Gli ordigni esplosivi improvvisati nell'Urban Warfare in occidente

(di Denise Serangelo)
22/10/15

Lo sviluppo del concetto di guerra asimmetrica è uno dei peggiori risvolti di questo secolo, non esistono regole e dunque non esistono limiti, tutto è concesso ovunque e comunque. Nel comune concetto di guerra totale, il terrorismo evade dai campo di battaglia tradizionali per insinuarsi gradualmente nelle città. Lo abbiamo visto nel 2001 a New York e lo abbiamo visto ripetersi a Londra nel 2005 e a Madrid nel 2004. In quei momenti abbiamo compreso il vero significato di guerra totale e ci siamo scoperti più vulnerabili che mai ad una dottrina di sicurezza che si basava su teorie poco più che medievali.

L’utilizzo di tecniche asimmetriche basate su rapidità d’azione ed economicità riportano alle cronache, più vivi che mai, gli ordigni esplosivi improvvisati, più comunemente chiamati IED. L'arma che possiamo individuare e studiare è l'arma che possiamo contrastare. Questi ordigni atipici sono uno strumento che nasce in base alle esigenze del momento, può essere più o meno potente, può contente agenti chimici o biologici, può avere qualsiasi forma la mente umana è capace di pensare. Questi ordigni sono programmati per colpire le operazioni condotte al livello tattico ma la loro sistematicità incide profondamente anche e soprattutto a livello strategico.

In prima analisi, il livello tattico, rappresentato dagli uomini che si muovo materialmente sul campo di battaglia. Questi sono i più esposti ai danni fisici e psicologici primari espressi dall'ordigno, se i soldati non vengono uccisi patiscono gravi menomazioni fisiche e il trauma psicologico è rilevante.

In seconda battuta, il livello strategico, rappresentato dalla conduzione politica della missione. Questa non è direttamente coinvolta nella violenza fisica primaria ma è investita dall'orrore che questa suscita nell'opinione pubblica nazionale. A più riprese, l'uso di ordigni contro uno stesso contingente può influenzare la politica estera e militare di un Paese anche piuttosto importante. Gli stessi Stati Uniti d'America sono stati colpiti dal ritorno di fiamma mediatico che queste armi portano con sé. Le guerre in Afghanistan ed Iraq sono partite con un sostegno quasi unanime della popolazione, ancora profondamente scossa dai fatti dell'11 settembre 2001. Il sistematico utilizzo di ordigni contro i convogli, la perdita di centinaia di vite umane e gli scarsi risultati ottenuti hanno ribaltato la situazione, ad oggi l'Afghanistan è forse considerata l'operazione militare più odiata insieme al Vietnam.

Gli IED sono uno strumento di pressione politica e di logoramento psicologico delle truppe, eccellente nella sua connotazione più negativa. Essendo armi non convenzionali, versatili ed economiche molte organizzazioni terroristiche con mire internazionalistiche hanno ritenuto opportuno non limitarne l'uso ai teatri di operazione mediorientali. La minaccia, reale ma comunque limitata, della presenza di ordigni esplosivi improvvisati nelle grandi città è una realtà ineluttabile. Il grande vantaggio che ha permesso agli ordigni esplosivi improvvisati di essere impiegabili anche in ambiente urbano è la reperibilità dei suoi componenti, da quelli chimici a quelli meccanici. Se nei teatri operativi la costruzione di questi ordigni era quasi sempre possibile grazie alla massiccia presenza di residuati bellici, nelle città questi non sono reperibili ma in loro assenza ci sono tubi di alluminio e materiale acquistabile in qualsiasi ferramenta di zona. L'esplosivo è sintetizzabile in casa con normali prodotti per la pulizia domestica - dalla soda caustica all'ammoniaca - per chi vive in zone a forte presenza agricola ci sono fertilizzanti e prodotti chimici usati nei campi.

In una normale giornata priva di eventi rilevanti tombini, cestini dei rifiuti, cassette delle lettere sono luoghi insospettabili, per quanto il danno potrebbe essere minimo l'effetto psicologico sarebbe ugualmente alto. Gli ordigni esplosivi possono essere veicolati da esseri umani e animali, inseriti negli zaini o addirittura nel collare dei nostri amici a quattro zampe. La versatilità rende questo strumento adatto a creare un senso di panico diffuso e percepibile.

L'esempio più esplicativo che possiamo fare è quello della città del Vaticano. L'enclave presente nella nostra Repubblica è caratterizzato in questo momento da una soglia di allarmismo elevatissima, la sicurezza controlla con scrupolo ogni minaccia, reale o presunta. Un attentatore suicida o il posizionamento di un ordigno improvvisato incontrerebbero difficoltà notevoli e il rischio di fallimento sarebbero elevato. Nel caso che l'attentato riesca le reazioni globali sarebbero immediate, l'intero mondo cattolico si schiererebbe in difesa del simbolo della cristianità per eccellenza. Le organizzazioni terroristiche non possono permettersi di combattere una guerra tradizionale su più fronti e dunque devono mantenere sempre vivo il senso di terrore senza mai superare il limite che uno Stato può considerare accettabile prima di prendere misure drastiche.

La Storia recente ci dimostra che la lotta asimmetrica è tutt'altro che folle o disorganizzata, anzi. Questa tecnica cerca di destabilizzare la popolazione di qualsiasi paese inoculando un senso di stress e di paura in alcuni casi simile a quello descritto dai soldati in missione all'estero. La lotta all'uso degli ordigni esplosivi improvvisati in ambiente urbano deve rimanere altissima ma al contempo bisogna incrementare le discussioni razionali sul tema.

(foto: web / US Army)