.

Diverse serie si sono susseguite con denominazioni chiaramente inglesi a partire da quel 30 aprile 1948: Country, Station Wagon, Crew Cab, e le più “recenti” 90, 110 e 127, numerazioni che rappresentano in pollici le indovinate misure interasse del moderno Defender.

Gli autisti del Camel Trophy, erano selezionati nelle varie nazioni in gara più o meno con lo stesso criterio della più recente missione Overland, molti di loro erano autisti professionisti con la passione per il 4x4, altri provenivano invece da trascorsi in qualche esercito operativo e le qualità d’ingaggio potrebbero essere equiparate a quelle dei nostri ragazzi nell’élite delle Forze Armate.

Settant’anni di storia e più di due milioni di veicoli venduti hanno riempito la rete di notizie sulla Land Rover Defender e forse, per non ripetersi, è meglio concentrarsi su alcuni aspetti più contraddittori e opinabili di un valido mezzo che si ama o si odia.

AR 90, l’arrivo nelle Forze Armate suscita alcune perplessità

A sostituire la Fiat Campagnola (v.articolo), è arrivata lei, l’AR - Auto da Ricognizione - 90 Land Rover Defender che è stata accolta nelle caserme come una prestigiosa novità, anche se non sono mancati gli interrogativi e le perplessità dei conduttori soprattutto dopo averle guidate e testate sia su strada sia in ambiente operativo.

Non sono pochi infatti i militari ma anche gli appassionati a chiedersi il motivo dell’introduzione di un 4x4 inglese quando l’Italia è la terra dei motori per antonomasia.

"La necessità": questa potrebbe essere la risposta più plausibile considerando che, dopo il congedo della Fiat Campagnola AR 76, fu il multiruolo VM90 (v.articolo) a sostituire momentaneamente la mancanza di un’auto da ricognizione, più piccola e maneggevole. In quel periodo le 4x4 non avevano un grande commercio e le giapponesi la facevano da padroni sul mercato nazionale e un’eventuale produzione nazionale rischiava di far la fine del Rayton Magnum Fissore.

È da ricordare che gli anni ’90 segnano l’improvviso inizio di un periodo di allerta e di missioni per la nostra Difesa e la motorizzazione militare seppur idonea a un contesto nazionale, aveva la necessità di un riordino di funzionalità e di un adeguamento agli standard delle altre coalizioni Nato presenti fuori area.

La maggioranza dei Defender distribuiti ai battaglioni e reggimenti appartenevano alla serie mpi 2.0 a benzina con rapporti del cambio adeguati, altre invece erano le versioni 2.4 Td Ford con pompa in linea e il meno fortunato Td5 common rail.

L’Iveco Massif, come sappiamo, sarebbe arrivato molto più avanti, anche se nel frattempo la produzione del VM 90 riprendeva dopo un restyling estetico e tecnico.

Ma conosciamola meglio…

I suoi motori tra Rover, Bmw, Ford, c’è anche la TATA

La scelta tra benzina e gasolio a 4, 5 e 8 cilindri a V non è certo limitata, ma il 4 cilindri a benzina MPI, seppur più leggero per l’off-road è abbastanza deludente e nonostante la longevità tecnica, non lo si può certo definire un purosangue. Si tratta infatti del motore 2.0 aspirato 16 valvole della Rover 620, con un consumo che può sfiorare i 5 chilometri al litro e che sente la mancanza della sovralimentazione, presente invece nella versione automobilistica.

Degno di merito è invece il 4 cilindri Td4 2.4 turbodiesel da 122 cv (lo stesso montato sul Ford Transit Tdci), soprannominato simpaticamente “Deforder”, del quale si vocifera che l’indiana Tata voglia produrne uno analogo da 122 cavalli per la casa inglese. Sarà cinese?

C’è poi il cinque cilindri Td5 BMW, un diesel moderno, ma che ha fatto discutere parecchio per l’affidabilità dell'elettronica e forse anche un po’ per la lentezza nell’andare in coppia prima di sfoderare i suoi 120 cavalli

Non è molto versatile e il propulsore a gasolio Td4 risulta il più indovinato anche quando, snorkel permettendo, il veicolo va in immersione durante gli attraversamenti dei guadi; nel Camel Trophy, come qualcuno ricorderà, spesso si guidava con l’acqua all’altezza del petto del conduttore.

Lo spazio a bordo è ristretto e poco agevole e l’assetto non certo indicato per i tratti di strada sull’asfalto, soprattutto se bagnato. Riprendere una sbandata improvvisa (caratteristica dei veicoli alti con ponte rigido) con un controsterzo, non è un’impresa semplice soprattutto con uno sterzo molto demoltiplicato.

Bisogna ricordare poi, che la vettura nasce per il mercato con guida a destra, e la casa inglese ha solo provveduto a spostare pedaliera e volante sul lato sinistro per le versioni destinate all’esportazione.

La pedaliera disassata sulla sinistra, potrebbe ricordare l’importanza, nella guida professionistica, di utilizzare la frizione - che è isolata - soltanto nelle partenze, nelle cambiate e poco prima di fermarsi. Tuttavia qualcuno afferma con convinzione che sul lato sinistro è presente il ripartitore, il vero probabile responsabile della pedaliera disassata. Manca poi il quarto pedale o poggia piede sul passa ruota lato guida, utile per ancorarsi al sedile e contrastare le forze laterali.

La climatizzazione è carente ma forse stiamo chiedendo troppo a questo genere di mezzo che nonostante i suoi settant’anni ha voluto mantenere invariati certi aspetti.

Il posto guida è adatto ai conduttori di media statura e i più alti riscontrano problematiche per la regolazione del sedile, avendo tra l’altro lo sportello lato guida eccessivamente vicino al braccio sinistro. Questo però serve a facilitare il conduttore nell’affacciarsi e controllare il terreno da superare. È da domandarsi a questo punto, come siano gli spazi nella versione blindata del Defender.

Capire le proprie esigenze...

Appena fuori dalle città della Gran Bretagna, il territorio ricco di colline e praterie si addice molto alle caratteristiche della Land e forse la sua semplicità rispecchia per certi versi la razionalità inglese; qui da noi però le cose sono un po' diverse, ricerchiamo le prestazioni, il comfort e la comodità, particolari importanti quando si sceglie un 4x4 che fanno cadere la nostra attenzione soprattutto su veicoli meno specialistici e più versatili, come i SUV.

Fuoristrada o Trial: una differenza semantica, che non richiede per forza che un veicolo 4x4 sia onnipotente, in grado di accontentare l’immaginario più fantasioso.

Per l’off-road estremo, che per semplicità potremmo ricondurre al trial, le elaborazioni sono obbligatorie e costose, i kit omologati non si contano come nel caso delle particolari barre stabilizzatrici Panhard, o i set sospensioni maggiorati con ampia escursione, i verricelli e le modifiche ai freni, centraline, scarico e tanto altro ancora.

Quindi se consideriamo il veicolo di serie una sorta di compromesso di specifiche caratteristiche, è l’utilizzatore che deve realmente domandarsi che uso vuole fare del mezzo per non rimanere successivamente deluso.

Le varianti di Casa Land

Se la Land Rover Defender rappresenta la purezza del 4x4, nel corso del tempo la casa inglese ha voluto offrire delle varianti “addolcite” per conquistare una platea maggiore di clienti.

Con gli stessi motori hanno fatto ingresso la Range Rover, la Discovery e la Freelander, ormai si sa, divenute degli eleganti SUV

Dal 2016 è in pensione il nostro Defender, dopo 70 anni di servizio e, come per tutti i veterani, il rispetto è d’obbligo, tuttavia dal quartier generale della Land Rover in Inghilterra e dai concessionari, non giungono notizie attendibili su quale vettura possa sostituirla, eccetto qualche prototipo on-line. L’augurio unanime degli appassionati del marchio è che la futura new entry possa essere ancora un veicolo “buono, brutto e cattivo” e quindi ancora degno di chiamarsi "fuoristrada" con tutte le caratteristiche e limitazioni che questo tipo di mezzi deve avere.

Altre 4x4 degne di nota seppur di classe diversa rispetto alla Land ma che la passione mi impone di ricordare approfittando di questo spazio, sono come si può ben immaginare, la Jeep CJ (Civilian Jeep l’evoluzione della Willys) la nostra Fiat Panda 4x4 prima serie, la russa Lada Niva e UAZ 469 ma anche la Toyota Land Cruiser e la simpatica Suzuki Jimny.

(foto: web / Dario Ferro / UK MoD)