Black Watch: le sentinelle nere

(di Paolo Palumbo)
28/03/18

La Scozia è una terra dura che non regala nulla. Il clima rigido e la sua morfologia particolarmente aspra hanno forgiato nei secoli uomini forti e rudi la cui storia è costellata da mille battaglie e dure lotte sia intestine, tra i Clan, sia contro la vicina Inghilterra il cui dominio è sempre stato mal tollerato. Ancora oggi, la dolce lirica delle cornamuse accompagna, per le strade di Edimburgo o Glasgow, la marcia di soldati che hanno servito il Regno Unito in ogni angolo del mondo e tra i più famosi ci sono i Black Watch, gli eredi di quello che fu il glorioso 42nd Royal Highland Regiment.

A guardia dei confini

Alla fine del XVII secolo il governo delle contee scozzesi si regolava sulle leggi dell’aristocrazia dei Clan i quali, orgogliosi delle proprie origini, rispettavano usi e tradizioni che spesso confliggevano con il vicino sovrano inglese. Una convivenza, quella coi britannici, che cagionò sanguinose guerre per ottenere l’indipendenza; prevalse invece quasi sempre l’interesse dei particolari e non della “nazione” scozzese. Le Highlands, le terre alte, erano abitate dai Clan più riottosi e per questo Londra decise di formare dei corpi armati, con compiti di polizia, per difendere gli interessi della Corona in quella parte di regno così ostile. Una volta sedata la sollevazione del 1715, un editto reale proibì agli Highlanders di portare le armi, ma nel contempo concesse loro l’opportunità di servire in unità militari indipendenti, incaricate di sorvegliare i confini e garantire l’ordine pubblico. Tra il 1725 e il 1729 si costituirono quattro compagnie di uomini d’arme i cui volontari provenivano in prevalenza dai Clan whig fedeli al Parlamento inglese. I primi soldati, comandati da Lord Lovat, Sir Duncan Campbell of Lochnell e il colonnello Grant di Ballindalloch, vestivano un uniforme tradizionale con giacche e tartan scuri. I locali, ribattezzarono le Indipendent Highland Company con il soprannome di Black Watch (in gaelico Am Freiceadan Dubh) che li differenziava dai reggimenti regolari che al contrario indossavano la tipica casacca rossa della fanteria inglese. È bene ricordare però, che il nome Black Watch divenne ufficiale soltanto un secolo dopo (1861). Constatata la loro affidabilità, un editto di re Giorgio II inquadrò i volontari scozzesi nell’Highland Regiment of Foot includendoli di fatto nell’esercito reale. Nel novembre del 1739 il conte di Crawford istituì quattro nuove compagnie che formarono il 43rd Regiment of Foot: le giacche rosse rimpiazzarono quelle nere, tuttavia gli scozzesi mantennero come segno distintivo un plaid scuro da legarsi secondo l’uso detto “alla Cicerone” che ricordava le tuniche romane: il piccolo kilt o philabeg non fu ancora autorizzato. Nel 1743 il neonato reggimento ricevette l’ordine di recarsi a Londra: forse alcuni considerarono il viaggio nella capitale come un atto di sottomissione e un centinaio di highlanders decise di tornare indietro. Ovviamente i renitenti furono subito condannati come disertori e nella piana di Oundle, nel Northamptonshire, i capi furono arrestati e condannati a morte, mentre il restante dei soldati fu ricondotto a più miti consigli dalla cavalleria inglese. Il battesimo del fuoco per i reggimenti reali scozzesi avvenne nel maggio 1745 contro i francesi del Duca di Noailles a Fontenoy, nei Paesi Bassi, durante la Guerra di Successione Austriaca.

Nel 1751, dopo un periodo di servizio in Irlanda, il reggimento perse la nomina di 42nd Regiment of Foot e trascorsi sette anni acquisì il blasone ufficiale di The Royal Highland Regiment.

Al servizio dell’Impero

Dopo la guerra in Europa, i Black Watch furono inviati nelle colonie Americane: nel 1756 arrivarono a New York per difendere i possedimenti inglesi contro gli attacchi degli indiani e dei loro alleati francesi. Dal 1758 in avanti il 42nd Regiment of Foot partecipò a diverse campagne oltremare combattute dall’esercito britannico, non ultima la Guerra di Indipendenza americana. L’inizio del XIX secolo coinvolse il reggimento scozzese nella guerra contro la Francia rivoluzionaria e poi Napoleonica sia in Egitto, durante lo sbarco nella baia di Aboukir, sia in Spagna e Portogallo agli ordini del generale Sir John Moore e del Duca di Wellington1. Nel giugno del 1815 gli highlander giocarono un ruolo fondamentale nelle battaglie di Quatre Bras e Waterloo che chiusero per sempre il dominio di Napoleone in Europa. Dopo aver trascorso un breve periodo di riposo a Parigi come truppa di occupazione, gli scozzesi ritornarono nel luogo natio ad Edimburgo dove furono accolti con manifestazioni di giubilo. Per l’occasione, il celebre scrittore scozzese Sir Walter Scott organizzò una cena fastosa nelle sale dell’Assemblea del Castello.

Nel 1854 l’impero britannico sfidò la Russia nella Guerra di Crimea e il 42nd formò il nucleo della Highland Brigade insieme al 79th Camerons Highlanders e al 93rd Sutherland Highlanders. La brigata difese con ostinazione le posizioni nella battaglia del fiume Alma e poi a Balaklava, respingendo la fanteria russa che tentava di liberare Sebastopoli dall’assedio. Ratificato il trattato di pace nel 1856, il 42nd fu nuovamente imbarcato per l’India al fine di soffocare la rivolta tra gli indigeni. Nel 1881 l’organico del 42nd reggimento fu ridisegnato su due battaglioni, riunendo a se anche il vecchio 73rd (Perthshire) Regiment of Foot2.

Le due guerre mondiali

Dopo l’esperienza in Sudafrica contro gli agguerriti Boeri, i battaglioni dei Black Watch si prepararono ad affrontare la tragedia della I Guerra Mondiale. Il 1° battaglione fu chiamato a far parte della BEF, la British Expeditionary Force, mobilitata nel 1914. Le sgargianti uniformi rosse furono surrogate con tessuti il cui colore ricordava la polvere e il fango delle trincee in cui sprofondarono i Jocks. Gli scozzesi però non abbandonarono i loro kilt che furono ricoperti con una sorta di grembiule color khaki. Nel complesso 25 battaglioni dei Black Watch servirono nella Grande Guerra, per un totale di 50.000 uomini: 8.000 morirono e oltre 20.000 furono i feriti3. Quello che però ha impressionato di più gli storici è stato l’alto morale mantenuto dagli scozzesi durante tutto il corso della guerra. Dalle Fiandre alla Mesopotamia, fino alla tragedia di Gallipoli il reparto scozzese si distinse per il suo coraggio e la forte motivazione: 9 soldati ricevettero la Victoria Cross e la bandiera reggimentale fu insignita da 28 insegne d’onore (Battle Honours). Alla fine della guerra tutti i Battaglioni di Servizio (Service Batallions) furono sciolti, i Jocks ripresero la loro configurazione originaria e nel 1937 divennero ufficialmente The Black Watch (Royal Highland Regiment). Pochi anni dopo la firma della pace di Versailles, la Germania di Adolf Hitler trascinò l’Europa in un nuovo e sanguinoso conflitto le cui fasi iniziali condussero sull’orlo del precipizio tutto l’Impero britannico. Nel 1940 il Primo Ministro Winston Churchill andò in soccorso degli alleati francesi con una sfortunata spedizione militare: il repentino tracollo delle truppe transalpine chiuse, infatti, gli inglesi nella sacca di Dunkirk dove rischiarono l’annientamento. I Black Watch, riuniti insieme agli altri reparti scozzesi nella 51th Highland Division, sopravvissero miracolosamente all’inferno divampato sulle coste francesi4. Nell’ottobre 1942, la divisione scozzese fu affidata al maggiore generale D.N. Wimberly insieme al quale i Black Watch calpestarono ancora una volta la sabbia egiziana. Dal 1942 al 1943, il suono delle cornamuse riecheggiò dalle dune di El Alamein, fino alle pendici dell’Etna. Il 6 giugno 1944, il 5° il 1° e il 7° battaglione dei Black Watch oltrepassarono La Manica per sbarcare in Normandia e poi travolgere l’esercito tedesco verso la sacca di Falaise.

La Guerra Fredda e il ridimensionamento

Come conseguenza della Seconda Guerra Mondiale, l’ormai stanco e vetusto Impero Britannico iniziò a sgretolarsi sotto la crescente spinta dei movimenti indipendentisti sorti in ogni angolo del mondo. La situazione in India era diventata incandescente, soprattutto a causa dello scontro interno tra Musulmani e Hinduisti che stava compromettendo la stabilità della più autorevole tra le colonie britanniche. Il 2° battaglione scozzese fu uno dei reparti prescelti per stazionare a Peshawar: li rimase fino alla fine del 1946 per poi, l’anno successivo, raggiungere il 1° battaglione in Germania come parte dell’Armata del Reno. Negli anni Cinquanta i Black Watch furono mandati in Corea con la Brigata del Commonwealth mentre negli anni Sessanta e Settanta il reggimento fu impegnato per diversi turni sulle strade dell’Irlanda del Nord.

Gli anni Novanta segnarono un importante cambiamento per tutto l’esercito di Sua Maestà poiché – alla luce degli accadimenti internazionali e al crollo del Muro di Berlino – il Ministero della Difesa decise di ridimensionarne l’organico riducendo, in particolar modo, le unità dispiegate in Germania. La riforma Option For Change del 1990 non causò variazioni nel reggimento, mentre altri reparti scozzesi subirono degli accorpamenti più sostanziosi. Nel 1997 i Jocks dei Black Watch furono l’ultima unità inglese a lasciare Hong Kong, restituendola alla Cina dopo oltre un secolo di dominazione coloniale britannica. Alla fine degli anni Novanta il reggimento si dispiegò per una importante esercitazione in Germania, la TESEX o Tactical Engagement Simulation Exercise dove i soldati ebbero modo di affinare il loro addestramento come fanti meccanizzati5. Tali manovre furono inoltre preparatorie per la missione in Jugoslavia con la KFOR; dal 14 luglio a novembre 2001 i Black Watch furono inviati a Pristina (Operation Agricola VI) per dare il cambio ai fucilieri del 1° Battaglione The Duke of Wellington’s Regiment come forza di polizia internazionale.

Gli anni 2000: la guerra in Iraq

La missione nella ex Iugoslavia fu solo l’inizio di un periodo molto intenso che portò i Black Watch ad operare nel deserto insieme alla 7th Armoured Brigade, i famosi “Desert Rats”. Insieme ai “Topi di Monty” gli scozzesi affrontarono la guerra in Iraq nel 2004: per l’occasione il 1° battaglione ricevette elementi di rinforzo da altri reparti britannici, compresi i carri Challenger 2 del 2nd Royal Tank Regiment. Contrariamente ai loro predecessori però, gli scozzesi del XXI secolo non erano avvezzi alla guerra nel deserto: “Il deserto kuwaitiano fu subito uno shock per noi. I nostri veicoli (gli Warriors n.d.a) diventarono le nostre case e le temperature erano davvero sorprendenti variando dal freddo intenso della notte al caldo soffocante durante il giorno. Vivere nel deserto era davvero una sfida”6. In effetti il Ministero della Difesa britannico aveva commesso una serie di errori madornali, ma soprattutto non aveva dotato di basi stabili il contingente cosa che, al contrario, avevano fatto gli americani in Kuwait. Per un lungo periodo i soldati inglesi si sistemarono alla bene meglio in campi provvisori, senza ripari, esposti al caldo, al freddo notturno ed anche a frequenti piogge torrenziali. Le munizioni non erano molte, ma cosa ancor più grave, i militari potevano contare soltanto sulle razioni da campo. I deficit della spedizione toccavano anche l’equipaggiamento personale: numerosi militari indossavano ancora le mimetiche DPM continentali senza aver ricevuto quelle desertiche. Nel deserto iracheno la prima compagnia dei Black Watch a ricevere il battesimo di fuoco fu la D Company impegnata nei violenti scontri nel settore di Az Zubayr e Basra. L’esperienza irachena fu l’inizio di un ciclo operativo che coinvolse il reggimento scozzese in quella che gli americani ribattezzarono Global War on Terror. Le novità principali però giunsero dalla madre patria dove, nel 2006, il Ministero della Difesa decretò un ulteriore riforma dell’esercito.

The Royal Regiment of Scotland

Nel 2003 il Ministero della Difesa inglese pubblicò il suo libro bianco chiamato Delivering Security in a Changing World. Nella sostanza, i provvedimenti adottati dal ministro Geoff Hoon prevedevano un nuovo ridimensionamento del comparto della difesa, con un taglio complessivo per l’esercito di 1.000 uomini e il conseguente accorpamento di alcune unità, tra cui quelle scozzesi. Il 28 marzo del 2006 i reggimenti con il kilt furono riformati e riuniti insieme nella nuova unità The Royal Regiment of Scotland che comprendeva i Black Watch, i The Royal Scots, King’s Own Scottish Borderers, The Royal Highland Fusiliers, gli Highlanders ed infine i gloriosi Argyll and Sutherland Highlanders. La nuova unità fu strutturata su 4 battaglioni operativi, due della riserva e una compagnia fucilieri indipendente (la Balaklava Company)7. Tutte le unità unificarono il simbolo di reggimento, così come tutti indossarono il medesimo tartan, l’unico segno distintivo era il colore del pennacchio o meglio conosciuto come “Hackle” indossato sul caratteristico basco “Tanm o’ Shanter” che per il Black Watch rimase rosso8. Soltanto le bande reggimentali “Pipes and Drums” (foto) conservarono i fregi e i colori dei loro antecessori. Tra l’aprile e il novembre 2009, con questa nuova configurazione, il 3° Battaglione dei Black Watch fu dispiegato per un turno in Afghanistan per l’operazione HERRICK 10. Il gruppo da battaglia scozzese (Task Force HelmandRegional Battle Group South) includeva due compagnie fucilieri, una Fire Support Company (Javelin Plt., Machine Gun Plt. E Sniper Plt.), un gruppo tattico di artiglieria, una compagnia logistica a altre truppe specializzate per un totale di 540 uomini9. I compiti principali a cui furono assegnati gli uomini del 3° battaglione sintetizzavano il significato della missione britannica in Afghanistan: rassicurare la popolazione sul corretto svolgimento delle elezioni presidenziali garantendo la sicurezza in tutto il settore meridionale di propria competenza. Il controllo del territorio era dunque reso sicuro da continui e pericolosi pattugliamenti, con i fucilieri dei Black Watch impegnati a scacciare i talebani dalle loro roccaforti. La maggior parte delle operazioni venivano condotte grazie al supporto degli elicotteri Chinook della coalizione, sebbene alcune infiltrazioni avvenissero secondo metodi tradizionali con colonne motorizzate. Complessivamente il Regional Battle Group meridionale partecipò a 13 missioni con l’intero Gruppo da Battaglia e 8 missioni di compagnia nelle quali perirono 8 scozzesi e 3 militari dell’ANA, più 29 feriti in azione. Tra giugno e luglio i Black Watch parteciparono all’Operazione Panther’s Claw: un assalto aereo per assicurare un punto di passaggio chiave a nord di Babaji.

Nemo me impune lacessit

Nessuno, meglio dei Black Watch, incarna a perfezione il motto scozzese che avvisa chiunque osi provocarli che non resterà impunito. L’immagine militare degli scozzesi è legata al kilt, ai magnifici colori delle alte uniformi e al canto delle cornamuse che ne accompagna la partenza o il ritorno dalle missioni belliche. Le “sentinelle nere”, insieme ad altri reparti, riassumono un armonico connubio tra modernità e tradizioni che, per i reggimenti britannici in generale, hanno la stessa importanza di saper maneggiare un fucile o pilotare un elicottero. Su questo attaccamento ai loro antenati si fonda lo spirito dei soldati scozzesi, fedeli alla Corona: di fatto essi preservano l’identità scozzese, brandendo le loro Claymore indossando con orgoglio i colori del Clan di appartenenza, senza timori o disagio per un passato non sempre “conforme” alla volontà dei sovrani.

1 Terminata la campagna d’Egitto il reggimento scozzese dei Black Watch poté fregiarsi del simbolo della sfinge sul distintivo del reggimento. Philip Howard, The Black Watch, London 1968, p. 45.

2 Il 73rd Pertshire Regiment fu formato nel luglio 1779 come secondo battaglione del 42nd Highlanders e mandato subito in India. Per buona parte del XVIII secolo il reparto rimase stazionato oltremare e solo in occasione delle guerre napoleoniche ritornò sul suolo europeo. Qualche tempo dopo la battaglia di Waterloo il 73rd fu inviato a Ceylon, poi a Gibilterra, Malta e finanche in Argentina. Partecipò alla campagna contro l’insurrezione indiana e nel 1861 diventò il 73rd (Perthshire) Regiment of Foot. Passato un periodo di servizio nella guarnigione Irlandese, il reparto fu imbarcato per Hong Kong dove rimase fino al 1871. Tornò in India fino al 1874 e nel 1881 rientrò in Inghilterra per unirsi come 2° battaglione dei Black Watch. Patrick Mileham, The Scottish Regiments 1633-1996, London 1996, p. 187.

3 Il repentino aumento dei battaglioni fu una conseguenza della riforma voluta dal generale Kitchener e dalla conseguenze creazione dei Territorial Battalions.

4 L’organizzazione dell’esercito inglese della Seconda Guerra Mondiale non seguì il caos che si creò durante la prima quando esistevano tre tipi di armate: Regolari, Nuove e Territoriali. Nel 1939 tutti i nuovi volontari entrarono a far parte del British Army senza ulteriori distinzioni. Le divisioni scozzesi furono sostanzialmente quattro: la 51th (Highland) Infantry Division, la 52nd (Lowland) Infantry Division, la 9th (Highland) Infantry Division e la 15th (Scottish) Infantry Division. Mike Chappel, Scottish Units in the World Wars, London 1994, p. 31.

5 John Parker, Black Watch. The Inside Story of the Oldest Highland Regiment in the British Army, London 2005, p. 396.

6 Black Watch, op. cit., pp. 403-404.

7 All’atto della pubblicazione la riforma prevedeva 6 battaglioni operativi e due della riserva, tuttavia i The Royal Scots, insieme ai King’s Own Scottish Borderers furono riuniti in un singolo bataglione riducendo ulteriormente le unità in servizio.

8 I colori degli Hackles di ciascun reggimento sono i seguenti: rosso (Black Watch), nero (The Royal Scots Borderers), bianco (The Royal Highland Fusiliers), blu (The Highlanders), verde (Balaklava Company), grigio (52nd Lowland reserve), viola (51st Highland reserve).

9 Aviation Assault Battle Group. The 2009 Afghanistan Tour of The Black Watch 3rd Battalion The Royal Regiment of Scotland, London 2011, p.12.

(foto: web / MoD UK)