La Cina potrebbe scatenare sugli USA 240 testate nucleari

28/01/15

La Cina possiede trenta missili balistici intercontinentali DF-31 pronti al lancio. E’ quanto emerge da un rapporto d’intelligence del Pentagono. Sempre secondo gli analisti statunitensi, i dieci missili DF-31 standard non sarebbero in grado di colpire il cuore degli USA, mentre i venti DF-31A, con un’autonomia di dodicimila chilometri, potrebbero colpire le infrastrutture vitali del paese.

Le due versioni sarebbero pronte al lancio in meno di trenta minuti.

La classe “Dong Feng” o “Vento dell’Est” è formata da una serie di vettori balistici intercontinentali a medio e lungo raggio in servizio con la Forza Strategica Missilistica cinese.

Il DF-31 è un missile balistico a tre stadi su rampa mobile o sub lanciato con una gittata massima stimata di ottomila km. Il missile a guida astro-inerziale è in grado di trasportare una sola testata da un megatone o tre MIRV da 150 chilotoni.

La Forza Strategica Missilistica cinese ha in servizio dieci DF-31.

Il DF-31A si differenzia per la maggior gittata, circa dodicimila chilometri e per la capacità di trasportare tre testate MARV da 150 chilotoni. La capacità di attacco nucleare rappresentata dai DF-31A è di venti missili pronti al combattimento.

A questa proiezione nucleare a lungo raggio, bisogna aggiungere il nuovissimo DF-41 non ancora mostrato al pubblico. Pechino potrebbe averne costruito una dozzina su rampa mobile (e altri dodici in riserva).

Secondo gli analisti occidentali, il DF-41 sarebbe in grado di trasportare fino a dieci testate manovrabili a rientro multiplo indipendenti da 250 chilotoni a quattordicimila chilometri di distanza. Se le indiscrezioni fossero confermate, i DF-41 potrebbero tempestare gli Usa con 120/240 testate nucleari.

La Cina, rispetto allo scorso anno, ha aumentato il suo budget per la Difesa del 5,7%. Pechino ha la forza fiscale e la volontà politica di sostenere la crescita della spesa per la Difesa. L’Esercito Popolare di Liberazione sta investendo pesantemente sulla sua forza di terra e mira a rafforzare la capacità di proiettare rapidamente le truppe su lunghe distanze. Investimenti copiosi anche per dotare i reparti speciali di tecnologia sempre più avanzata.

L’Air Force cinese sta portando avanti una modernizzazione della flotta su vasta scala senza precedenti e sta rapidamente colmando il divario con le forze aeree occidentali. Il primo caccia cinese di quinta generazione, il multiruolo J-20, potrebbe entrare servizio già nel 2018.

La Marina cinese si è data quindici anni come tempo limite per costruire la prima portaerei. Il primo vettore cinese sarà operativo entro il prossimo decennio.

Gli hacker cinesi continuano a colpire i sistemi informatici degli Stati Uniti con intrusioni mirate volte ad acquisire informazioni.

Le basi americane di Okinawa e Guam, il primo bersaglio in un ipotetico conflitto nucleare, infine, sono alla portata dei missili balistici cinesi (quelli ancora in servizio) DF-4 e DF-5. In un massiccio attacco, le testate colpirebbero quasi certamente ogni tipo di struttura e bersaglio designato.

La Cina, in un ipotetico conflitto a breve termine contro gli Stati Uniti, dovrebbe comunque affrontare una serie di carenze che vanno dalla capacità di targeting dei missili, alle difficoltà nel contrastare i sottomarini USA ed i caccia occidentali.

Pechino, intanto, continua a sviluppare con successo l’ “Hypersonic Glide Vehicle” (HGV) soprannominato dal Pentagono “WU-14”. Effettuati, ad oggi, tre lanci, dopo quelli eseguiti il nove gennaio ed il sette agosto scorso. Il nuovo velivolo è in grado di viaggiare fino ad otto volte la velocità del suono. Questo significa che potrebbe schivare tranquillamente l’attuale sistema di difesa antimissile degli Stati Uniti. Il WU-14 è in grado di trasportare testate nucleari ad una velocità superiore a Mach 10 (12,359 chilometri all'ora).

Lo HGV è praticamente immune alle attuali contromisure anti-balistiche per le testate a rientro convenzionale. La traiettoria balistica di discesa attraverso l'atmosfera delle testate multiple indipendenti è facilmente prevedibile anche se resta il problema legato alla loro elevata velocità di rientro. Problema però in parte risolto alla fine degli anni ‘80, con la messa in produzione di missili intercettori progettati per distruggere le testate multiple indipendenti nella fase di rientro. Un velivolo ipersonico come l’HGV potrebbe rientrare nell'atmosfera planando ad altissima velocità ed avvicinandosi all’obiettivo con una traiettoria relativamente piatta, diminuendo così il tempo di identificazione dai sistemi nemici.Il WU-14 può essere trasportato a quota di lancio da vari missili balistici cinesi, come il DF-21 (a medio raggio) e dai DF-31 e DF-41 (intercontinentali), estendendo di 12 mila km la gittata dei vettori.

Una volta messo in servizio, il WU-14 potrebbe consentire alla Cina di condurre attacchi cinetici in qualsiasi parte del mondo in pochi minuti. La Cina prevede di implementare il suo nuovo velivolo di planata ad alta velocità entro il 2020. Il programma ipersonico cinese prevede il primo velivolo scramjet entro il 2025.La nuova frontiera della tecnologia militare è la velocità ipersonica.

Colpire un velivolo ipersonico, non è al momento possibile a causa del tempo necessario ai sistemi di difesa per elaborare una risposta. La rilevazione iniziale, il tracciamento e la soluzione di fuoco richiede comunque del tempo (parliamo sempre di secondi) che però potrebbero essere troppi considerando il regime ipersonico. Se venisse lanciato un attacco combinato tra missili tradizionali balistici ed ipersonici, anche la migliore difesa antimissile esistente non avrebbe scampo. Al di là del terzo test effettuato, serviranno ancora parecchi anni per rendere il WU-14 operativo, ma è ormai fuori dubbio che i cinesi stiano investendo risorse e materiali nella tecnologia ipersonica.

Il WU-14 rientra nel programma nucleare strategico cinese di prossima generazione, ma nulla toglie che la stessa tecnologia potrebbe essere impiegata per attacchi convenzionali contro le portaerei nel Pacifico occidentale.

Franco Iacch