Reportage nel cuore di Amatrice con il 6° reggimento Genio Pionieri

(di Lia Pasqualina Stani)
15/02/17

“Rendi saldo il nostro cuore, lucida la nostra mente, sicure le nostre mani”: così comincia la preghiera del geniere, anzi dei genieri dell’Esercito Italiano. Con le loro mani hanno scavato tra le macerie per recuperare i superstiti. Con il loro cuore hanno sperato che la vita in quei momenti potesse vincere sulla morte. Con la loro mente giorno dopo giorno stanno ricominciando a riprogettare parte di quello che il terremoto ha distrutto.

Con l’operazione Sabina, gli uomini e le donne del 6° reggimento Genio Pionieri di Roma, fin dalle prime ore dell’evento sismico sono stati impegnati, coordinandosi con gli altri soccorritori, nelle operazioni di soccorso delle popolazioni colpite dal sisma che ha interessato il centro Italia. I pionieri costituiscono una riserva di specializzazione dell’Esercito Italiano per la poliedricità di impieghi e capacità, per la varietà di mezzi utilizzati e gli equipaggiamenti in dotazione. Sono i primi ad arrivare sul luogo in caso di un’emergenza: si occupano dei lavori di “fortificazione”, specialmente per i movimenti terra, appianamento strade, livellamenti, costruzione ponti, strade e non solo.

Il 6° reggimento Genio Pionieri è unico: questo reparto dell’Esercito Italiano ha sede a Roma (Cecchignola) presso la caserma “F. Bazzani”. È alimentato da personale volontario in ferma prefissata e da personale in servizio permanente.

Tutti i reparti dell’Esercito sono gestiti dal Raggruppamento per Emergenza Sisma, dislocato presso la Scuola Interforze NBC di Rieti, al comando del brigadiere generale Sergio Santamaria. Una sala operativa con il compito di coordinarsi costantemente con le prefetture e le sedi della protezione civile di Rieti e di Ascoli Piceno.

Nelle prime ore le unità del Genio sono state suddivise in assetti per la rimozione macerie, anche manualmente, visto che dal proprio lavoro e dal proprio impegno dipendeva la vita di altre persone. In altre aree per la ristrettezza degli spazi, dopo il recupero vittime o superstiti, sono stati usati mini escavatori e mini caricatori per spostare e recuperare macerie e detriti.

I primi giorni hanno lavorato senza sosta. Ultimata la fase del soccorso tecnico urgente finalizzato prevalentemente al salvataggio delle persone e al recupero delle salme, nelle fasi successive il dispositivo dell’Esercito è costantemente incrementato con altri militari ed altri assetti. I soldati sono impiegati in supporto alla popolazione e ai soccorritori per la distribuzione dei pasti caldi, rifornimenti e trasporti. Altri accompagnano la gente in quel che resta delle loro case, nella speranza di recuperare beni e valori e alla ricerca di qualche ricordo.

Le operazioni di soccorso sono state ostacolate dalle interruzioni stradali dovute a crolli e frane: l’intervento del 6° reggimento Genio Pionieri è stato fondamentale per il ripristino della viabilità ad Amatrice per consentire il proseguimento dei soccorsi e l’afflusso dei rifornimenti. Allo stato attuale i pionieri dopo aver ripristinato la viabilità, sono impegnati con i loro assetti specialistici nelle attività di urbanizzazione primaria, nonostante le forti nevicate, continuano a lavorare nelle aree destinate alle SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza). Per consegnare quanto prima le “casette” già assegnate.

Ho voluto vedere da vicino il loro lavoro. Amatrice è una piccola cittadina. Incontro l’ufficiale dell’Esercito addetto alla Pubblica Informazione sulla strada che conduce verso il centro cittadino, davanti all’unico bar dove i sorrisi tra la gente, sorseggiando un buon caffè, non si risparmiano. Subito dopo i saluti ci avviamo spediti verso l’inizio della “zona rossa”. La zona è presidiata.

Non si passa se non accompagnati e se non dopo l’identificazione. Un piccolo tratto di strada ancora: lo sguardo su Amatrice è stato violento. Sono all’inizio di Corso Umberto I, di fronte c’è quello che rimane della chiesa di Sant’Agostino, un edificio romanico - gotico del XVIII secolo in pietra arenaria. È rimasto in piedi solo il suo portale.

Non molto distante c’è il Parco in miniatura, momentaneamente non più accessibile: un percorso turistico-ambientale che ricostruisce i tesori del Parco Nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga.

In lontananza è visibile la Torre Civica, il simbolo della città di Amatrice che divide a metà Corso Umberto I, la via principale della città.

Di fronte la chiesa di Sant’Agostino c’è il supermercato della piazza centrale del borgo. Dalle telecamere al suo interno, si sono recuperate le immagini che testimoniano la potenza del terremoto che ha raso al suolo Amatrice alle 3.36 dello scorso 24 agosto. Il supermercato, ristrutturato qualche mese prima è imploso.

Un crampo allo stomaco: la devastazione si palesa ai miei occhi. Macerie ovunque, il centro storico non esiste più. Le strutture sono collassate. Case sgretolate che hanno schiacciato l’esistenza di molti amatriciani. È difficile distinguere cosa ci sia sotto quelle rovine.

Il centro storico è interdetto in questi giorni, a causa anche delle avverse condizioni meteo: ci sono ancora alcune case pericolanti. Un continuo via vai di auto e mezzi speciali: sono in corso sia attività di messa in sicurezza da parte dei vigili del fuoco, sia attività di demolizione, rimozione e raccolta macerie da parte degli uomini dell’Esercito che le selezionano per tipologia di materiale e le trasportano presso il comune di Posta per ulteriori lavorazione ed eventuale riutilizzo.

Mentre usciamo dall’inizio della “zona rossa” è ancora in corso la demolizione della caserma dei carabinieri di Amatrice.

Amatrice nei primi istanti dopo il sisma è rimasta isolata: il ponte “Tre Occhi” era pericolante, l’ingresso al paese era possibile solo a piedi: ha rallentato i soccorsi e lasciato senza assistenza i comuni per diverse ore. Con l’ufficiale P.I dell’Esercito, ci spostiamo proprio a valle del ponte in località Tre Occhi, lungo la statale 260 alle porte di Amatrice. Gli assetti del 6° reggimento Genio Pionieri di Roma con la collaborazione dei tecnici della protezione civile del Friuli Venezia Giulia, hanno realizzato il “Ponte della Rinascita” così lo ha chiamato il sindaco Sergio Pirozzi, per sperare nell’inizio di “una nuova vita” per Amatrice.

La realizzazione di questo by-pass ha consentito di aggirare il ponte “Tre Occhi” ormai irrimediabilmente danneggiato: non più agibile e percorribile dai mezzi di soccorso o dalle auto. La viabilità era stata interrotta dalle ripetute scosse di terremoto. Le “spallette” laterali hanno ceduto e il piano si è inclinato.

Il ponte della Rinascita è la prima opera realizzata dopo il sisma, che ha consentito la riapertura di un tratto stradale considerato di importanza strategica per l’ingresso ad Amatrice. Dal ponte della Rinascita è possibile far affluire ad Amatrice ulteriori mezzi e materiali per il soccorso ed il supporto alla popolazione. I pionieri, con la collaborazione di un reparto dei VVF provenienti dalla Calabria e l’Astral (società che gestisce il patrimonio viario del Lazio) in solo 8 giorni, lavorando giorno e notte dal 24 agosto scorso, hanno realizzato questo ponte.

Per la costruzione del ponte sono stati utilizzati dei “gabbioni” in cemento precompresso. Nel cantiere per la costruzione del by-pass sono stati messi a disposizione dall’esercito molti mezzi: gruppi di illuminazione, escavatori cingolati, rimorchi, caricatori frontali e mezzi antincendio.

Il primo passo è quello di dover creare un nuovo “attraversamento”. Si procede con uno scavo per portare la ghiaia per il nuovo manto stradale, fino al punto in cui inizia l’interruzione con l’acqua del fiume, dove sono stati usati i cubi in calcestruzzo precompresso.

I genieri non fanno miracoli, qualcuno dice che fanno il loro dovere: quello per cui sono pagati. Gli amatriciani non sono d’accordo, così come tutta la gente del centro Italia colpita dal sisma. Si fidano molto dei nostri soldati, li considerano “angeli”. Forse è retorica, ma lo sono: lavorano con lo spirito giusto per affrontare le difficoltà della gente. Sono tutti dei professionisti. Molti sono i giovani, tra ragazzi e ragazze, comunque sono preparati. Sono addestrati per questo lavoro. Nessuno di loro forse immaginava di trovarsi di fronte ad un evento così tragico. Qui iniziano ad addestrarsi a diventare più coraggiosi, per quietare il dolore, le sofferenze della gente e per lavorare affinché la vita del paese possa ritornare ad una “quasi” normalità.

Il viaggio ad Amatrice che è la località maggiormente colpita dal sisma, continua con i soldati del 6° reggimento Genio Pionieri per vedere da vicino sia la costruzione del Ponte Bailey in località Retrosi che i lavori di urbanizzazione per le SAE.

(clicca qui per leggere la prima parte del reportage)

(foto dell'autrice)