L'evoluzione della dottrina missilistica di difesa nel panorama ipersonico

(di Franco Iacch)
11/05/16

Nella remota ipotesi che si verificasse uno scenario da giorno del giudizio (lanci multipli in first e second strike di missili balistici intercontinentali equipaggiati con testate marv), gli Stati Uniti avrebbero solo il 50% delle possibilità di intercettare un vettore nemico nello spazio. Ed è un dato di fatto. Un missile su due riuscirebbe a rilasciare le sue testate che colpirebbero i bersagli sul suolo americano. Basti pensare che il missile balistico intercontinentale Sarmat, potrebbe trasportare fino a quindici testate Mirv/Marv.

Parliamo, ovviamente, di uno scenario prossimo. Le piattaforme ipersoniche, che entreranno in servizio tra 10/15 anni, riscriveranno il modo stesso di concepire una difesa antimissile. Colpire un velivolo ipersonico, non è al momento possibile a causa del tempo necessario ai sistemi di difesa per elaborare una risposta. La rilevazione iniziale, il tracciamento e la soluzione di fuoco richiede comunque del tempo (parliamo sempre di secondi) che però potrebbero essere troppi considerando il regime ipersonico. Se venisse lanciato un attacco combinato tra missili tradizionali balistici ed ipersonici, anche la migliore difesa antimissile esistente non avrebbe scampo.

La contromisura anti-balistica per le testate a rientro convenzionale è ben nota e si basa sul calcolo della traiettoria di discesa attraverso l'atmosfera delle testate multiple indipendenti. Il problema dell’elevata velocità di rientro è stata aggirata preventivamente, con l’impiego di missili intercettori progettati per distruggere le testate multiple indipendenti prima della loro fase di rilascio. La velocità ipersonica annulla tale fase critica, rientrando nell'atmosfera in planata ad altissima velocità ed avvicinandosi all’obiettivo con una traiettoria relativamente piatta.

Il territorio americano affida la sua difesa al sistema Ground-based Midcourse Defense, progettato per intercettare missili balistici a lungo raggio in entrata. I trenta missili intercettori sono schierati a Fort Greeley, in Alaska e presso la Vandenberg Air Force Base, in California. Il presidente Barack Obama ha ordinato alla Missile Defense Agency di portare a 50 le postazioni GMD entro il 2017.

Gli intercettori si basano sull’Exoatmospheric Kill Vehicle (immagini), sistema cinetico di rilascio che utilizzando i dati di orientamento e sensori di bordo dovrebbe identificare e distruggere un missile in arrivo nello spazio. Nonostante sia in servizio dal 2004, in risposta ai programmi nucleari della Corea del Nord e dell’Iran (i veri bersagli sono i nuovi missili cinesi e russi), l’EKV non può considerarsi che un prototipo. Il sistema GMD colpisce il bersaglio con una probabilità del 50%. Dal 1999 ad oggi, sono state effettuate soltanto otto delle sedici prove in programma.

L’intercettore cinetico è ritenuto ancora inaffidabile e nonostante l’ultima prova sia stata superata con successo nel giugno del 2014, il sistema è ritenuto inadeguato per debellare una minaccia stratificata. E’ stato dimostrato che anche le future prove di volo, circa 200 milioni di dollari a test, non riusciranno ad ottimizzare il sistema, considerando che perfino le componenti sono considerate sperimentali. Questo è il motivo per cui la Missile Defense Agency è alla ricerca di un nuovo EKV che possa incrementare l'affidabilità complessiva dell'architettura di difesa.

La testimonianza scritta consegnata alla Sottocommissione del Senato responsabile per i finanziamenti della Difesa dal direttore della Missile Defense Agency, il vice ammiraglio James Syring, non lascia adito ad alcun dubbio. “L’EKV dovrà essere ridisegnato e riprogettato con un sistema modulare, architettura aperta e interfacce comune per semplificare gli aggiornamenti futuri”.

La risposta dell’amministrazione Obama al flop dell’EKV è stata quella di aumentare il numero delle batterie di fuoco entro il 2017. 50 intercettori, già oggi ritenuti inaffidabili, a difesa del territorio americano. In realtà avrebbe più senso evolvere un’architettura preesistente, se non fosse che gli undici anni trascorsi hanno reso il prototipo EKV non più in grado di affrontare le attuali minacce anche con corposi aggiornamenti.

La Missile Defense Agency ha annunciato questa settimana che la progettazione del nuovo EKV è in fase avanzata e che sarà utilizzato per apportare sostanziali modifiche al nuovo intercettore che volerà nel 2018.

Il problema è prettamente pratico. La Missile Defense Agency non ha dimostrato una reale capacità di difesa contro un missile balistico intercontinentale. Negli ultimi tre test - due nel 2010 ed uno nel 2014 – il veicolo “killer” che si distacca dal vettore per andare a colpire il missile nemico, è stato afflitto da problemi tecnici, mancando il bersaglio. Ed a nulla servirebbero ulteriori test.

In un precedente rapporto del GAO, si sottolinea quanto "sia improbabile che il Dipartimento della Difesa possa raggiungere il successo dei test con il sistema GMD soltanto aumentandone il numero ed apportando migliorie durante la produzione di massa”. Inoltre, sempre secondo il GAO, la soluzione prospettata dal Dipartimento della Difesa avrebbe un costo non più sostenibile in quanto non terrebbe conto dei possibili rischi legati ad un progetto in divenire.

(immagini: Raytheon)