Iraq: tra Beautiful e meteo i connotati della nuova tragedia

15/06/14

Dopo 4 anni dall’altisonante annuncio di Obama circa il ritiro delle truppe USA stanziate in Iraq, Babilonia torna ad essere il centro del mondo.

A ben guardare questo immenso lembo di deserto disteso tra l’Anatolia e l’Oceano si ha l’impressione che sia stato messo apposta li per fare da corridoio tra più mondi, per essere terreno di legame e scontro tra culture.

Turcofoni e persiani alla ricerca della terra d’origine vedono nell’Iraq un’area da controllare o un nemico da sconfiggere, in tutto questo la “decolonizzazione selvaggia” del XX secolo ed il neocolonialismo economico degli anni duemila sono stati il detonatore ideale di una realtà dal millenario potenziale esplosivo.

Senza ulteriormente scendere nell'approfondimento storico, ma rimanendo ai fatti dei giorni nostri, le tragedie in corso nella “terra di mezzo” sono il risultato della ormai certificata scarsa propensione dimostrata dagli Stati Uniti nel gestire la politica estera quale bilanciamento dei livelli di conflitto, ciò si è poi connesso ad una lotta interna al mondo islamico-mediorientale per il totale controllo delle risorse.

Per dirla in metafore questa è una situazione in cui i sunniti, orfani di Saddam, possono essere rappresentati dalla maschera del marito tradito che decide la vendetta nei confronti della moglie fedifraga, quest’ultima rappresentata dagli sciiti di al Maliki.

In questa lotta tra moglie e marito, gli americani, genitori di lei, contrariamente all’adagio popolare, ci mettono il dito, cercando di difendere l’adultera che si è legata proprio con la famiglia più ostile allo zio Sam e cioè i cugini iraniani.

Un intreccio degno della migliore soap-opera dove però, invece di dispensare corna, si seminano morte e disperazione.

C’è solo un dubbio in queste righe, una incomprensione: il casus belli.

Per dirimere questo dubbio potrebbe venirci in aiuto la fisica, l’elemento scientifico ci consente infatti di comprendere come la causa “vera” di questa ennesima guerra sia il vuoto o meglio l’impossibilità che in natura si verifichi tale condizione; quindi se la politica estera viene assunta come applicazione normativa - sociologica dello stato di natura allora il vuoto creatosi di volta in volta dal ritiro degli inglesi, dalle mille Fallujia e dalla fallimentare politica americana, condensata nel ritiro elettorale promosso dal presidente USA, viene colmato da chi è nelle condizioni di farlo, in questi giorni proprio i sunniti del levante.

Insomma la risposta alla domanda: “perché nuovamente una tragedia irachena?” si sarebbe potuta trovare sul 5^ canale del digitale terrestre alle ore 14.00 circa e al canale 100 di sky, tasto verde, selezionando le previsioni del meteo.

Andrea Pastore