La crisi libica: quello che i media non vi hanno raccontato negli ultimi due giorni

(di David Rossi)
05/01/20

Poche ore fa il consiglio dei dignitari e dei saggi dell’enclave turcofona di Misurata ha rigettato la visita dei ministri degli esteri europei a Tripoli programmata per il 7 gennaio e ritenuta - udite! Udite! - un modo per concedere vantaggi alle forze del generale Haftar. Insomma, tutto il contrario di quello che ci si attenderebbe: da che mondo e mondo le “passeggiate” dei mediatori internazionali sono servite a favorire gli assediati, dando loro un attimo di respiro. Invece, stavolta è il contrario: i Misuratini, che si badi bene non sono stretti d’assedio dalle truppe dell’Esercito nazionale libico (LNA), fanno intendere che una tregua di fatto di due-tre giorni per permettere lo show della diplomazia europea, permetterebbe a Haftar di muovere meglio le sue forze. E magari ostacolerebbe le operazioni di Ankara. Insomma, che cosa sta succedendo?

La domenica si è aperta con la notizia del bombardamento della “scuola per miliziani” del GNA operato dall’artiglieria del LNA al grido di: “Morte ai turchi”. La giornata è proseguita col numero di morti che calava via via da 70 a 12, tanti quanti ne ha contati la Mezza luna rossa ed è culminata con la smentita del LNA: non siamo stati noi ma cause interne al complesso. Nelle stesse ore, senza che avvenissero dichiarazioni ufficiali, un Tupolev Tu-154 delle forze aeree russe è volato da Latakia in Siria, dove Mosca ha la sua base principale nel Levante, a Bengasi in Cirenaica, non certamente pieno di turisti. Altrettanto sotto silenzio sono passati i pesanti bombardamenti della fazione tripolina (GNA) contro posizioni del LNA presso Arada e la notizia che gli emiratini avrebbero dispiegato dei sistemi antimissile Hawk presso la base al-Khadim, giusto alle spalle di Benghazi.

È bene prender nota delle pesanti esercitazioni anfibie della Marina egiziana impegnata con una portaelicotteri di classe Mistral, varie corvette e fregate - rispettivamente di classe Gowind e Perry - e un’unità sottomarina diesel-elettrica tipo 209, oltre a F-16 ed elicotteri Apache e Chinook. Allo stesso tempo, il Cairo non ha trascurato la diplomazia: mentre il primo ministro incontrava nelle scorse ore gli ambasciatori di USA e Paesi europei, il Parlamento ha chiesto l’adozione di sanzioni economiche dei Paesi arabi contro la Turchia.

Lo scrivente ha come l’impressione che la Cirenaica si prepari alla prossima, non imminente, controffensiva turco-tripolina e che il Cairo, pur non cercando lo scontro, stia in molti modi e da parecchie settimane lanciando messaggi ad Ankara sul fatto che se minacciata nei suoi interessi strategici non si tirerà indietro.

Per ultima ma non meno importante, arriva la notizia che il ministro degli esteri Di Maio starebbe per recarsi al Cairo per una serie di incontri ufficiali. Se la storiaccia di Regeni non aprirà la comunicazione della Farnesina, forse vorrà dire che il ragazzo che abbiamo messo nell’ufficio che fu di Gaetano Martino, Amintore Fanfani, Aldo Moro, Gianni De Michelis e Giulio Andreotti, sta cominciando a capire qualcosa di politica internazionale. Se no, siamo davvero nei guai.

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