"Amavo mio figlio, spero bruci all'inferno per i crimini che ha compiuto"

(di Franco Iacch)
20/10/15

“Amavo mio figlio, quel bambino sorridente vivrà per sempre in me. Il terrorista che è diventato, invece, spero bruci all’inferno per i crimini che ha commesso”. Documentario straziante quello che andrà in onda giovedì prossimo, su Channel 4, dal titolo “Mio figlio il jihadista”, la storia di un ragazzo noto come la “Bestia Bianca” per le atrocità compiute in Kenya e Somalia in nome del fondamentalismo islamico.

La “Bestia Bianca” è stato ucciso lo scorso giugno durante un raid delle truppe keniane (supportate dai reparti speciali inglesi).

“Quando si diresse in Somalia, nel 2011, in cuor mio sapevo che qualcosa di terribile stesse per accadere”.

Thomas Evans noto come Abdul Hakim, quattro anni fa si consacrò al gruppo terrorista Al-Shabaab (i "Giovani", parola originata dall'arabo al-Shabāb, La Gioventù), operativo in Somalia.

Curioso il modo in cui si accede al gruppo Al-Shabaab: i futuri terroristi devono prima superare un corso base di sei settimane per poi essere inviati per la formazione avanzata in tattiche di guerriglia ed esplosivi in uno dei tanti campi di addestramento (finanziato dai pirati somali) in Eritrea.

"Sono in lutto per la perdita di mio figlio Thomas, ma non per Hakim". Secondo il racconto della donna, un’ex insegnante di 57 anni, i primi passi del giovane verso il fondamentalismo iniziarono in una palestra di High Wycombe, nella contea del Buckinghamshire. Una ridente cittadina che sarebbe diventata tristemente nota per essere diventata centro di reclutamento per i militanti di al-Qaeda e dello Stato islamico. Racconta ancora la madre della bestia bianca.

"Thomas ebbe un brutto periodo subito dopo essere stato lasciato dalla sua ragazza. Ne uscì devastato da quella rottura. Iniziò a frequentare alcune sessioni musulmane che si svolgevano in un palestra vicino casa nostra. Questo è stato probabilmente l’inizio della sua conversione all'Islam”.

La donna parla del bisogno dell’allora 19enne di cercare qualcosa. “Forse gli concessi troppa libertà, ma ero rimasta solta a crescere Thomas e suo fratello. Gli permisi di fumare e bere in garage, anche di appassionarsi all’heavy metal. Credevo fosse un periodo di transizione. In realtà la trasformazione da adolescente in fervente musulmano fu rapida”.

Il ragazzo iniziò a buttare il cibo proibito dall’Islam. “Mi diceva sempre che in casa c’era puzza di maiale. Quando poi a natale facemmo l’albero a casa, un momento che ci ha sempre unito, lui non venne a dormire per giorni. Ritornò soltanto dopo che togliemmo l’albero. Quando iniziò ad essere ossessionato dalla preghiera, lo vedevamo raramente”. Il ragazzo divideva la sua giornata tra la palestra e la moschea. “Credevo che la religione lo potesse aiutare e l’ho incoraggiato nel credere in questo suo fervore, sbagliandomi”.

Thomas inizia a frequentare anche il Centro di Educazione musulmana in città, lo stesso che ospitò anche uno dei terroristi britannici condannati per il fallito attentato nel 2006 sugli aerei di linea. Nel 2011 l'ex elettricista Thomas, che aveva reciso i legami con la maggior parte dei suoi vecchi amici, disse alla madre di volersi recare in un paese islamico, affermando di voler sposare una ragazza che viveva in Kenya. In realtà era solo una scusa per ricongiungersi con il gruppo al-Shabaab legato ad al-Qaeda.

Fermato una prima volta dall’antiterrorismo inglese, raggiunse la Somalia nel gennaio del 2012. Iniziano tre anni di inferno per la donna, con pochissimi dettagli sulla reale vita del figlio fino a quando un giorno, l’antiterrorismo bussò alla sua porta con foto e filmati.

“Mio figlio si aggirava in Kenya decapitando i cristiani, dando fuoco alle loro chiese. Lo chiamavano la Bestia Bianca”.