Perché abbiamo bisogno di capire la Jihad islamica

(di Andrea Pastore)
26/01/15

​​Il ritorno jihadista posto alla ribalta mondiale dopo i fatti di Parigi, gli annunci di nuove stragi ed il risveglio delle cellule dormienti di movimenti più o meno integralisti stanno mettendo in allarme l’intero mondo occidentale e non solo.

In tutto questo trambusto politico religioso si sente ripetere fino alla nausea il termine jihad con l’accezione ormai comune di guerra santa, ma questo sostantivo così abusato siamo certi che abbia in se il senso bellico che gli si vuole attribuire? 

La parola Jihad che in arabo è di genere maschile, contrariamente all’uso femminile fatto dai media nostrani, trova derivazione nella radice araba jhd che vuol dire sforzarsi, applicarsi a qualcosa.

Maometto stesso in uno dei suoi famosi hadit (fonti della legge islamica n.d.a.), afferma che le azioni più importanti del musulmano sono nell’ordine la preghiera, la riverenza verso i genitori e l’impegno personale e collettivo sulla via di Dio, tale impegno trova una piena sintesi proprio nel termine Jihad. 

Nel corano alla Sura (25,52) si torva al frase “Perciò non obbedire ai miscredenti, ma combattili vigorosamente con il Corano (C.M.Guzzetti, “Il Corano” Editrice Elle Di Ci, Torino n.d.a.). E’ evidente il senso morale che ha questo versetto e la dimensione metafisica che ha il verbo combattere, tanto che se alla parola combattimento si sostituisce il termine sforzo il senso della frase rimane assolutamente inalterato.

Se si analizza poi la guerra, intesa come scontro violento, sempre il Corano dà ampio spazio agli eventi conflittuali intercorsi tra Maometto ed i suoi rivali meccani, tuttavia mentre la radice semantica utilizzata per indicare lo scontro morale con il male e mirante alla redenzione degli infedeli è sempre jhd, nel momento in cui si citano fatti bellici documentabili storicamente le radici usate sono qtl e hrb che indicano il combattimento finalizzato alla distruzione, a tale proposito si può citare la Sura (9,13) in cui si ricordano i fatti bellici della battaglia di Hunayn, a cinquanta chilometri dalla Mecca, tra Maometto ed i notabili detentori del potere politico ed economico. Resta inteso che il Corano non parla della guerra solo nei riferimenti a fatti storici, vi sono anche esortazioni alla difesa ed all’offesa, alla sopportazione ed al martirio, tuttavia in tutti questi ambiti rimangono invariate le radici qtl e hrb.

A questo punto è giusto chiedersi quando il termine Jihad abbia assunto il suo significato attuale, e quali ragioni abbiano spinto parte del mondo islamico al salto dalla tensione morale verso il jihad della spada.

Probabilmente la ragione è da ricercarsi nelle continue crisi economiche, sociali e morali che colpiscono i paesi meno sviluppati a maggioranza islamica, tali eventi iniziano a seguito delle lotte per la decolonizzazione e proseguono con l’avvento degli stati nazionali, fino alle cosiddette primavere arabe degli ultimi anni. 

La nascita di gruppi integralisti si è sempre opposta ai regimi al potere facendo della religione la propria bandiera, il proprio elemento catalizzatore, insomma il termine Jihad ha subito una potente strumentalizzazione volta a sollevare l’orgoglio religioso nel desiderio di porre in essere la cosiddetta nazione islamica, un orgoglio che si richiama ai concetti di dar al-islam e dar al-harb  che sono la sintesi di tutto ciò che è islam e tutto ciò che non lo è facendo così diventare il terrorismo islamico un terrorismo di tipo georeligioso, poiché lega Dio alla terra e l’ espansione della fede in Allah all’espansione dei possedimenti territoriali di quello che agli occhi dei fanatici integralisti dovrebbe essere il califfato universale. 

Insomma il Jihad come noi oggi lo osserviamo dai media non è altro che una forma strumentale utilizzata da gruppi di fanatici i quali si sono verosimilmente inseriti in due vuoti, quello politico degli stati nazione musulmani, nati a seguito della decolonizzazione e quello socio economico generato dalla non accettazione del modello di vita occidentale costruito sul laicismo e sull’edonismo. Proprio la mancata condivisione, da parte dell’Islam radicale dei modi di vita occidentali ha determinato la nascita di strutture politiche e sociali nuove associate ad una originale concezione della guerra, fondata su una cattiva interpretazione del concetto di lotta, di tensione morale e di conversione del mondo alla dottrina islamica.

Fintanto che continueremo ad usare le unità di misura occidentali per capire, o meglio cercare di capire tali realtà, i risultati saranno scarsi e la Jihad dei terroristi potrà proliferare a scapito del Jihad spirituale predicato nelle pagine del Corano.