Il ritorno sulla scena mondiale dell’Impero del Sol Levante

(di Tiziano Ciocchetti)
27/10/17

Le elezioni in Giappone della Camera dei rappresentanti, la Camera Bassa del Parlamento, che si sono svolte lo scorso 22 ottobre, hanno riconfermato il premier uscente Shinzo Abe alla guida dell’esecutivo. I risultati elettorali hanno consegnato alla compagine Liberaldemocratica la maggioranza dei due terzi della Camera (310 seggi), necessaria per modificare la Costituzione.

Questo era l’obiettivo di Abe nel momento in cui ha indetto le elezioni anticipate, ovvero rendere le Forze di Autodifesa giapponesi, per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, delle vere e proprie Forze Armate nazionali.

L’articolo 9 della Costituzione priva il Giappone del diritto di belligeranza e della possibilità di dichiarare guerra per primo. Tuttavia la situazione geopolitica dell’area, con un atteggiamento sempre più aggressivo da parte del regime di Pyongyang (più di una volta i test missilistici della Corea del Nord hanno sorvolato il territorio giapponese), nonché l’espansionismo, non solo economico, della Cina, hanno dato una netta accelerazione – anche nell’opinione pubblica – alle modifiche dell’apparato militare nipponico.

A tal fine sono significative le parole espresse nel 2013 dal premier Abe, in una intervista al Wall Street Journal, in cui rivelava l’intenzione del suo esecutivo di affermare la propria leadership in maniera più incisiva. Secondo la sua visione politica il Giappone dovrebbe proporsi come garante della sicurezza in Asia e nel Pacifico, soprattutto dovrebbe opporsi ai piani della Cina che vorrebbe sovvertire l’attuale ordine e geografia con l’uso della forza.

La Corea del Nord – appoggiata sia militarmente che economicamente da Pechino – rappresenta una minaccia reale per la stabilità dell’area del Pacifico, tuttavia il Giappone non può essere sottovalutato dato che è comunque la terza economia del Globo e può vantare un apparato industriale tecnologicamente avanzato, capace di competere nei settori più innovativi.

Il punto di svolta, nella politica di difesa nipponica, si verifica con le elezioni del 16 dicembre del 2012 con la vittoria dello schieramento di Centrodestra. Il capo del Partito Liberaldemocratico (Jiyuminshuto), e futuro Premier, Shinzo Abe (2° da sx nella foto a dx) aveva interpretato il ruolo del leader capace di ridestare l’orgoglio nazionale e in grado di suscitare interesse e orgoglio per le Forze di Autodifesa.

Proprio per rafforzare questa svolta, Abe ha più volte utilizzato la modifica della Costituzione, spesso con fini puramente propagandistici considerando anche la forte influenza del Partito della Restaurazione (Ishin no Kai) di Toru Hashimoto e Shintaro Ishihara.

Il nazionalismo nipponico ha potuto così riprendere vigore, in alcuni casi amplificato dai media internazionali che denunciano un ritorno al passato militarista e autoritario, esprimendo un timore forse esagerato. Infatti le posizioni estremiste degli ultranazionalisti rappresentano solo una piccola parte dell’elettorato e trovano sempre la ferma opposizione della maggioranza moderata.

Comunque, nonostante le critiche della Sinistra, il Governo giapponese ha intrapreso un potenziamento dell’apparato militare, consolidando i programmi e garantendo i finanziamenti.

Già nel gennaio del 2013, Abe annunciò di aumentare le spese per la Difesa di 100 miliardi di yen, un incremento del 2% su una spesa complessiva di 4.700 miliardi di yen (pari in quel periodo a 41 miliardi di euro). Pur non essendo un aumento sostanzioso, costituisce l’incremento più consistente dell’ultima decade per quanto riguarda gli stanziamenti per la Difesa e indica un chiaro segnale verso la volontà di riarmo intrapreso dalla Nazione asiatica. Inoltre, il Giappone, con tali stanziamenti, si colloca al sesto posto nel mondo per le spese militari, un dato che non può certo essere ignorato.

Un altro aspetto importante riguarda la qualità degli armamenti nipponici, infatti questi risultano eccellenti sotto diversi aspetti e subiscono continui ammodernamenti.

La Forza di Autodifesa Area (JASDF, in giapponese Koku Jieitai) sta ricevendo il nuovo cacciabombardiere stealth Lockheed Martin F-35 Lighting II, il più avanzato velivolo di quinta generazione attualmente disponibile sul mercato. Contemporaneamente, nel quadro della tradizionale riservatezza nipponica, procede lo sviluppo di un intercettore per la superiorità aerea prodotto localmente, denominato F-3.

La Forza di Autodifesa terrestre (JGMSF, in giapponese Rikujo jieitai) ha introdotto nuovi mezzi che ne hanno migliorato enormemente le capacità di combattimento. Il carro armato Type 10 (in giapponese Hitomaru Shiki Sensha, foto in fondo) è entrato in servizio nel gennaio del 2012 e ad oggi ne sono stati acquisiti 68 esemplari. Il carro è equipaggiato con un cannone (L44 da 120 mm) ad anima liscia a caricamento automatico sviluppato da Japan Steel Works Ltd, inoltre può vantare capacità C4I (Command, Control, Communications, Computers and Intelligence) grazie all’avanzata tecnologia elettronica.

Un altro mezzo avanzato è l’MCV (Maneuver Combat Vehicle), in giapponese Kidosentosha, un blindato 8x8 – molto simile al Centauro – armato con un cannone da 105 mm. Le prestazioni del veicolo consentono grande mobilità e facilità di trasporto, infatti è in grado di essere caricato anche su un aereo cargo Kawasaki C-2.

La Marina giapponese, ovvero la Forza di Autodifesa marittima (JMSDF, in giapponese Kaijo Jieitai), è fra le più poderose e attrezzate al mondo, con circa 50 grandi unità da combattimento, fra cui 38 DD (caccia di squadra) e DE (fregate), 6 DDG (caccia lanciamissili), 2 DDH (caccia portaeromobili) e 3 LST (navi anfibie).

Le unità più importanti sono i sei cacciatorpediniere dotati di sistema AEGIS, derivati dagli Arleigh Burke della U.S. Navy. Queste navi appartengono a due classi, la prima composta da DDG-173 Kongo, DDG-174 Kirishima, DDG-175 Myoko, DDG-176 Chokai, la seconda da DDG-177 Atago e DDG-178 Ashigara. I cacciatorpediniere della classe Atago sono stati migliorati e ingranditi fino a 170 metri di lunghezza, con un dislocamento superiore alle 10.000 tonnellate. Il sistema di difesa antiaereo principale è il missile Raytheon RIM-161 Standard SM-3, specializzato nel contrasto ai missili balistici. Comunque anche i cacciatorpediniere di minore dislocamento possono vantare apparati elettronici estremamente avanzati nonché sofisticati sistemi d’arma, come nel caso delle classi Akizuki e Takanami equipaggiate con il sistema missilistico superficie-aria (efficace anche contro i missili antinave) Raytheon RIM-162 Evolved Sea Sparrow.

Nel 2015 e nel 2017 sono entrate in servizio rispettivamente la DDH-183 Izumo (foto) e la DDH-184 Kaga, due unità portaeromobili da 27.000 tonnellate a pieno carico e lunghe 248 metri, ulteriore segnale del significativo salto di qualità.

Un altro segnale di cui tenere conto è il modo in cui sta cambiando, nell’opinione pubblica giapponese, la questione del riarmo, ormai avvertito come una necessità improcrastinabile.

Anche nella cultura popolare nipponica le Forze Armate stanno ricevendo una rivalutazione e un apprezzamento considerevoli, in quanto si comincia a percepire che la sicurezza non può essere semplicemente ritenuta un argomento da utilizzare solamente nelle campagne elettorali, ma necessita di prospettive certe e di finanziamenti sicuri.

Nel prossimo futuro, le Forze Armate giapponesi, si chiamino ancora Forze di Autodifesa oppure Esercito nazionale, saranno sicuramente rafforzate e ammodernate. Indipendentemente dallo schieramento politico che sosterrà il Governo, diverranno un simbolo riconoscibile dell’affermazione del Paese del Sol Levante nel XXI secolo, e ciò comporterà anche un più forte coinvolgimento nei futuri scenari di crisi internazionale.

(foto: JGSDF / Cabinet Public Relations Office, Cabinet Secretariat / Lockheed Martin / U.S. Navy / Rikujojieitai Boueisho)