Il programma delle portaerei cinesi

(di Andrea Gaspardo)
13/05/19

Secondo fonti militari cinesi citate dal quotidiano “South China Morning Post” di Hong-Kong, a causa del deterioramento dello scacchiere geopolitico nell'Asia orientale e meridionale, ed in previsione di un futuro conflitto armato per la riconquista di Taiwan, le autorità di Pechino avrebbero dato ordine di accelerare i piani di espansione degli arsenali militari per portare il loro paese su un piano di parità con gli Stati Uniti d'America.

Nel caso di un conflitto nel Mar Cinese Orientale, che finirebbe per opporre Pechino a Stati Uniti, Taiwan, Corea del Sud e Giappone, la marina cinese si troverebbe a rivestire un ruolo di primaria importanza sia in azioni offensive atte ad isolare e far capitolare Taiwan, sia in azioni difensive aventi lo scopo di proteggere la madrepatria dallo strapotere militare degli Stati Uniti e dei loro alleati nell'estremo oriente asiatico.

Originariamente concepita come niente più che una grande forza di difesa costiera, la marina cinese (formalmente “Marina dell'Esercito di Liberazione Popolare”) ha iniziato una lenta ma inesorabile modernizzazione a partire dal lontano 1987 (sponsorizzata dall'allora ammiraglio Liu Huaqing), con lo scopo di schierare entro il 2049 la più grande e moderna forza da combattimento oceanico al mondo. Uno degli elementi cardine di questa modernizzazione è l'adozione delle portaerei, che gli strateghi navali cinesi identificano, a buon diritto, come il principale strumento di proiezione negli oceani.

L'origine del programma delle portaerei cinesi va fatta risalire al 1985 quando la Cina acquistò l'ex-portaerei australiana “HMAS Melbourne” (foto), da poco posta in disarmo dalla marina australiana. Successivamente, nel 1995 e nel 1996, la Cina acquistò dalla Russia le portaerei “Minsk” e “Kiev”, un tempo facenti parte della flotta sovietica e poste poi in disarmo dopo la fine della “Guerra Fredda”. Per anni i cinesi studiarono a fondo le tre navi per carpirne i segreti tecnologici ed optare, infine, per l'acquisto nel 2000 della “Varyag”, altra portaerei ex-sovietica rimasta non finita nei cantieri navali in Ucraina.

Dopo un lunghissimo lavoro di allestimento ed ammodernamento, nel 2012 la “Varyag” entrò in servizio con la marina cinese come portaerei classe “Type 001” con il nome di “Liaoning” segnando per Pechino l'inizio di una nuova era.

L'esperienza industriale acquisita con il riallestimento della “Liaoning” ha permesso ai cinesi di iniziare la costruzione della loro seconda portaerei, appartenente alla classe “Type 001A”, attualmente impegnata in prove di navigazione (foto seguente) e che dovrebbe essere consegnata entro l'anno.

Parallelamente, i cantieri navali del paese del dragone stanno costruendo una ulteriore portaerei, appartenente alla classe “Type 002”, che dovrebbe presto aggiungersi alle sue “sorelle”.

Infine, pare che su espresso ordine del presidente Xi Jinping, i cantieri navali di Dalian e Jiangnan abbiano accelerato l'iter per la costruzione di ben 4 portaerei della successiva classe “Type 003” le quali saranno caratterizzate da una stazza assai maggiore e verranno spinte da una propulsione nucleare (mentre le tre portaerei appartenenti alle classi precedenti sono tutte a propulsione convenzionale).

La decisione da parte della leadership cinese di procedere in gran fretta con i piani di riarmo navale, specialmente per quanto concerne le portaerei dovrebbe essere presa molto sul serio dato che è una mossa assai difficilmente giustificabile se non per il fatto che il paese in questione abbia intenzioni aggressive. La maggior parte degli osservatori geopolitici e degli analisti militari ritenevano infatti che la Cina non avrebbe mai potuto schierare una forza complessiva di 7 portaerei prima del 2035 ma, osservando lo sbalorditivo ritmo di lavoro dei cantieri navali cinesi e la determinazione da parte dei dirigenti di Pechino di “spendere tutto il necessario” pur di vedere i propri piani completati entro il 2025, non possiamo non guardare alla seconda metà degli anni '20 con una certa apprensione.

Foto: 中国军网 / web / CCTV