Reportage nel cuore di Amatrice: dal ponte Bailey verso le SAE

(di Lia Pasqualina Stani)
19/02/17

“Per aspra via ad aspra meta”: attraverso le asperità sino alle stelle. Un’incitazione latina che Cicerone prima e Seneca dopo conoscevano bene. Deriva dalla mitologia greca. Era usata per gli eroi quando venivano portati sull’Olimpo per morire. Essere eroi implicava avere compiuto una serie di imprese ardue. Questo è, oggi, il motto del 6° reggimento Genio Pionieri di Roma.

I pionieri dell’Esercito, giorno dopo giorno, compiono il loro lavoro con dedizione e profondo senso di umanità, al servizio della popolazione di Amatrice e di altre comunità del Centro Italia colpite dal sisma. Le doti umane di questi uomini e donne, con l’ottimizzazione delle attività di soccorso mettono in luce sia le loro competenze professionali quanto le capacità organizzative.

Nelle ore successive al sisma i genieri dell’Esercito Italiano hanno lavorato al ripristino della viabilità sui tratti stradali colpiti dal sisma. Quasi contemporaneamente alla realizzazione del “Ponte della Rinascita” in località Tre Occhi, assetti del 6° reggimento Genio Pionieri di Roma e del 2° reggimento Genio Pontieri di Piacenza, sono intervenuti in località Retrosi.

Qui c’è un altro ponte gravemente danneggiato dalle ripetute scosse di quei giorni sino all’ultima dello scorso 18 gennaio.

I genieri hanno lavorato manualmente e a bordo di macchine movimento terra per predisporre il terreno e la gittata di un ponte Bailey.

Il Bailey è una tipologia di ponte di origine militare. Il nome si riferisce al suo ideatore, l’ingegnere britannico Donald Bailey. Realizzato con elementi modulari, ovvero travi reticolari in acciaio, impalcati con assi di legno che velocizzano il montaggio e lo smontaggio che avviene manualmente o con l’utilizzo di autogru. Fu progettato nella 2°guerra mondiale per sostituire i ponti distrutti durante i bombardamenti.

A lato del ponte Bailey, in località Retrosi, è collocato un idrometro. Può rivelarsi un valido aiuto contro i probabili pericoli ad un eventuale piena del fiume Tronto. Con le nevicate dei giorni scorsi e le continue piogge, il monitoraggio dei livelli idrometrici consente di fare previsioni sull’andamento degli eventi di piena e conseguentemente allertare gli organi di Protezione Civile per le attività di soccorso.

È un ponte logistico, consente il transito di mezzi pesanti fino a 33 tonnellate. Garantisce una via di comunicazione tra il comune reatino e la Salaria.

12 chilometri che lo scuolabus tutte le mattine percorre per accompagnare gli studenti di Amatrice, Accumoli e frazioni nella nuova scuola provvisoria del paese.

È un edificio modulare coloratissimo. La scuola si dice spesso è come l’anima, raccoglie i sogni dei bambini. Loro hanno perso tutto, non la voglia di sognare per progettare il futuro. Molti genitori avevano deciso di trasferire i loro figli presso le scuole di Rieti. Gli insegnanti hanno insistito affinché i circa 200 studenti tornassero sui banchi della scuola di Amatrice. Un segno di speranza che segna la volontà di voler tornare ad una vita normale. Un piccolo passo ma necessario per questa comunità. I pionieri dell’Esercito in pochi giorni, con la posa in opera, tra acciaio e metri cubi di calcestruzzo hanno gettato le fondamenta del nuovo edificio.

I 12 moduli prefabbricati sono stati installati dalla Protezione Civile della Provincia Autonoma di Trento. Rivestiti con una staccionata perfettamente piallata e dipinti di bianco, giallo, blu e rosso. Ogni colore corrisponde ad una classe diversa: la struttura ospita gli alunni della scuola dell’infanzia, della primaria, della media e del liceo scientifico di Amatrice ed Accumoli. La scritta in legno “Trentino” mi fa quasi dimenticare di essere a 955 m di altitudine nel Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga.

Appena di fronte la scuola c’è un grande cantiere destinato ad un progetto realizzato, gratuitamente, dall’architetto Stefano Boeri: il Polo del Cibo e dell’Alimentazione “AmalaAmatrice”. Anche qui lavorano assetti del 6° ed altri reparti dell’Esercito per realizzare le fondamenta della struttura progettata.

L’idea nasce per realizzare un’area food, con architetture in legno, come una grande mensa per le scuole e uno spazio polifunzionale con un’enorme vetrata, destinato alla riapertura dei ristoranti crollati. Qui gli amatriciani potranno nuovamente incontrarsi, ritrovarsi e rivivere le loro tradizioni, con lo sguardo rivolto verso i monti Sibillini.

Prima di arrivare alle SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza) lungo la strada che scende verso il paese, c’è il Centro Polifunzionale di Comunità “Sant’Agostino”. Ricordo le parole che Papa Francesco ha pronunciato dopo aver pregato camminando tra le macerie del centro di Amatrice: “Si cammina meglio insieme. Da soli no”. L’Esercito è accanto a queste popolazioni martoriate dal terremoto, per ricostruire le strutture necessarie a riavviare la vita quotidiana degli amatriciani, che sembra fermatosi al 24 agosto scorso.

La struttura è stata donata dalla Caritas alla comunità di Amatrice, ed è stata realizzata in soli 20 giorni. La croce in legno che è all’ingresso, si trovava nel cimitero di Amatrice. Il modulo è diviso in due parti: una cappella con un altare per la messa e un salone dove si possono fare le confessioni, delle riunioni, o ritrovarsi per delle piccole feste di battesimi e comunioni.

Lungo la strada ci sono case distrutte a macchia di leopardo. Anche alcune delle case apparentemente “a norma”, costruite dopo il terremoto dell’Aquila, non hanno retto.

I militari del Genio, in questi giorni, sono impegnati con i loro assetti specialistici nel realizzare le opere di urbanizzazione primaria che prevede l’installazione dei moduli abitativi di emergenza, le SAE.

Sono 40 le aree individuate ad Amatrice per l’installazione delle SAE. I siti sono al vaglio della Protezione Civile che ne valuta l’idoneità secondo criteri di pericolosità e di rischio. Il responso è positivo per la gran parte delle aree considerate idonee, o “idonee con riserva” se queste richiedono lavori di adeguamento. La regione Lazio valuta la capacità di urbanizzazione delle aree, considerando se nelle vicinanze ci sono servizi come acqua, luce, gas etc. Dopo questa fase si definisce per ciascuna area il numero e la tipologia di alloggi da predisporre per consentire l’avvio dei lavori e l’effettiva edificazione delle SAE. I genieri procedono alla realizzazione delle opere di urbanizzazione speditiva. Si occupano della realizzazione dell’area di sedime: approntano le fondamenta. Contemporaneamente predispongono gli spazi per realizzare gli allacci delle utenze come le fognature, l’acqua ed il gas.

Le prime “casette” sono arrivate ad Amatrice a dicembre presso il campo sportivo, Campo Lazio, che ospita un alloggio da 80 metri quadri, 5 da 60 metri quadri e 19 da 40 metri quadri. Sono state già assegnate ai cittadini amatriciani che ne hanno fatto richiesta. Sono moduli in acciaio, combinabili tra loro, adatti a qualsiasi condizione climatica. Studiati per essere fruibili anche da persone disabili. Sono progettate nel rispetto della normativa antisismica e delle leggi in materia di sicurezza, igiene ed ambiente. Sono dotate di impianto termico – autonomo costituito da una caldaia a condivisione e da radiatori in ghisa. Saranno arredate e fornite di elettrodomestici. Le SAE sono predisposte per essere rimosse e recuperate quando non saranno più necessarie.

Nonostante le condizioni metereologiche non sempre favorevoli e le temperature proibitive, gli uomini e le donne dell’Esercito Italiano lavorano quotidianamente, senza sosta, fino a sera. L’obiettivo è consegnare appena possibile le abitazioni.

Esco dal cantiere del campo sportivo. C’è molto fango. Con l’Ufficiale dell’Esercito addetto alla Pubblica Informazione ci dirigiamo verso l’inizio del centro storico: corso Umberto I. Camminando, noto che alcune case saranno abbattute, altre presentano all’esterno solo qualche crepa, sembrano intatte. Le strutture portanti, in realtà, sono danneggiate. Non vi abita nessuno. E chi ci abitava spesso torna a controllare. Chi è sopravvissuto vuole difendere le poche cose rimaste. Quelle case sono il simbolo della loro quotidianità devastata dalla violenza del terremoto. Su input della prefettura sono stati organizzati specifici sevizi interforze di vigilanza, ordine e sicurezza pubblica a cura del personale della Polizia, Carabinieri, Marina Militare, Aeronautica e Guardia di Finanza. Anche l’Esercito schiera una task force per presidiare e garantire la sicurezza all’esterno dei punti di accesso alle aree sensibili, delimitate come zone rosse, interdette a tutti, tranne che agli operatori del soccorso.

L’operazione Sabina si coordina con l’operazione “Strade Sicure”: altri militari, infatti, sono stati inviati nei comuni del Centro Italia colpite dal terremoto per controllare i varchi di accesso delle zone rosse. Il reato “specifico” di sciacallaggio non è stato mai inserito nel nostro codice penale. Con le Forze dell’Ordine, i militari sono impegnati in una vigilanza “fissa” anche ai territori isolati e abbandonati per motivi di sicurezza. L’Esercito Italiano nell’operazione “Strade Sicure”, anche ad Amatrice, fornisce personale specializzato, mezzi e attrezzature adeguate per garantire l’incolumità di persone e beni ed il sostegno anche agli sfollati.

Le case vuote sono un obiettivo ghiotto per i potenziali sciacalli. Il terremoto ha colpito una zona piuttosto ampia e le abitazioni sono a potenziale rischio. Il territorio è vasto, ha molte frazioni e la presenza di sentieri che li collega tra loro, richiede maggiore sorveglianza. Per questo occorre presidiare e controllare. Paesi e frazioni sono pattugliati dalle varie Forze Armate. La Polizia Stradale garantisce i controlli agli accessi. L’Esercito utilizza a supporto dell’attività anti sciacallaggio per le operazioni di monitoraggio capillare delle aree devastate dal sisma, in concorso con la prefettura e la protezione civile, i droni modello Raven.

Il Raven è un mini veivolo da sorveglianza ad ala fissa, 140 cm di apertura alare, pesa circa 2 kg con una telecamera elettro-ottica all’infrarosso. Dotato di autopilota, ground station con trasmissione a terra, in diretta dei dati telemetrici e del video ripreso dall’alto. La distanza massima operativa è di 10 km ed ha un’autonomia di circa 90 minuti. L’uso consente il pattugliamento costante dall’alto delle zone rosse del territorio del cratere e il rilievo fotogrammetrico delle zone sorvolate, da cui è possibile elaborare le mappe catastali fotografiche del paese distrutto. Fornisce immagini riprese dall’interno degli edifici pericolanti che potrebbero essere presi di mira dagli sciacalli del terremoto.

I militari sono ormai da mesi una garanzia a sostegno delle popolazioni colpite dal sisma. Restano e resteranno al loro fianco per garantire e ripristinare le condizioni di sicurezza. Il loro impegno continua nel supportare questa gente finché la vita avrà una sincera e concreta parvenza di normalità.

(foto dell'autrice)

Leggi anche la prima ("nel cuore di Amatrice con l’Esercito") e la seconda ("con il 6° reggimento Genio Pionieri") parte del reportage.