Giuseppe Paccione: Un mare di abusi

Giuseppe Paccione
Ed. ADDA
pagg. 250
 

L’autore Giuseppe Paccione, giurista e fine cultore di diritto internazionale, affronta la vicenda del mercantile Enrica Lexie e dei due fucilieri del Reggimento San Marco della Marina Militare Italiana, Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, membri del Nucleo Militare di Protezione (NMP), sul piano prettamente del diritto internazionale. La loro avventura, ancora non conclusa e che domina un’ampia discussione fra l’opinione pubblica italiana, viene passata sotto la lente, attraverso gli strumenti più raffinati dell’analisi giuridica e della dottrina internazionalistica.

Ancora oggi, i due fucilieri di Marina che erano nelle loro piene funzioni, come organi dello Stato italiano, si trovano tra l’incudine e il martello senza sapere quale sarà la loro sorte.

L’autore, in maniera dettagliata, entra nel merito delle questioni con una ricca spiegazione di alcuni concetti giuridici sul diritto del mare, la delimitazione giurisdizionale dell’India sul mare, il contrasto tra ordinamento internazionale e quello dell’Unione d’India, per poi giungere al tema dell’incidente avvenuto nel febbraio 2012 del mercantile battente bandiera italiana nell’ambito della zona grigia del diritto internazionale. Tra le pagine due aspetti fondamentali vengono esaminati dall’autore: quello inerente alla violazione da parte dello Stato indiano del diritto diplomatico, che determina la sacralità dell’ambasciatore, in quanto organo diretto dello Stato che rappresenta e quello sulla mancanza da parte dell’India di non aver rispettato e posto in essere l’Istituto dell’Immunità funzionale di cui i due Marò beneficiavano.

Come era lecito attendersi, il libro presenta anche l’opinione dell’autore sulla linea d’azione che l’Italia avrebbe dovuto seguire per giungere alla soluzione definitiva di questa storia e presenta con forza l’opinione che le autorità competenti avrebbero dovuto attivarsi, fin dalle prime ore, nell’esperire tutti i canali necessari da quelli diplomatici a quelli politici, senza dover giungere all’ultima extrema ratio cioè quella dell’Arbitrato internazionale, fortemente voluta dal nostro Paese.

Il libro di Giuseppe Paccione è accompagnato dalla interessante prefazione scritta dall’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, già Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale del Governo Monti, che espresse già nel 2013 il proprio parere a favore del non rientro dei due Marò pugliesi in India per le esigenze di garanzia volte al rispetto di fondamentali diritti della persona umana. Motivazione, quella espressa dal ministro Terzi, che poteva rappresentare una giusta ragione per negare il ritorno nell’Unione d’India allo scadere del permesso speciale, ma che non fu supportata dal resto della maggioranza del governo Monti. I due fucilieri di Marina furono così rimandati in India e l’ambasciatore Terzi rassegnò le dimissioni davanti alla Camera dei Deputati. L’introduzione scritta dal ministro Terzi allude a delle responsabilità precise di alcuni, è una pietra scagliata, senza alcuna diplomazia, contro coloro che si sono ostinati a mantenere la parola data con una controparte che probabilmente si aspettava e forse si augurava altro. “Rifiutare a far valere gli strumenti del diritto e i meccanismi offerti dall’ordinamento internazionale, come è avvenuto negli ultimi due anni, nell’illusoria speranza di compromessi nascosti a scapito della dignità e dei diritti dei nostri due soldati, fa parte delle intenzioni di chi vuole trarre dalla vicenda utilità non chiare nel rapporto con l’India”.

Il resto della storia è ancora cronaca, che produce non poco fastidio nell’opinione pubblica italiana.

Michele Carosella