Colpo di coda dell’ISIS: ripresa Palmira in Siria, resiste anche a Mosul in Iraq

(di Giampiero Venturi)
12/12/16

Mentre il mondo si sofferma su Aleppo, dove la caduta delle ultime sacche di resistenza ribelle è questione di giorni, tornano alla cronaca le capacità belliche dello Stato Islamico, dato più volte per morente.

La notizia più eclatante è la riconquista di Palmira (dove Difesa Online era stata a ottobre). Circa 5000 miliziani del Califfato sono stati capaci di strappare ai soldati siriani il controllo del centro storico della città. La ritirata delle forze lealiste, supportate da pesanti bombardamenti delle forze aeree russe, si è attestata sulla base aerea T-4. In queste ore lo Stato Maggiore siriano sta facendo affluire rinforzi in vista della controffensiva per la seconda liberazione della città.  Paramilitari delle aree tribali dei Sud sarebbero arrivati in queste ore sulle linee di difesa.

A tale proposito è necessario chiarire alcuni aspetti. Le Forze Armate siriane dopo sei anni di guerra hanno un reale problema di effettivi. L’esposizione contemporanea su tanti fronti ha logorato nel tempo le capacità di mobilitare forze fresche e con addestramento sufficiente. L’offensiva finale ad Aleppo ha assorbito lo sforzo maggiore, alleggerendo ulteriormente gli altri fronti. Una volta liberata la seconda città siriana, la disponibilità di forze nelle diverse aree del Paese sarà presumibilmente diversa.

Per capire meglio basta pensare che la guarnigione siriana di stanza a Palmira non superava i 1000 uomini e disponeva di vecchi T-55. Sostanzialmente incapace di continuare l’offensiva verso nord ovest rappresentava un bastione del fronte sud, sulla linea del Califfato che unisce la città assediata di Deir Ezzor a Raqqa, virtuale capitale dello Stato Islamico.

La sorpresa non è data quindi dalla ritirata dei siriani, ma dalle capacità dell’ISIS di mobilitare ancora 5000 miliziani ben armati ed equipaggiati.

Nelle prossime ore sarà cruciale la reazione di Damasco, per evitare che fortificazioni e campi minati vengano distribuiti nell’area del centro abitato, teatro della prossima immminente battaglia.

Va ricordato che Palmira è sostanzialmente disabitata e circondata da montagne e deserto. Nonostante il peso strategico della città sia relativo, il suo valore simbolico rimane alto. Come già accaduto a marzo 2016, sarà determinante l’appoggio delle forze speciale russe, presenti nell’area montagnosa a ridosso della città.

Il colpo di coda del Califfato, per alcuni segno di debolezza e di un disperato tentativo di allungare la propria agonia, trova riscontro anche in Iraq. L’offensiva su Mosul iniziata con enfasi dalle forze della Coalizione anti-ISIS nella seconda metà di ottobre, si sta rivelando più complicata del previsto.

Il 9 dicembre i miliziani jihadisti avrebbero costretto le forze irachene a ritirarsi dall’ospedale Al Salam appena conquistato. Il 10 dicembre “fuoco amico” USA avrebbe centrato postazioni irachene, causando la morte di 90 soldati di Baghdad. La notizia, riportata da quotidiani arabi ma non confermata in Occidente, sarebbe alla base delle dichiarazioni di Ashton Carter, Segretario alla Difesa uscente, secondo cui tutta l’offensiva su Mosul andrebbe rivista ridistribuendo gli incarichi alle diverse forze di terra che partecipano all’offensiva. Sono circa 5000 i soldati USA attualmente presenti sul suolo iracheno, come forze speciali e advisor. Mentre il Califfato annuncia l’abbattimento di un drone americano, nella regione sudoccidentale di Al-Anbar, si attendono sia sul fronte siriano che su quello iracheno ulteriori evoluzioni già nei prossimi giorni.

(foto: SAA)