Pietro Grasso: Storie di sangue, amici e fantasmi

Pietro Grasso
Ed. Feltrinelli
pagg. 240

Caro Paolo, quando penso a te, mi chiedo spesso: quanto sono lunghi cinquantasette giorni? Quanta vita riesce a starci dentro? Quante cose sei riuscito a capire, a fare, a preparare e a disporre in quelle poche settimane che separano il 23 maggio dal 19 luglio 1992?”.

Si conclude con la lettera a Paolo Borsellino il libro “Storie di sangue, amici e fantasmi” di Pietro Grasso. Un libro intenso ed emozionante, preciso e dettagliato; un libro di ricordi legati a uno dei fenomeni più cruenti della storia italiana: quello della mafia. Come scrive nella prefazione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Pietro Grasso è, insieme, un protagonista e un testimone diretto. A venticinque anni dagli attentati ai giudici Falcone e Borsellino, il nuovo libro del presidente del Senato non soltanto offre nuovi particolari, storie, episodi ma permette di rivivere una stagione travagliata e rilevante della nostra storia repubblicana. Una stagione legata alla presenza criminale, invasiva e funesta, della mafia. Pietro Grasso è un profondo conoscitore del fenomeno mafioso, lo ha combattuto da vicino nei vari e importanti incarichi attraverso cui si è sviluppata la sua vita di magistrato”.

Ed è attraverso i ricordi di Pietro Grasso che ripercorriamo la vicenda del Maxi Processo, i volti della mafia, da Totò Riina a Bernardo Provenzano, la cui cattura viene raccontata in maniera minuziosa e incalzante; la descrizione dei pentiti o collaboratori di giustizia, come Tommaso Buscetta e Gaspare Spatuzza. Ricordi che lasciano spazio alle emozioni, ancora vive e intense, quando la mente porta ai simboli della lotta alla mafia e dell’impegno civile: da Piersanti Mattarella a Boris Giuliano, da Rocco Chinnici a Pio La Torre, da don Pino Puglisi a Rosario Livatino al generale Carlo Alberto Dalla Chiesa.

A fare da collante ci sono però loro: Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Giudici, ma prima di tutto amici, come scrive nella lettera di apertura del romanzo lo stesso Grasso: “Caro Giovanni, scriverti non è facile, mettere ordine nei tanti pensieri e nelle innumerevoli cose che ho da dirti…in questi venticinque anni non c’è stato giorno in cui non ti abbia parlato, in cui non ti abbia chiesto consiglio, in cui non abbia raccontato a un interlocutore un aneddoto o un episodio su di te…La verità è che mi manchi moltissimo. Prima di essere Falcone, il mito, il simbolo, per me eri soprattutto Giovanni, all’inizio il collega, poi con il passare dei giorni e l’approfondirsi del nostro rapporto, soprattutto l’amico”.

Un libro da leggere, utile per chi come me fa parte di una generazione che quelle stragi le ricorda bene e che ha ancora negli occhi quelle immagini televisive di tristezza e rabbia. Un libro dedicato alle nuove generazioni affinché possano conoscere una pagina della storia italiana che seppur non ancora chiusa, ha visto la nostra società cambiare. Perché come amava dire Falcone: “la mafia non è affatto invincibile. È un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà una fine”.

Anita Fiaschetti