I sauditi hanno l’atomica

(di Giampiero Venturi)
24/02/16

L’Arabia Saudita dispone di armi nucleari. Fonti arabe ritengono che la notizia non sia uno scoop ma che l’Occidente dopo averne avallato la scelta, fosse a conoscenza del salto di qualità militare di Riad già a partire dal 2013.

Dietro il nucleare saudita c’è, guarda caso, il Pakistan. Su questa rubrica abbiamo dedicato alcuni approfondimenti ad Islamabad e alla galassia jihadista che gira intorno e per conto dell’ISI, l’Inter Service Intelligence (i Servizi pakistani).

In cambio di corsie preferenziali per la fornitura di greggio, il Pakistan avrebbe supervisionato la crescita nucleare saudita, rinsaldando il legame pluridecennale tra i due Paesi.

Gli speciali rapporti fra Riad e Islamabad hanno trovato terreno fertile per un ulteriore consolidamento strategico in Afghanistan, dove Ri'asat Al-Istikhbarat Al-'Amah i Servizi sauditi e l’onnipresente ISI hanno avuto carta bianca a partire dagli anni ’80 e per tutto il periodo dell’occupazione sovietica.

Terminali della CIA per l’Operazione Cyclone, i pakistani, di concerto con i sauditi, hanno permesso e alimentato la crescita di gruppi islamisti su tutto il territorio afghano. Dalla galassia fondamentalista traslata nel tempo dalla resistenza antisovietica alla jihad globale, non a caso è emersa proprio Al Qaeda, il cui leader Bin Laden e i cui conti in banca erano e sono sauditi. 

Negli anni ’90 la nascita e lo sviluppo del regime talebano ha ruotato intorno ai finanziamenti pakistani e all’ispirazione sunnita waahbita, la cui culla nel mondo islamico è proprio l’Arabia.

Non per nulla le prime a riconoscere nel ’97 il governo fondamentalista di Kabul sono state Islamabad e Riad...

Ma tutto questo, più o meno, è già noto.

Il nuovo spunto di riflessione semmai è il contesto internazionale che nel frattempo è cambiato.

Difesa Online ha dedicato molto spazio alla crescita geopolitica dell’Arabia Saudita degli ultimi anni:

  • l’inquietante esercitazione panislamica Tempesta del Nord organizzata ai confini col Kuwait, come prova del preminente ruolo politico militare assunto da Riad nella crisi siriana;
  • l'appoggio diretto e indiretto ai terroristi di Al Nusra, Jaysh al-Islām, Ahrar ash-Sham, Jaysh Al-Fatah in Siria;
  • la guerra nello Yemen, dove Riad combatte apertamente nel quasi silenzio dei media occidentali;
  • la enigmatica chiamata alle armi contro il terrorismo per tutti gli Stati considerati islamici (sunniti…) (leggi articolo);

Ora la quasi ufficialità dell’arma atomica (e di prossimi test).

L’imbarazzo viene dal fatto che fonti anonime saudite sembra abbiano dichiarato che il deterrente nucleare “serve per difendere i musulmani nel mondo”. Come sosteniamo da mesi, possibile che Riad vada alla carica per estendere il suo dominio regionale a tutti i Paesi islamici? Le evoluzioni saudite vanno lette in chiave antiiraniana o c’è dell’altro che bolle in pentola?

Nel periodo di maggior incertezza della politica estera americana degli ultimi 40 anni, esiste un asse sunnita fortissimo fra Pakistan e Arabia Saudita a cui si aggiunge la Turchia di Erdogan, scheggia impazzita della NATO e fonte di non pochi grattacapi in Occidente. A questo proposito sono emblematici i social delle Forze Armate turche e pakistane, dove si annotano decine di crediti reciproci fra utenti pak e ottomani.

Nel frattempo, in attesa dei testi di Riad, aspettiamo anche Israele, ormai da molti mesi in sordina in uno scenario mediorientale sempre più caldo.  

(Foto: القوات البرية الملكية السعودية)