Globalizzatori vs Identitari: la premessa di una deriva sistemica?

(di Ivano Fiorentino)
03/11/16

I dati del Global Peace Index (rif. The Institute for Economics and Peace – 2016) e le analisi associate sembrano non lasciare dubbi. Nel corso degli ultimi decenni si è registrato un tendenziale aumento della conflittualità a livello mondiale. Sebbene per il momento caratterizza principalmente realtà periferiche, a seguito della globalizzazione, questa condizione rischia di estendersi come un virus anche ai Paesi Sviluppati. In una simile dimensione ciascuno sembra avere il “diritto” di imporre una visione soggettiva di “ordine” per garantire la propria sopravvivenza, finendo di contro per alimentare un clima di grande “dinamicità”. Eppure proprio partendo da queste situazioni di shocks è possibile capiree le caratteristiche e l’attitudine di un sistema.

Più volte è stata invocata l’ipotesi provocatoria di un ritorno alla “Guerra Fredda” per spiegare questa nuova fase delle Relazioni Internazionali. Ma siamo di fronte a qualcosa di ben più complesso, che non può essere ingessato in meri schematismi ideologici. Ciò ovviamente ne rende ancor più difficile la lettura e dunque la comprensione.

Osservando con attenzione la realtà globale, è presumibile ritenere che le cause di questo fermento vanno ricercate in un processo di assestamento inter-Statuale, tra attori propensi ad assumere il ruolo di “Globalizzatori” oppure di “Identitari”. I primi volti a sfruttare le potenzialità della Net Economy e dell’Information Communication Technology, nella visione utopica di conseguire vantaggi su scala globale. I secondi, invece, molto propabilmente a causa di un’attitudine omeostatica, sono maggiormente propensi a difendere prioritariamente gli interessi nazionali.

Ovviamente, in questo semplice schematismo, Globalizzatori e Identitari sono solo dei possibili stereotipi della moderna evoluzione delle organizzazioni statuali e regionali. Effettivamente dall’analisi degli indici sulla globalizzazione mondiale (rif. KOF Index of Globalization 2016) è davvero difficile concepire un sistema statuale associato unicamente all’una o all’altra categoria.

In verità questi meccanismi sono molto più complessi e dinamici. Di fronte alle sfide del cambiamento sottese all’idea di globalizzazione e alla riduzione di barriere materiali, temporali, nonché culturali, il singolo attore statuale finisce per produrre una “risposta immunitaria” adattiva. Una reazione che rafforza il carattere identitario su scala nazionale, ma che non presuppone necessariamente l’isolazionismo o l’autarchia. 

In termini generali questa dicotomia Globalizzatori e Identitari sembra essere fomentata essenzialmente da due spinte. La prima “centrifuga” associata alle dinamiche innovative e rivoluzionarie (nei diversi domini: politico, culturale, economico, sociale, informativo,...) che sono proprie del fenomeno globale. La seconda, viceversa, “centripeta”. E che riporta in auge l’idea di Stato Nazione come alternativa ai sistemi sovranazionali, percepiti sempre più come un limite, anziché come una vera opportunità per garantire pace e sviluppo.

Tuttavia questo confronto apparentemente virtuale, essenzialmente in base ad una causalità lineare, produce effetti reali, innescando al tempo stesso un pericolosissimo circolo vizioso di instabilità. In tale prospettiva, anche la semplice ricerca di una soluzione cost-effective per aumentare la sicurezza regionale potrebbe contribuire ad alimentare l’antagonismo: Globalizzatori e Identitari. E questa, per esempio, potrebbe essere una chiave di lettura alternativa per comprendere l’attuale situazione di “confronto” tra NATO e RUSSIA.

Al tempo stesso, non si può trascurare che un clima di rivalità inter-Statuale favorisce l’ascesa e la ramificazione di attori terroristici e di organizzazioni criminali. Nello specifico, riprendendo una concettualizzazione in voga nella Teoria dei Giochi, il mondo sembra essere vittima di un paradosso, quello del “ricattatore”. Dove la “guerra” rischia di non essere più subordinata alla Politica, ma diventa uno “strumento” e un business nelle mani di attori privi del sigillo statuale. A questo punto l’innalzamento di barriere e muri a livello individuale diventa davvero inevitabile.

Prendendo spunto da queste considerazioni, esistendo una stretta correlazione tra il livello di globalizzazione e quello di democrazia, allo stato attuale si può ipotizzare che la deriva del processo globale nei termini sopra descritti potrebbe condurre irreparabilmente ad una polarizzazione delle singole entità statuali. Ovviamente sempre più verso realtà identitarie, rappresentando i prodromi per un aumento di Paesi non-democratici. La rete globale dunque rischia di collassare, imbrigliando il mondo in uno stato di conflittualità permanente.

Alla luce di questo paradigma interpretativo dalle tinte brumose, è sempre più evidente che non si tratta solo di una questione di indici. In gioco c’è il futuro della storia. In particolare, ritenendo verosimile un aumento del rischio di guerre diffuse su scala regionale e mondiale, è lecito interrogarsi su due aspetti gravidi di conseguenza. Prima di tutto sulla tipologia dei conflitti futuri e sul loro livello di intensità. In secondo luogo, quale sarà la durata di questa condizione di assestamento tra Globalizzatori e Identitari?