Siria: la verità sulle stragi di civili e sui barili bomba

(di Giampiero Venturi)
01/10/16

Da circa tre giorni dalla Siria rimbalzano notizie di bombardamenti su obiettivi civili e conseguenti stragi ai danni di uomini, donne e bambini innocenti. La data coincide con l’inizio dell’offensiva massiccia delle forze armate siriane sui distretti orientali di Aleppo, ancora in mano alle milizie jihadiste.

Non è la prima volta che succede. Curiosamente ogni volta che le forze lealiste sono sul punto di cambiare gli equilibri sul campo, gli allarmi per i danni collaterali della guerra alzano il volume.

Vediamo con ordine.

Fin dal 2012, quando le fila dei ribelli al governo di Damasco crescevano in progressione geometrica e il potere centrale sembrava avviato ad un rapido disfacimento, sono cominciate a circolare notizie su stragi di civili attraverso uso di armi non convenzionali. L’informazione a questo proposito è stata sempre a senso unico: “le forze lealiste, in aperto affanno e frustrate per un imminente tracollo, ricorrono ad armi illecite per fare terra bruciata e punire civili conniventi con i ribelli”.

Il principale diffusore di queste informazioni è, secondo prassi, l’Osservatorio siriano per i diritti umani, la cui voce viene rimbalzata con cadenza quotidiana dalla maggioranza dei media occidentali. Come sostenuto più volte da Difesa Online, l’Osservatorio non è una ONG qualunque, ma un’enigmatica organizzazione con sede a Londra, divenuta rapidamente l’unico portavoce ascoltato in Occidente dei report di guerra siriani. Il suo leader, Rami Abdel Rhaman, è indicato dal governo siriano come attivista dell’opposizione, mentre fonti non verificate alludono esplicitamente a collaborazioni con servizi occidentali (inglesi). Lo scopo sarebbe screditare agli occhi dell’opinione pubblica mondiale il governo di Damasco, agendo magari in previsione di una futura iniziativa giudiziale penale internazionale contro le sue figure politiche di rilievo.

Nel 2013 iniziò a circolare lo scandalo dei barili-bomba, bombe artigianali che l’esercito siriano avrebbe confezionato ad hoc per mietere più vittime possibili e al tempo stesso risparmiare armi convenzionali costose. I barili-bomba altro non sono che fusti di benzina riciclati come contenitori di esplosivo a cui verrebbero aggiunti metalli e catrame. Alcune veline di “esperti” osservatori di diritti umani hanno parlato addirittura di fusti riempiti di fosforo bianco. 

Proprio dopo l’occupazione delle milizie jihadiste di alcuni quartieri di Aleppo, la voce di un uso indiscriminato di questi ordigni nelle aree occupate da parte dei siriani è diventato un tormentone, buono per reportage strappa lacrime la cui cortina di dolore viene amplificata secondo i cliché manichei della propaganda: i cattivi tirano le bombe; i buoni sono qui a prenderle.

Chiariamo alcuni punti. Nessuna delle notizie di stragi di civili riportate in 5 anni di guerra in Siria è stata mai corredata da conferme indipendenti sul campo che ne potessero attestare consistenza e responsabilità. Solo per fare un esempio, abbiamo contato ben 15 denunce di bombardamenti di ospedali dall’inizio del 2016:

  • in 14 occasioni le responsabilità sono state assegnate senza alcuna esitazione a raid aerei o a tiri di artiglieria russo-siriani;
  • in tutte le occasioni le denunce sono partite dall’Osservatorio siriano dei diritti umani o dalla SAMS, la Syrian American Medical Society, associazione di medici con sede a Washington e operativa in Siria dal 2011;
  • in nessun caso tuttavia sono state fornite prove attendibili sui danni umani e materiali dovuti ai bombardamenti, né sulla loro paternità.

Da tre giorni ci si limita a dire che le bombe continuano a cadere e si fa a gara a chi spara la cifra di bambini morti più alta.

Al di là dell’effettivo rilievo (i morti sono morti e c’è poco da ironizzare) è bene usare un po’ di buon senso per capire meglio. Limitiamoci all’area metropolitana di Aleppo, dove si sono concentrati gli allarmi di stragi civili più frequenti e prendiamo in considerazione 3 punti:

  1. la guerra urbana comporta un coinvolgimento inevitabile di civili. È la guerra in sé ad essere orribile, non le sue conseguenze. Una guerra combattuta tra le case, per forza di cose ha impatti indesiderati ancora più drammatici. Il moralismo a corrente alternata serve a poco;
  2. i miliziani del Free Syrian Army, di Jabhat Fateh al-Sham (ex Al Nusra) e di altre bande jihadiste filoturche che controllano i distretti orientali di Aleppo non sono più di 4-5000, a fronte di centinaia di migliaia di civili presenti nell’area occupata. La lentezza con cui le Forze Armate siriane hanno finora proceduto a ripulire la città è dettata principalmente dalla necessità di evitare spargimenti di sangue tra la popolazione sistematicamente tenuta in ostaggio come scudo umano dai miliziani. La popolarità del governo di Damasco, è cresciuta notevolmente nell’ultimo biennio, da quando cioè la jihad è stata monopolizzata da guerriglieri stranieri. Quella che viene presentata dai media come una guerra civile tra fazioni pro e contro Assad, è in realtà una guerra combattuta da uno Stato sovrano contro milizie eterodirette a cui si affiancano  gli immancabili fiancheggiatori interni. Lo dimostra la parabola del Free Syrian Army, sbocco naturale per decine di migliaia di disertori nei primi mesi di guerra, poi fortemente ridotto come organico e come importanza man mano che le sorti della guerra cambiavano;

3. riguardo l’uso indiscriminato dei cosiddetti barili-bomba da parte delle forze lealiste, la rete è intasata di articoli tecnici che mettono in ridicolo il possibile uso da parte di una forza armata istituzionale di un ordigno simile. Non serve aggiungere altro.

Propaganda o cronaca poco importa. Della distorsione dell’informazione sulla guerra in Siria abbiamo già parlato abbondantemente. Il dato rilevante è che si continua a speculare sulla morte e sulla sofferenza di migliaia di persone. Questo fino a prova contraria, sembra l’unico dato oggettivo. 

(foto: SAA)