Autobus e minibus tra evoluzione tecnologica, esperienze di guida e indelebili ricordi

(di Gianluca Celentano)
11/10/17

Questa volta parleremo di mezzi più tranquilli, non da prima linea, ossia di quelli che nel linguaggio comune sono pullman e pulmini, mentre più correttamente il codice della strada li definisce “autoveicoli” aggiungendo la sigla internazionale M3 per gli autobus ed M2 per i minibus. Nelle caserme, dove non sono veicoli operativi, si preferisce chiamarli con il nome del produttore.

I ricordi militari di tutti noi ci riconducono sicuramente a qualche viaggio, magari come capomacchina con foglio di marcia o più semplicemente come trasportati. Quando non erano gli ACM o gli ACP ad ospitarci sulle panche dei loro cassoni, erano proprio loro, gli autobus a venirci a prendere, ad esempio alla stazione ferroviaria della località del CAR o Scuole Allievi. Tutte le pubbliche amministrazioni militari e di polizia possedevano nel loro autoparco la stessa tipologia di mezzi, a cambiare però, come oggi del resto, era la livrea.

I colori dei veicoli

Per la Difesa il colore predominante è sempre stato il verde Nato chiamato spesso verde oliva, forse di qualche tonalità più scura negli anni '70. Oggi però, per i veicoli non operativi come i bus, la colorazione è il verde lucido mentre la livrea vegetata, a bassa rilevazione I.R., è quella che predomina nei veicoli operativi. La PS invece utilizzò nel '52 il colore nero dando origine al mito delle veloci “pantere nere”. Solo a cavallo tra anni '60 e '70 la livrea passò al verdone lucido mantenendo il soprannome “pantera” anche quando, con la smilitarizzazione, si passò all’azzurro e bianco. L’Arma dei Carabinieri invece, dopo il verde militare passò al blu istituzionale, mantenendo le livree verdi militari per i servizi di polizia militare.

Lo storico pulmino 850 T e F 900

Era un’icona italiana che popolarmente veniva associata ai Carabinieri o alle suore, un po', se vogliamo, come l’Autobianchi Bianchina con il grande Fantozzi.

L’ingegner Giacosa dopo aver progettato nel ’36 la Fiat Topolino, concorrente dell’auto del popolo tedesca Volkswagen Maggiolino, nei decenni successivi sviluppò prima la Fiat 600 e successivamente il primo monovolume al mondo, la Fiat 600 Multipla. Un avveniristico veicolo con una linea a forma di goccia. Un successo per l'Italia, per i tassisti e persino per le Forze Armate con ancora tanti appassionati nel mondo. Ma proprio dalla Multipla prese forma il Fiat 850T, un furgone ad uso promiscuo che in base al suo allestimento poteva trasportare ufficialmente 7 persone. Il suo motore era quello della 850 con 4 cilindri raffreddato ad acqua, lo stesso che con cilindrata 748, muoveva la versione più brillante della 600. Quattro marce di cui solo la prima non sincronizzata sulle prime serie e successivamente con F 900 il motore passò a 903 cc, lo stesso assemblato sulla 850 coupè A112 e 127.

Ma se dalla Multipla nasce l’ F 900 è curioso e simpatico sapere che il concorrente tedesco Volkswagen T2 di derivazione VW Maggiolino, ottimo e robusto, fu associato invece che alle suore agli Hippies e ai figli dei fiori.

Cambia la progettazione e arriva l’elettronica

Il feedback dei clienti in un mercato automobilistico pressoché nazionale ed europeo, che precludeva altre realtà motoristiche mondiali, era il vero termometro per rilevare la buona riuscita di un progetto. I veicoli erano un bene che doveva garantire un servizio longevo e gli aggiornamenti riguardavano solo componenti poco funzionali o non in grado di durare nel tempo.

Sviluppo e computer cambiano il concetto di longevità e dalle industrie, grazie ai test computerizzati dei materiali sotto sforzo e delle linee, si accelerò il succedersi di nuovi modelli e dei relativi restyling Gli anni ’80 si possono definire l’anticamera di una nuova filosofia del veicolo, che in sostanza non deve imporre al cliente di adeguarsi al prodotto, ma al contrario deve essere il veicolo, quindi la progettazione, ad adeguarsi al gusto degli acquirenti.

Fiat Ducato, un multitasking

Il Ducato fu il vero successo del Gruppo PSA che con le sue dimensioni sino a 6 metri di lunghezza e la sua ampia gamma di motorizzazioni e potenze sia a benzina che a gasolio, riuscì ad offrire alle Forze Armate e al Paese un veicolo con un’enorme versatilità. Entrato in produzione nel ’81, la sua calandra oltre al marchio Fiat, ospitò il logo Alfa Romeo AR 6 e ancor oggi, a seguito di specifici accordi tra Fiat e PSA (Sevel), i loghi di Citroen e Peugeot. Le motorizzazioni a gasolio prodotte dalla Sofim sono quelle riviste e maggiorate della produzione automobilistiche e partono dal 1.9 (oggi multijet) sino al più recente 2.8 cc da 130 cavalli. La versione “minibus” più capiente ha 16 posti e le prime serie ricordano un po' la componentistica della Fiat Ritmo.

Talento e Scudo, seppur il primo fosse la versione corta del Ducato, si aggiunsero più avanti, ma il successo, almeno per il Talento fu inferiore a quello del Ducato, più capiente e con una gamma maggiore di motori. La sua rivincita dopo la cessazione della produzione avviene nel 2016, periodo in cui il Ducato si è avvicinato più al concetto di autocarro comodo, ampliando le misure, e il Talento a quello di furgone vero e proprio. Lo Scudo seppur apprezzato e utilizzato militarmente, ebbe più successo in ambito civile in versione autovettura, prodotto con i nomi di Fiat Ulisse, Lancia Z, Peugeot 806 e Citroen C8.

Cacciamali sin dal primo giorno: “ricordando Cassino”

Dopo una notte passata in treno da Milano a Cassino per raggiungere l’80° battaglione fanteria “Roma”, arrivai in stazione in una bella mattinata di aprile e mi avviai all’uscita dove vidi ad attenderci diversi militari in mimetica SCBT verde oliva modello Roma 75 e qualche ACM allineato ad autobus Cacciamali; ansia e smarrimento si alternavano soprattutto pensando alle “gufate” di chi ci era già passato…; i conduttori ci osservavano passando il tempo ad arrotolare sul dito indice un cordino con all’estremità il chiodo d’avviamento. Ma qualcuno era anche in drop e quasi sicuramente era un sottotenente AUC; con un certo imbarazzo mi diressi verso quello che mi sembrava più cordiale e da buon milanese mi presentai e gli dissi: “buongiorno, dovrei fare il militare”. Rido ancora quando penso alla scena e dell’uso del condizionale. L’ufficiale con molta comprensione e cortesia mi indicò proprio un Cacciamali, l’autobus che mi avrebbe portato al reparto di formazione. Mi sedetti in fondo e tra i presenti c’era ancora una certa timidezza a guardarci negli occhi, mentre al volante del bus prese posto un giovane militare con accento ciociaro che, devo dire, era molto abile alla guida. La strada fuori Cassino per raggiungere la scuola VFP era sterrata in certi punti e con evidenti dossi nel terreno. Il conduttore però si destreggiava tra doppiette e accelerate piene nelle curve, tanto da annullare la forza centrifuga che ci avrebbe fatto comprimere uno sull’altro, e mentre dietro all’autobus si alzavano nuvoloni di polvere i nostri atteggiamenti da civili si dissolvevano per far spazio a una nuova avventura come reclute.

Ma come va questo bus…

“Per gli autisti è un autocarro vestito da autobus”, infatti la sua meccanica è la stessa dell’Iveco Turbo Zl’autocarro con motore 8062.24/070, lo stesso montato sul 6613 G ACM80, un 5.8 6 cilindri, che con il turbo sviluppa circa 200 cavalli. Sospensioni a balestra con ammortizzatori telescopici e 30 posti, lo rendono inarrestabile ed affidabile ma chiaramente rigido. La presenza del vano motore in cabina non facilita poi i movimenti interni del conduttore. È ancora in servizio anche nei Vigili del Fuoco in ausilio dei veicoli più moderni ma solo per collegamenti a corto raggio. L’allestitore Orlandi ha apportato sostanziali modifiche tra cui le sospensioni pneumatiche, ma osservando la misura delle ruote si comprende la sua derivazione.

Nei reparti di manovra e nei battaglioni autieri

Iveco 370 S è per me il top anche che se molti miei colleghi non sono dello stesso avviso. Infatti come per il precedente Cacciamali sostengono che è “un camion” e forse sotto certi aspetti non posso dar loro torto se lo si usa quotidianamente ma, credetemi, ho fatto tanti chilometri con questa macchina e la soddisfazione di sentire il rombo dei suoi 8 cilindri a V da 17 mila cc e con 350 CV è difficile da spiegare se non si prova ad abbassare quel pedale dell’acceleratore che pone una certa resistenza data dalla tiranteria lunga quanto il pullman. Una volta avviato, lo si sente avanzare e salire di giri con una elasticità fuori dal comune e un assetto stabile e un’ampia sterzata (l’ho guidato nella trafficata Barcellona). A ogni cambiata si percepisce un risucchio negli scarichi che ricorda un po' quello delle motrici Scania. Quando si rallenta poi, utilizzando il pedale del freno motore posto alla sinistra della frizione, percepiamo in una sola volta tutta la sua sonante potenza che si ferma nei collettori che emettono un piacevole ed energico soffio che rallenta rapidamente le sue 12 tonnellate fino a disinserirsi verso i 1000 giri. L’elettronica era solo nell’impianto a 24 volt delle luci e, senza limitatore di velocità, raggiungeva i 145 km/h. Alcuni, a seconda della lunghezza compresa tra i 9 e 12 metri, erano in opzione con motore a 6 cilindri in linea e 250 cv.

L’Euroclass rappresenta l’evoluzione del 370 ma con il nuovo 6 cilindri Cursor da 9.5 cc e 345 cv. Inizialmente era approdato nelle Accademie e Scuole Militari ma con il pensionamento del suo predecessore diventò l’autobus per lo spostamento dei reparti, che già dalla metà degli anni ’90 non utilizzavano più le panche sui cassoni degli autocarri. I battaglioni, in occasione di esercitazioni o importanti spostamenti contattavano il reparto logistico di riferimento che forniva, aggregando a loro, conduttore e veicolo.

La formazione professionale era sempre attenta e questo grazie ai marescialli animati più dalla passione che dall’incarico; essi infatti provvedono ancor oggi nelle scuole guida militari, tra cui quelle della Cecchignola e della Tramat, a una attenta e responsabile selezione dei conduttori di autobus.

La sicurezza prima di tutto

Un ufficiale con l’abilitazione di istruttore sovrintende ai corsi e soprattutto, per le patenti per l’autobus, le sue parole d’ordine sono predisposizione e meritocrazia. Viene impartito il codice della strada, con molta attenzione all’articolo 176 punto 9, che impone ai veicoli o complessi di veicoli oltre i 7 metri di lunghezza e a quelli per il trasporto merci oltre le 5 tonnellate, di utilizzare solo le prime due corsie autostradali avendo cura di occupare sempre la più libera a destra, art 143 punto 1.

Questa formazione è imprescindibile anche per un’immagine del veicolo istituzionale che deve sempre essere corretta e d’esempio verso un traffico sempre più caotico e ahimè indisciplinato. L’uso degli specchietti esterni e il graduale abbandono dell’impostazione di guida automobilistica (totalmente diversa nella forma) sono tra gli aspetti su cui sia in aula che durante le guide formative occorre più costanza per inculcare negli allievi gli importanti e corretti comportamenti. Molti militari, anche di leva, grazie ai corsi di formazione hanno intrapreso la professione del conducente dopo il congedo.

Arrivano i nuovi autobus e il cambio automatico è di serie

Con davvero grandi sforzi di ottimizzazione economica, anche la Difesa sta progressivamente sostituendo il suo parco veicoli e autobus per allinearsi alle direttive comunitarie. Ecco quindi, che sul disegno del Volvo Genesis carrozzato Barbi, la storica società emiliana Sitcar ha omologato di sua produzione un nuovo autobus 12 metri (categoria gran turismo) euro V e VI per le Forze Armate, mettendo a disposizione due lotti di motorizzazioni. Una equipaggiata con motore MAN con 420 cv e 12 mila di cilindrata, mentre l’altra con l’IVECO Cursor da 10 mila cc e con 450 cv, lo stesso montato sul top di gamma Iveco bus Magelys. Il cambio è manuale ma in opzione esiste la versione robotizzata a 12 marce. L’azienda produce anche una versione più piccola, l’Italo 100 Consip, con motore anteriore Iveco TECTOR da 6728 cc con 300 cv e assemblato sul telaio Euromidi e con cambio a 6 marce. Infatti la linea motori Iveco, si avvale di una gamma di propulsori, così detti medi per le motorizzazioni degli autocarri o veicoli sino a 30 tonnellate di portata.

Iveco Bus ha tuttavia fornito direttamente alla Difesa dei bus Crossway (una categoria interurbana) di 12 metri euro 5 con motore Cursor 8 con 330 cv o in alternativa con motore Tector da 6.0 mila cc.

Il Crossway è disponibile in versione con cambio manuale a 6 marce ma i più diffusi in Italia sono con cambio automatico ZF a 5 marce; quello assemblato sugli SM Astra 44.30.

Un ampio argomento, quello dei bus e veicoli pesanti, che meriterebbe di essere approfondito attraverso molte altre informazioni probabilmente non presenti sui comuni manuali. Ma ho in riserva per voi una sorpresa. Un breve spazio periodico con consigli, notizie, curiosità e aggiornamenti anche sulle tecniche di guida avanzate e questo grazie a un amico, un ex pilota di formula 1, che vi presenterò più avanti.