L'U.S. Air Force, dopo 21 anni di onorato servizio, si prepara a dire addio al Predator

(di Andrea Cucco)
01/03/17

Negli ultimi 21 anni l'Aeronautica statunitense ha utilizzato droni MQ-1 Predator, per poi affiancare nella linea di volo gli MQ-9 Reaper durante gli ultimi 10. Dal 2018 si dirà addio ai primi.

Il comandante del 432nd Operations Group, colonnello Joseph, in un'intervista pubblicata sul sito ufficiale dell'U.S. Air Force, spiega come la transizione da una linea combinata di MQ-1 e MQ-9 ad una basata esclusivamente sul secondo modello sia indispensabile per tenere il passo con un ambiente operativo in continua evoluzione.

Il Predator non è stato originariamente progettato per trasportare armi, con conseguente limite successivo nel carico bellico ad un centinaio di chili. La richiesta di maggiori capacità di attacco ha reso già da tempo necessario andare oltre l'MQ-1.

Con l'MQ-9 Reaper il payload è salito ad oltre 1.700 chili con capacità di trasportare sia i missili che bombe. La nuova piattaforma ha inoltre aumentato le prestazioni in termini di velocità, autonomia e risoluzione dei sensori.

I compiti del Predator originario sono stati principalmente di raccolta di informazioni in tempo reale e ricognizione, l'MQ-9 si è trasformato in una vera e propria piattaforma CAS (Close Air Support, il supporto aereo ravvicinato).

Il col. Joseph ha sottolineato infine un aspetto operativo di rilievo: la fiducia sviluppata nel tempo dalle truppe sul terreno.

Insomma, sui campi di battaglia la consapevolezza di avere sopra la testa un drone armato pronto ad intervenire e con la capacità di vedere ben oltre (e talvolta meglio) il proprio orizzonte sembra apprezzata. Sopratutto da chi può dire che i soldati, quando serve, sparano.

(foto: U.S. Air Force)